assenze importanti all’investitura del nuovo presidente

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Solo due i presidenti: Sudafrica e Guinea-Bissau. Non c’è neanche il capo di Stato del Rwanda presente nel paese militarmente

Daniel Chapo parla di “nuova era” ma sembra affacciarsi lo spettro dell’isolamento internazionale

15 Gennaio 2025

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Articolo di Luca Bussotti

Tempo di lettura 4 minuti

L’investitura del nuovo presidente Chapo (al centro). Dalla pagina Facebook del Frelimo

Il nuovo ciclo politico di cinque anni (almeno, con diritto di replica) si apre in Mozambico all’insegna dell’incertezza.

Un’incertezza che caratterizza un po’ tutti gli attori in gioco nel giorno in cui giura il presidente eletto stando al conteggio ufficiale delle elezioni dello scorso 9 ottobre: Daniel Chapo del Frelimo. Il partito guida il paese dall’indipendenza, strappata nel 1975 dal Portogallo.

Si parte con la società mozambicana, ancora scossa da manifestazioni popolari contro un voto fraudolento a cui la polizia locale sta rispondendo sparando e uccidendo perfino in occasioni a basso rischio, come il ritorno, qualche giorno fa, del “presidente eletto dal popolo” Venâncio Mondlane

E poi le opposizioni, divise se partecipare o no alla cerimonia parlamentare di investitura del nuovo presidente.

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Infine, c’è anche una comunità internazionale in gran parte frastornata e incerta sul daffarsi, sia per quanto riguarda il riconoscimento di un’elezione largamente irregolare che, di conseguenza, sulla presenza alla cerimonia di giuramento del presidente.

È il segno inequivocabile della crisi di un intero sistema di relazioni bilaterali e multilaterali: una rete che per 50 anni ha caratterizzato, pur con alti e bassi, i rapporti fra il partito-stato Frelimo e i vari partners internazionali.

Questo sistema è giunto oggi a un punto critico, col paese precipitato ormai verso un autoritarismo aperto a cui soprattutto i partners occidentali ancora non hanno deciso come rispondere.

Le tante criticità del paese sono state citate da Chapo nel suo discorso inaugurale. Nel suo intervento, il nuovo presidente ha parlato di una «nuova era», affermando che il paese non può essere più ostaggio di corruzione e nepotismo. Utile ricordare nuovamente, alla luce di queste parole, che il partito del presidente guida il paese da 50 anni…

Soltanto due capi di stato alla cerimonia di investitura

Neanche gli amici più fedeli e tradizionali sono accorsi all’altare per assistere alle nozze fra Chapo e il Mozambico.

Né il presidente del Rwanda Paul Kagame, ormai alleato principale nella lotta al terrorismo a Cabo Delgado e non solo, né l’angolano João Lourenço, prossimo a un incontro ben più importante con Macron a Parigi, e neppure lo zimbabweano Emmerson Mnangagwa, leader di turno della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC), di cui il Mozambico è membro. Nessuno di loro ha partecipato personalmente alla cerimonia.

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Soltanto il presidente sudafricano, non senza esitazioni, Cyril Ramaphosa, e quello della Guinea-Bissau, Umaro Sissoco Embaló, anch’egli salito in carica dopo elezioni molto contestate, hanno optato per essere presenti all’avvio dell’era-Chapo.

L’assenza più emblematica è forse però quella del Portogallo, l’ex paese colonizzatore.

Lisbona e Maputo hanno conservato rapporti di amore e odio, ma comunque molto intensi: prima vi era stato un riconoscimento affrettato del nuovo presidente mozambicano da parte di governo e presidente della repubblica lusitani, poi un voto trasversale del parlamento aveva «consigliato» di fare un passo indietro, non riconoscendo il risultato ufficiale delle elezioni.

Infine il nodo della cerimonia di investitura, risolto con una salomonica “via di mezzo”: assenza di Marcelo Rebelo de Sousa, presidente della repubblica (presente nel 2019), ma invio del ministro degli esteri, non senza polemiche.

Isolamento internazionale?

Ciò che la diplomazia di Maputo più teme, per tradizione, è l’isolamento internazionale.

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Il Mozambico ha sempre basato gran parte della sua sopravvivenza come stato indipendente sulle relazioni internazionali con paesi di tendenze politico-istituzionali differenti, dalla Cina alla Russia, dall’Occidente (Stati Uniti e Unione Europea in primo luogo) al Brasile all’India e ai paesi arabi.

Oggi, l’istantanea della cerimonia di investitura fa propendere per un possibile isolamento internazionale del paese, soprattutto nei confronti dei paesi occidentali.

Questi, infatti, continuano a essere fortemente interessati alle risorse di gas (ENI docet), rubini, carbone e alle altre materie prime presenti in abbondanza in Mozambico, ma non possono continuare a essere del tutto indifferenti davanti a processi elettorali sempre più fraudolenti e alla violazione di diritti umani da parte dello stato, polizia in primo luogo.

Che tipo di rapporto una istituzione come l’Unione Europea e un paese come l’Italia potranno instaurare col nuovo governo è un mistero, anche alla luce del fatto che, per una situazione molto simile a quella del Mozambico (il Venezuela di Maduro) la posizione di condanna è stata ferma ed esplicita.

Un po’ di coerenza, al di là degli interessi economici, aiuterebbe anche nel far aumentare il prestigio interno sia dell’Europa che dell’Italia di fronte a crisi parallele come quella di Venezuela-Mozambico, verso le quali l’uso di due pesi e due misure è diventato un canone diplomatico ormai stabilito.





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