Milano, via Monte Napoleone 8: il palazzo più costoso di sempre, da Verri a Kering, venduto a 110 mila euro al mq

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di
Giacomo Valtolina

Oggi è sede di uffici, studi professionali e negozi, da Prada alla storica pasticceria Cova, fondata nel 1817, punto di ritrovo dei patrioti contro il potere austriaco e trasferita qui dopo la guerra

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Ripubblichiamo l’articolo di Giacomo Valtolina sul palazzo più caro (di sempre) a Milano, uno dei più apprezzati dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2024.

La storia del palazzo più costoso di sempre — 1,3 miliardi, 110mila euro al metro quadro al civico 8 di via Monte Napoleone — è una storia di aristocrazia e imperi, di secolarizzazioni e domus private, di effigi e capitelli. Di demolizioni e restauri, insurrezioni e bombardamenti. Di boutique e gastronomie. Una storia che sorge alla fine del ’400 sulla rive droite dell’antico canale che correva lungo la contrada, in secoli in cui il Quadrilatero della Moda era un perimetro di orti tra conventi e monasteri nei borghi di Sant’Andrea, del Gesù, del Santo Spirito e (poi) del Borgospesso, rimasti impronta toponomastica di zona. Oggi tutto vetrine di Prada, caffè di Cova e uffici di immobiliaristi al centro di brutte faccende di cronaca nera e abusi, il civico 8 è l’erede delle architetture che, per prime, diedero il nome alla via, ormai la seconda strada commerciale al mondo dopo Fifth avenue.




















































Protagonista del risiko dei fondi sulla città, ma anche crocevia della storia di Milano. Qui nel secondo ’700, sotto Maria Teresa d’Austria, venne istituito il «Monte Camerale di Santa Teresa». Qui il Piermarini ricostruì a tal fine il Palazzo (del Monte), con l’illuminista Pietro Verri a fare da difensore delle architetture, commissionando rilievi e incisioni della storica facciata e trasferendo a casa sua, poco distante, i resti delle prime demolizioni. Il nome virò in «Monte Napoleone» nei primi anni dell’800 sotto la Francia, così come la contrada tornò a chiamarsi solo «del Monte» dopo la defaite dell’Imperatore còrso. Toccò infine ai moti rivoluzionari, culminati nelle Cinque Giornate del 1848, fissare il nome della vulgata anti-austriaca: via Monte Napoleone. A pochi metri da qui, al 21, c’era il ritrovo degli insorti.
Tuttavia, la complessa bibliografia (fatta di simboli delle casate scolpiti sui capitelli portati a casa Verri) sembra attribuire al casato del mercante di tessuti Pellizzoni la committenza originaria del palazzo a Guiniforte Solari nel XV secolo, poi citato come simbolo dell’estetica al tempo di Ludovico il Moro, ma passato alle cronache quale esempio di architettura rinascimentale con il nome di «Casa dei Marliani alle Sbarre di Sant’Andrea», dalla famiglia proprietaria dell’edificio dal secondo ’500.

La nobiltà è rimasta comunque nel Dna del palazzo e della via fino a poco più di due anni fa, dato che era nelle disponibilità della Reale Compagnia Italiana, il portafogli immobiliare dell’aristocrazia lombarda, venduto alla società finanziaria Blackstone per la stessa cifra (1,3 miliardi nel 2022). Che però comprendeva anche altri 13 immobili, 12 dei quali nel centro di Milano (via Turati, via Verdi, via Solferino, via Milazzo, via Meravigli, viale Vittorio Veneto, viale Galilei, via Carducci, corso Magenta, via Vincenzo Monti, piazza della Repubblica e via Lagrange) ora inseriti in fondi di Kryalos, già advisor della operazione con il gruppo del lusso Kering (Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, ecc.), che ha peraltro appena affittato da Hines, in via della Spiga, palazzo Pertusati. «La storia dei palazzi è importante, ma più importante è che cosa se ne fa della loro storia — chiosa Marco Biraghi del Politecnico —. E in tal senso bisogna chiedersi se esiste un indirizzo o tutto è lasciato ormai al mercato…».

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26 dicembre 2024 ( modifica il 26 dicembre 2024 | 11:17)

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