sette candidati (ma nessuna donna)

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Il bando è atteso entro marzo. Dalla data della pubblicazione si potranno ufficializzare le candidature. Ma nomi e consultazioni di chi proverà a prendere per mano le redini dell’Università di Bari per i prossimi sei anni ci sono già.

Archiviate le celebrazioni per il centenario della nascita, l’Ateneo barese guarda all’immediato futuro e si appresta a vivere mesi di confronti su idee e programmi, ricerca di sponde e coalizioni per eleggere il nuovo rettore. Il dopo Stefano Bronzini sarà deciso in due tornate elettorali tra maggio e luglio, più la terza per l’eventuale ballottaggio (novità adottata dal regolamento aggiornato gli scorsi mesi rispetto al 2019), che vedranno coinvolta una platea di circa 2mila votanti, tra professori, personale tecnico amministrativo e studenti.

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Sono sette i docenti che finora hanno avanzato la propria, al momento potenziale, candidatura.

Sono tutti uomini. La novità degli ultimi giorni è quella di Luigi Palmieri, direttore del dipartimento di Bioscienze che, con un messaggio inviato a colleghi e collaboratori ha manifestato la volontà “di offrire il mio contributo per il miglioramento e la crescita ulteriore” dell’Università.

Tra chi già aveva avanzato la sua candidatura c’è Nicola Decaro, direttore del dipartimento di Veterinaria a Valenzano. È fratello di Antonio, eurodeputato Pd, ex sindaco e assessore di Bari, nonché favorito per la successione di Michele Emiliano alla presidenza della Regione. E come il fratello per le Regionali, è uno dei nomi forti per queste elezioni.

Potrebbe contare sui consensi non solo all’interno del proprio dipartimento ma anche tra chimica, farmacia, componenti del cosiddetto Forpsicom, vale a dire formazione, psicologia e formazione, oltre alla sede tarantina dell’Università.

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Se parlare di programmi è presto risulta comunque, tra i suoi obiettivi, quello di una più stretta connessione, e quindi collaborazione, tra l’amministrazione comunale e l’istituzione universitaria.

Roberto Bellotti, direttore del dipartimento di fisica, è un altro nome “forte”. Era stato candidato all’ultima tornata elettorale ed era arrivato al ballottaggio con Bronizini. Ci riprova, sapendo di poter contare sempre su un consenso consistente.

Alessandro Bertolino, direttore del dipartimento di Biomedicina traslazionale e neuroscienze (Dibrain), e Antonio Moschetta, professore ordinario di Medicina interna e direttore del Dim (Dipartimento interdisciplinare di Medicina), sono i nomi sui quali spinge invece la facoltà di Medicina, che potrebbe convergere su un unico candidato, per aumentare le possibilità di arrivare a eleggere il prossimo rettore. In origine, come dal nucleo dell’Accademia pugliese delle Scienze, era proprio Medicina a designare il responsabile dell’Ateneo (il primo fu Nicola Pende). E a 100 anni dalla nascita dell’Università in tanti vorrebbero che si torni a una figura legata alla facoltà. Ma in ballo ci sono anche Paolo Ponzio, direttore del dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica, il più importante dal punto di vista numerico, e il professor Danilo Caivano. Insegna informatica e non ha mai ricoperto il ruolo di direttore di dipartimento in Senato accademico, ma ne ha fatto parte come ricercatore. Al momento è considerato uno dei nomi forti tra i potenziali candidati, vicino “all’area Bronzini”. È stato apprezzato il suo lavoro per le Linee programmatiche dell’Università, in particolare sull’azione relativa alla progettazione europea a stretto contatto con l’amministrazione centrale e l’attuale rettore.

Ed è proprio sul piano strategico che Caivano punta per il futuro e «le tante sfide a venire come il definanziamento del sistema universitario, la fine del Pnrr, efficientamento e ottimizzazione della macchina organizzativa alla luce delle opportunità offerte da digitalizzazione e intelligenza artificiale, la valorizzazione e la cura delle persone della comunità universitaria tutta, le politiche di genere, la creazione di nuovi modelli sostenibili per l’università».

Afferma di volere «un’Università orgogliosamente statale, multidisciplinare, una comunità riflessiva, capace di animare il continuo confronto e alimentare la curiosità, contribuendo allo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio. Un’Università attrattiva a livello nazionale e internazionale, capace di creare spazi di riflessività utili a modellare il modo in cui comprendiamo e agiamo nel mondo, dove elaborare collettivamente significati e soluzioni, spazi per il libero esercizio dell’intelligenza».

Donne in campo, quindi, non ce ne sono. Anche se non pochi hanno provato a convincere la direttrice del dipartimento Forpsicom, Loredana Perla, ad accettare la sfida. Lei, lusingata, però si tira indietro, troppi impegni al momento, «a partire dalla revisione delle indicazioni nazionali del ministero e la vicepresidenza dell’Alta formazione dell’istruzione, ai quali mi sto dedicando con onore ed entusiasmo». Fermo restando l’auspicio che a una candidatura femminile prima o poi si arrivi, che anche il contesto Università «si evolvi e maturi in questo senso». Confermando comunque che «i colleghi che hanno avanzato le loro candidature sono validi e stimatissimi».

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