In un anno complesso e travagliato per il vino italiano, tanto in vigna quanto sui mercati, c’è una tipologia che non sembra affatto coinvolta dai venti di crisi generali: quella delle bollicine. Secondo una recente analisi dell’Osservatorio Uiv sugli ultimi dati Istat con saldo al terzo trimestre di quest’anno, per la prima volta le bottiglie di spumante dirette all’estero (528 milioni) hanno superato quelle di rossi e rosati (524 milioni) e hanno allungato ulteriormente sui bianchi (460 milioni). Un sorpasso destinato a consolidarsi alla luce di una corsa, quella delle bollicine italiane, che ha visto quintuplicare la produzione nel giro di vent’anni e che si appresta a infrangere la quota record di 1 miliardo di bottiglie entro la fine dell’anno, con 355 milioni di pezzi consumati in Italia e nel mondo solo per le Festività.
Il fattore principale di questo successo si chiama Prosecco, la denominazione veneta e friulana (con varie sfumature tra Doc e Docg) che da sola vale il 75% del totale spumante italiano. Ma anche l’Asti e il Moscato d’Asti Docg hanno retto bene e prevedono di chiudere l’anno dopo aver messo il tappo a 95 milioni di bottiglie, in linea con l’andamento registrato nel 2023. C’è poi una galassia sempre più vasta di etichette metodo classico che fanno concorrenza allo Champagne in piena crisi di volumi (ma non di valore): se Franciacorta e Trentodoc guidano la truppa, in Piemonte il progetto Alta Langa continua a crescere e a consolidarsi.
A dirlo sono i numeri di fine anno forniti dal Consorzio Alta Langa, che riunisce più di 80 case spumantiere e 90 viticoltori associati nelle tre province di Cuneo, Asti e Alessandria dove la produzione è consentita, con vigneti di Chardonnay e Pinot Nero oltre i 250 metri di altitudine: a chiusura del 2024, si prevede una crescita delle vendite di oltre il 10%, con 455 ettari vitati e 14 nuovi produttori associati. Un anno che ha unito innovazione e valorizzazione delle tradizioni, confermando il ruolo dell’Alta Langa Docg come simbolo di eccellenza spumantistica a livello nazionale. «I traguardi raggiunti quest’anno – dice la presidente del Consorzio, Mariacristina Castelletta – sono il risultato di un impegno condiviso: produttori, partner e un numero sempre maggiore di sostenitori e appassionati che ci accompagnano nel portare l’Alta Langa Docg sempre più lontano, senza mai perdere di vista i nostri valori e la nostra identità».
Grazie al bando per l’ampliamento del vigneto di Alta Langa, nel 2025 gli ettari vitati cresceranno ancora, con l’obiettivo di soddisfare la lunga lista d’attesa delle cantine che hanno deciso di puntare su questo prodotto. Detto in bottiglie, se con il millesimo 2019 la produzione aveva superato per la prima volta il milione di bottiglie, con la vendemmia 2022 ha fatto un balzo oltre i 3 milioni di bottiglie e nel 2023 si arriverà a 3,2 milioni, con un mercato interno che assorbe l’85% delle bottiglie e una quota export pari al 15%. Il tutto mantenendo intatto il severo disciplinare che prevede solo uve Pinot nero e Chardonnay coltivate oltre i 250 metri di altitudine. Vino dalla vocazione gastronomica, l’Alta Langa può essere bianco o rosé, brut o pas dosé, e a differenza dello Champagne è sempre millesimato: ovvero, riporta in etichetta l’annata della vendemmia. Ha una straordinaria versatilità (nonché un calice istituzionale, «Terra», progettato da Italdesign e realizzato dai maestri dell’arte vetraria di Collevilca) e lunghi tempi di affinamento sui lieviti: almeno 30 mesi.
«La qualità è la nostra strada maestra – conferma un produttore come Giorgio Rivetti, titolare delle cantine Contratto di Canelli -. Noi abbiamo esaurito le vendite su quasi tutte le etichette da fine estate, ma il percorso di affermazione dell’Alta Langa è ancora lungo, soprattutto all’estero dove siamo poco conosciuti». E aggiunge: «Hanno investito nella denominazione molti produttori autorevoli, ma ci sono ancora troppe piccole cantine a cui è consentito comprare le bottiglie sui lieviti pur di averle in catalogo e che non portano alcun valore aggiunto. Credo sia un meccanismo che debba essere limitato e meglio gestito. La crescita in quantità non deve essere il nostro obiettivo, sono il valore e il posizionamento sul mercato interno e internazionale che ci garantiranno un futuro in crescita».
Intanto, ecco svelata la data della Prima dell’Alta Langa 2025: l’evento annuale del Consorzio si terrà lunedì 10 marzo 2025 a Torino. Sarà la settima edizione della grande degustazione di tutte le cuvée in commercio dei soci del Consorzio, con il debutto dell’annata 2021. A gennaio si apriranno sul sito istituzionale le registrazioni per il pubblico Horeca e per i giornalisti.
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