Adista News – Spagna: commemorare Francisco Franco per educarne cento. Sánchez paventa un’ondata di fascismo

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Il presidente del governo, il socialista Pedro Sánchez, oggi ha aperto la celebrazione per il cinquantenario della morte del dittatore Francisco Franco, deceduto il 20 novembre 1975. L’evento – il primo fra un centinaio di altri annunciati il 10 dicembre con il motto “Spagna in libertà” – può sembrare stridente, ma Sanchez ha spiegato i motivi di questa commemorazione: «celebrare la trasformazione per quanto è stato realizzato», «rendere omaggio a tutte le istituzioni e alla società civile» e «trasmettere ai nostri giovani l’importanza di vivere in democrazia», perché «può succedere di nuovo», ha paventato. «Non è necessario avere una certa ideologia per guardare con enorme tristezza e terrore agli anni bui del regime franchista e temere che questa battuta d’arresto si ripeta. Basta essere democratici. La vera libertà è ciò che ci rende migliori ed è ciò che ci permette di votare ed esprimere le nostre idee, senza alcuna tipo di paura». «I valori e i regimi autocratici stanno avanzando», ha denunciato Sánchez con particolare riferimento a Elon Musk, che però non ha citato: «Il fascismo che pensavamo di esserci lasciati alle spalle è la terza forza in Europa. L’internazionale reazionaria, come dice Macron, o l’internazionale di estrema destra che denunciamo dalla Spagna, guidata dall’uomo più ricco del pianeta, attacca le nostre istituzioni, incita all’odio e invita a sostenere gli eredi del nazismo in Germania nelle prossime elezioni».

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«La Spagna – ha ricordato – ha intrapreso un lungo e complesso processo di trasformazione politica, sociale ed economica che ha avuto successo e ci ha trasformato in un paese avanzato, aperto e influente. Questo è ciò che celebriamo e chiediamo. Non siamo gli unici a celebrare questo tipo di anniversario. Tutti i Paesi intorno a noi hanno commemorato l’anniversario delle loro democrazie e lo hanno fatto utilizzando la stessa pietra miliare: l’inizio della fine delle loro dittature». «Quelli che cantano le virtù dell’autoritarismo vogliono che dimentichiamo queste cose», ha sottolineato Sánchez dopo aver descritto tutto ciò che non si poteva fare negli anni ’70 e che ora è possibile o è stato conquistato. «Vogliono farci dimenticare che la Spagna era governata da una minoranza autocratica e repressiva (…) vogliono farci dimenticare che quella Spagna che alcuni dicevano “una, grande e libera” era in realtà a pezzi, isolata dal mondo e affamato, tra l’altro di libertà».

Non tutti concordano con l’iniziativa della commemorazione del dittatore: non il Partito Popolare e quello di estrema destra, Vox, che accusano Sánchez di voler deviare, con quest’iniziativa, l’attenzione dei problemi attuali dell’Esecutivo; né una parte dell’intellighenzia della società civile. Sono 87, fra intellettuali, politici, giornalisti, professori universitari e artisti, quanti hanno firmato un manifesto in cui, sotto il titolo Contro Franco. La Costituzione è l’unica celebrazione possibile, accusano Sánchez di voler dividere gli spagnoli «in due parti» con l’iniziativa “Spagna in libertà”. Gli 87 scrivono tra l’altro:

«La stragrande maggioranza degli spagnoli ha deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle una guerra e una dittatura in cui molte delle sue vittime erano state perpetratrici, in cui il dolore di alcuni non poteva essere compreso o perdonato senza perdonare e comprendere quello degli altri. Coloro che avevano perso la guerra rinunciarono alla vendetta e coloro che avevano vinto rinunciarono al potere di cui godevano.

Senza memoria non c’è giustizia e senza dimenticare non c’è pace. Riparare solo alcune vittime significa risvegliare il risentimento negli altri e dimenticare queste, la più grande ingiustizia. Le vittime appartengono a tutti, la memoria è personale e intrasferibile e la verità è un compito comune.

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Da qui invitiamo i cittadini, e soprattutto le forze politiche, a boicottare tutte le congreghe promosse attorno a Franco da coloro che pretendono di celebrare la libertà utilizzando la discordia, la sua più grande minaccia, e la riconciliazione, promuovendo l’amarezza civile.

Noi spagnoli siamo già riconciliati. La stragrande maggioranza lo ha fatto, e ha dato a quel patto il nome di Costituzione del 1978. L’unica data di celebrazione possibile e auspicabile».

*Foto el Parlamento Europeo tratta da Flickr

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