Argomento di grande attualità in questi mesi è la rivolta degli agricoltori un po’ in tutta Europa che pone in primo piano i temi dell’ambiente, della difesa del suolo, di uno sviluppo sostenibile, di una agricoltura sana.
Ebbene, pochi sanno che il fondatore della “Ecologia Agraria” è un imolese, Girolamo Azzi.
In città è un poco più noto Francesco Azzi, grazie alla statua presente nel giardino Benvenuto Rambaldi, adiacente al complesso di San Domenico; a costui sono dedicate una via nel comune di Castelnuovo Garfagnana ed una nel comune di Torino.
Vediamo chi furono costoro tgra i quali non vi è alcun vincolo di parentela.
Francesco Azzi
Nacque a Napoli il 4 gennaio 1914, poi seguì la famiglia a Torino e frequentò la facoltà di Medicina. Arruolatosi nel Regio Esercito frequentò il corso Allievi Ufficiali, al termine del quale entrò in servizio presso il 1º Reggimento “Nizza Cavalleria“.
Con la guerra contro l’Etiopia partì volontario per la Libia, poi per l’Eritrea dove si distinse nella conquista di Adua e nella prima battaglia del Tembien: il giorno di Natale del 1935 attaccò alla testa dei suoi uomini una postazione di mitragliatrice a Selaclacà rimanendo gravemente ferito, fu trasportato presso l’ospedale di Axum ove si spense il giorno dopo.
Gli fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, conferita direttamente da Mussolini al padre. La presenza della statua in città si deve al fatto che il padre era imolese.
La statua fu posizionata su un piedistallo al centro di piazza Medaglie d’Oro, che al tempo era intitolata ai martiri fascisti, dopo la guerra è stata spostata; a Francesco Azzi fu inoltre intitolato lo stadio che ora porta il nome di Romeo Galli.
Girolamo Azzi, un imolese noto a livello internazionale
Altra storia quella di Girolamo Azzi, che fu figura di spessore anche se oggi in Italia egli e la disciplina da lui fondata, l’Ecologia Agraria, sono quasi completamente dimenticati. A suo ricordo rimane pochissimo: una via con il suo nome a Ponticelli di Imola dove nacque e ad oggi non vi sono voci su di lui né sulla Enciclopedia Treccani né su Wikipedia.
Chi era e perché è importante?
Qualcuno pensa che l’ecologia sia nata ai tempi delle battaglie antinucleari o dell’incidente di Seveso; altri ricordano le lotte contro la contaminazione radioattiva dovuta alle esplosioni nucleari o contro i pesticidi; i più informati di tutti sanno che la parola “ecologia” è stata usata per la prima volta dal biologo tedesco Ernst Haeckel nel 1866, il quale spiegò che occorreva studiare le interazioni degli esseri viventi fra di loro e con l’ambiente inorganico circostante, i relativi scambi di materia e di energia e indicò l’ecologia come l’”economia della natura“.
Pochi però sanno che una cattedra universitaria di Ecologia fu stata creata in Italia nel 1922 a Perugia ed affidata a Girolamo Azzi e quasi solo nei manuali in lingua inglese di Agroecologia si ritrova il suo nome, ricordato come autore del libro “Ecological Agriculture”, testo del 1956 fondamentale per la storia dell’Agroecologia.
Azzi fu un uomo di scienza straordinario, la cui eccezionalità sorprende per l’importanza e l’attualità delle problematiche affrontate e per l’oblio al quale è stato condannato.
La vita gli studi e l’opera di Girolamo Azzi
Girolamo Azzi nacque a Ponticelli d’Imola nel 1885 e già all’età di sei anni manifestò una forte attrazione per le carte murali di geografia.
“In occasione di una visita alla scuola, dell’onorevole Andrea Costa, deputato socialista d’Imola e del Direttore didattico, Prof. Luigi Forchielli, fui sottoposto ad una serie di domande, cui risposi con sicura prontezza, completando con i miei personali rilievi, che sorpresero i visitatori, i quali si congedarono ripetendo: ma questo ragazzino di geografia ne sa molto più di noi!”: così in una sua memoria
Durante il Ginnasio a Imola gli insegnanti assecondarono la sua passione per gli studi scientifici e geografici ed al Liceo a Faenza approfondì anche gli studi classici attraverso i quali acquisì una passione per il Rinascimento che caratterizzò tutta la sua vita.
Dopo il liceo si iscrisse a Scienze Naturali all’Università di Bologna, dove si specializzò in Geografia Fisica con studi e ricerche che gli permisero di conseguire la libera docenza in Geografia Fisica all’Università di Pavia.
Grazie alla conoscenza di ben sette lingue straniere, intorno al 1910 venne assunto all’Istituto Internazionale di Agricoltura per promuovere la cooperazione internazionale in agricoltura, compito che nel secondo dopoguerra fu continuato dalla Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che, anche per questo motivo, ha mantenuto la sua sede a Roma.
Qui Azzi divenne redattore del bollettino dell’istituto che riportava i lavori scientifici di agricoltura pubblicati nel mondo e divenne amico di illustri scienziati. Nel 1912 scrisse il suo primo volume di interesse agrario intitolato “Per l’organizzazione di un servizio di meteorologia agraria” sottolineando la necessità di condurre non solo i rilevamenti metereologici, ma pure le osservazioni riguardanti le varie fasi dello sviluppo delle piante agrarie.
Nascita dell’Ecologia Agraria
Era l’inizio di un lavoro scientifico che portò alla fondazione dell’Ecologia Agraria, con l’ambizioso obiettivo di indagare i rapporti bio-ambientali al fine di limitare i danni alle colture prodotti dalle avversità meteorologiche e fare una corretta scelta delle colture, in relazione al loro adattamento all’ambiente.
Nel 1927 fu allestito un Museo internazionale per il grano e fu attivata una rete internazionale di stazioni di Ecologia Agraria e di Genetica Applicata, il cui coordinamento fu affidato ad Azzi, per cui l’argomento si affermò a livello internazionale: nel 1928 venne pubblicato da Utet il primo trattato, tradotto in russo, bulgaro, serbocroato, spagnolo, portoghese e francese.
Così la Scuola di Ecologia Agraria, con sede a Perugia, si affermò a livello internazionale ed Azzi venne invitato a tenere corsi e conferenze in Argentina, Unione Sovietica, Romania, Ungheria, Croazia, Serbia, Albania, Bulgaria, Grecia, Polonia, Portogallo, Spagna, Tunisia, Algeria, Marocco, Indocina Francese, Uruguay, Stati Uniti.
Sulla base delle sue indicazioni nacquero stazioni sperimentali, nuovi servizi e cattedre nei diversi paesi ed i governi di diverse nazioni mandarono studiosi a Perugia per i corsi di specializzazione.
Dal 1937 al 1947 ebbe pure l’insegnamento di uno dei primi corsi di Genetica Vegetale in Italia. Contemporaneamente all’attività di insegnamento e di ricerca, dal 1940 al 1946 Azzi fu chiamato alla guida dell’Ufficio centrale di Meteorologia e di Climatologia.
Gli ultimi anni
Dopo la guerra Azzi continuò l’attività accademica a Perugia e l‘opera di divulgazione dell’Ecologia Agraria all’estero (Venezuela, Brasile, Stati Uniti, Jugoslavia, Francia).
Nel 1956, anno del collocamento a riposo, il suo trattato “Ecologia Agraria” venne tradotto in inglese con il titolo “Agricultural Ecology”.
Dopo il pensionamento Azzi si trasferì a Bologna ove continuò la sua attività scientifica.
Nel 1960 gli fu conferita la medaglia d’oro dei Benemeriti della Scuola e il consiglio della facoltà di Agraria di Perugia lo nominò Professore Emerito.
Girolamo Azzi morì a Bologna nel 1969 all’età di 84 anni.
Un pensiero da riscoprire?
La marginalizzazione di Azzi iniziò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale quando, nel contesto delle crisi alimentari postbelliche, le istituzioni politiche, economiche ed accademiche promossero la riconversione dell’agricoltura dal modello tradizionale a quello industriale che si era andato forgiando negli Stati Uniti, per cui nelle campagne europee si diffusero gli ibridi di mais, l’irrigazione artificiale, i trattori, i fertilizzanti e gli anticrittogamici e così via.
Il resto è storia di oggi: monoculture, impoverimento dei suoli e tutti i problemi del presente.
Azzi, al contrario di quanto accade oggi, pensava ad un lungo processo di adattamento delle piante e delle loro varietà ad un ambiente che, per ragioni sia economiche sia ecologiche, deve essere alterato il meno possibile.
Questi temi sono attuali: la Fao ha individuato nelle pratiche agro-ecologiche uno strumento fondamentale per mitigare gli impatti dell’agricoltura considerando i problemi sollevati dall’aumento demografico e dal riscaldamento climatico.
In questo rinnovato contesto, l’opera di Girolamo Azzi non è soltanto da ricordare, ma è soprattutto da ristudiare e riapplicare.
Per approfondire
Per iniziativa della Pro Loco di Imola abbiamo l’unica biografia, a cura di A. Baltadori, – I. M. Pinnola, “Girolamo Azzi, il fondatore dell’ecologia agraria“, La Mandragora, Imola, 1994.
Interessanti gli articoli su Azzi di Alberto Berton e di Giorgio Nebbia, reperibili online facendo apposita ricerca su google. Rossella Sobrero ha pubblicato una “Intervista impossibile a Girolamo Azzi” sul suo blog rossellasobrero.it, riportata anche in facebook.
(Marco Pelliconi)
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