Procreazione assistita, la spinta del Piemonte “Ora équipe dedicate”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Per la prima volta negli ultimi quarant’anni, la procreazione medicalmente assistita – citata spesso tramite l’acronimo Pma – potrebbe non essere una voce in perdita nei bilanci degli ospedali piemontesi. Di più, si auspica che diventi una linea di investimento proficua per la sanità regionale e che i piemontesi non debbano più rivolgersi altrove per evitare liste d’attesa e lungaggini. Grazie all’inserimento delle procedure Pma all’interno nell’elenco Lea (Livelli essenziali di assistenza), i rimborsi per gli interventi saranno uniformati in tutte le regioni d’Italia. Un passaggio fondamentale per il Piemonte che, fino a oggi, si è trovato in costante perdita nell’erogare il servizio ai pazienti.

Un ciclo di fecondazione in vitro (che riguarda il 75-80% delle richieste in Italia per questo tipo di trattamenti) grava per circa 1.400 euro sulle casse degli ospedali piemontesi, a fronte di un rimborso che oscilla tra i 700 e gli 800 euro. Per fare un paragone che renda l’idea della disparità di impegno economico messo in campo nei diversi territori, in Lombardia i rimborsi si aggirano intorno ai 3mila euro a trattamento. Una condizione che ha favorito il proliferare (e prosperare) di numerose cliniche convenzionate e che ha spinto anche molti pazienti del Piemonte orientale a valicare i confini regionali, attratti da tempi di attesa più brevi per i servizi.

Ora invece le Pma sono completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e il tariffario dei rimborsi sarà uguale per tutti. Lo ha stabilito il Decreto Tariffe, con un investimento complessivo di 550 milioni di euro. Poco cambierà a livello economico per le coppie piemontesi che si avvicineranno al percorso della procreazione assistita. Il costo dei ticket per loro rimarrà sostanzialmente invariato, ma un’agevolazione per gli ospedali permetterà alla rete piemontese di rafforzarsi e di fornire (si auspica) prestazioni più celeri. In ogni caso, perché la norma entri in vigore bisogna aspettare i decreti attuativi, come ricordano dalla direzione regionale della Sanità della Regione.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

«Il Piemonte è stata una delle prime regioni d’Italia a offrire la fecondazione assistita omologa in vitro negli ospedali pubblici», ricorda con orgoglio il professor Alberto Revelli, direttore della Seconda Clinica Universitaria Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Sant’Anna di Torino. «Abbiamo centri di eccellenza, ma i rimborsi rendono economicamente non conveniente la terapia», spiega l’esperto. «L’ospedale porta avanti ugualmente tutte le procedure per dovere e deontologia nei confronti dei pazienti, ma ci perde. E questo non è uno stimolo per investire sui processi». Le cose però stanno per cambiare. Pare che anche i vertici della Città della Salute abbiano comunicato, durante uno degli ultimi incontri prima di Natale, che la Pma diventerà «una risorsa economica» per il Piemonte. Per la prima volta dopo anni, si è parlato della Procreazione medicalmente assistita in termini di «risorsa economica». Da voce in perdita costante, si prevede che il servizio possa crescere e attrarre un numero più alto di pazienti, con benefici anche per il cosiddetto “indotto” che gravita intorno al mondo della maternità.

Ogni anno, infatti, circa 600 donne si sottopongono alle procedure di fecondazione in vitro all’ospedale Sant’Anna di Torino. Altre 200 fanno ricorso all’inseminazione semplice (la Pma di tipo primario). A livello regionale poi, tenendo conto anche delle cliniche private, si contano circa 3mila procedure. La percentuale media di successo (circa il 35%) poi concorre ad attrarre le coppie nei centri torinesi. «Una volta su tre, se tutto va bene, si fa un bambino. Le procedure sono efficaci – commenta ancora Revelli –, ma se la Regione intende puntare davvero sulla Pma servirà potenziare il personale dei centri che hanno già buoni risultati». In particolare, il direttore della Clinica auspica la creazione di équipe dedicate al settore. «Servirebbe un rinforzo sul personale che nelle aziende si occupa di queste procedure – propone –. I medici in ospedale hanno un contratto da 38 ore la settimana, di cui quattro devono essere spese in aggiornamento. In quelle 34 ore i medici devono occuparsi anche dei turni di guardia, pronto soccorso, sale parto e sala operatorie. È un carico importante». E conclude: «Le liste d’attesa non si riducono solo intervenendo sui Livelli essenziali di assistenza. È necessaria la volontà politica di aumentare la potenza dei centri pubblici che fanno Procreazione medicalmente assistita, incrementando il personale che se ne occupa».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link