Aosta da scoprire tra artigianato, archeologia e gusto

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Le affascinanti testimonianze di antiche civiltà e le misteriose atmosfere di epoche passate si preparano ad animare il centro di Aosta, mettendo in mostra i gioielli artigianali di intagliatori, scultori, tessitori e vetrai di tutta la Valle d’Aosta, per la 1.025esima edizione della Fiera di Sant’Orso. Una manifestazione particolarmente sentita nella regione, in programma giovedì 30 e venerdì 31 gennaio, e capace di convogliare in città migliaia di appassionati dei mestieri di una volta. Durante la due giorni di evento che andrà avanti dall’alba al tramonto, sarà possibile pure curiosare tra mobili, complementi d’arredo e altre creazioni di valenti professionisti, grazie all’appuntamento con l’“Atelier des métiers”, che si protrarrà fino a domenica 2 febbraio. E non mancherà uno spazio destinato alle eccellenze enogastronomiche del territorio, da assaggiare in loco o portare a casa per un gustoso souvenir all’insegna della tipicità. Ma per apprezzare al meglio la località dal fascino discreto del Nordovest italiano, si potrà anche compiere un interessante viaggio a ritroso nella sua storia. Basterà immergersi nell’Area megalitica, per ritrovarsi nell’epoca della civiltà pre-celtica. Si rivivranno i fasti dell’Impero Romano, esplorando il Foro, gli archi e i ponti di Aosta, antica colonia fondata col nome di Augusta Prætoria e nota come la “piccola Roma tra le Alpi”.

La Fiera di Sant’Orso tra appuntamenti e aneddoti

Le sue origini risalgono all’anno Mille, quando al termine di un rigido inverno, la popolazione che aveva lottato mesi per sopravvivere all’isolamento, decide di festeggiare la fine dell’ostile stagione: è l’ultima notte di gennaio quando va in scena la prima Fiera di Sant’Orso.

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Un grande appuntamento collettivo che si ripete annualmente rendendo protagonista il meglio dell’artigianato delle valli regionali, emblema della comunità autarchica e rurale di allora. Ma secondo una leggenda, pare che a fondare la manifestazione sia stato, alcuni secoli prima, il monaco a cui è intitolata la kermesse. Si racconta, infatti, che nei giorni della merla, tradizionalmente gli ultimi tre di gennaio e considerati i più freddi di tutti, fosse lui a distribuire ai poveri gli indumenti e i sabot per coprirsi e scaldarsi. Oggi, i tradizionali zoccoli di pino cembro della Valle d’Ayas, antesignani economici degli scarponi da montagna e molto simili alle iconiche calzature olandesi, sono protagonisti della fiera di Aosta insieme ad altre creazioni in legno, come pure in pietra ollare, ferro, rame, ceramica, vetro, tessuto e pizzi. Tutti gioielli di artigianato che tornano in piazza per celebrare, senza dimenticarne le origini, questo antico momento di festa e condivisione. Tra musiche e danze, il clou della manifestazione è “La Veillà”, la veglia. Un suggestivo rituale che illumina le strade della città nella notte tra giovedì 30 e venerdì 31 gennaio, quando il monaco usciva a distribuire vestiti e scarpe ai poveri, secondo il folclore. Sabato 1 e domenica 2 febbraio si continua invece solo con l’“Atelier des métiers”, la vetrina dedicata per quattro giorni ai migliori artigiani professionisti, creatori di sculture, mobili e complementi d’arredo. E ci si delizia, tra uno stand e l’altro, all’insegna del gusto nel Padiglione enogastronomico tra formaggi, salumi e vino, presentati sapientemente dai produttori valdostani. 

Fiera Sant’Orso ad Aosta (foto di Enrico Romanzi)

 

L’Area megalitica di Aosta e i resti della antica città romana

È il più importante sito preistorico valdostano: l’Area megalitica di Aosta, venuta alla luce nel 1969, è un luogo stratificato nelle epoche e nelle civiltà del passato e già 6.000 anni fa era considerato sacro dalle popolazioni pre-celtiche del territorio. La visita inizia dalla vicina chiesetta romanica di San Martino e continua con le testimonianze di una vita agricola preistorica, di fronte all’aratura propiziatoria datata alla fine del V millennio a.C.. Incontrate poi le stele antropomorfe dell’Età del Rame, si procede con i dolmen funerari dell’Età del Bronzo per approdare, infine, al grande tumulo funerario dell’Età del Ferro (I millennio a.C.) con il suo piano di calpestio originale. Nel sito non manca la testimonianza della successiva epoca romana, con oltre 700 reperti a raccontare di un vivace suburbio di campagna, dove insistono una fattoria, una strada e, ai suoi lati, un’estesa necropoli in cui sono stati  rinvenuti preziosi corredi ricchi di significati (come nella Tomba dello Scriba). Aosta è considerata “una piccola Roma tra le Alpi”, del resto, essendo stata fondata col nome di Augusta Prætoria da Ottaviano Augusto nel 25 a.C. lungo la via delle Gallie. Oggi, parlano di tale passato l’antico Ponte di Pietra sul torrente Buthier e l’Arco di Augusto, quest’ultimo eretto per celebrare la vittoria dell’Imperatore sulla popolazione locale dei Salassi. Lo fa anche la cinta muraria che culmina nella Porta Prætoria, principale accesso alla città non lontano dal Teatro romano, che era capace di contenere fino a 4.000 spettatori (il suo interno non sarà visitabile fino a maggio 2025). Cuore di Aosta antica colonia dell’Impero è il Foro, accanto alla Cattedrale. Il suo affascinante criptoportico, articolato in tre bracci disposti a ferro di cavallo e diviso in due navate con volti a botte e una sequenza centrale di archi ribassati, serviva a contenere e sostenere la terrazza sopraelevata su cui sorgevano i due templi gemelli dedicati a Roma e ad Augusto divinizzato. Solo nel Medioevo lo spazio seminterrato fu utilizzato come cantina per quello che venne poi chiamato il “Marché des Romains”, il mercato dei Romani.

Area megalitica di Aosta (Archivio Fotografico Valle d’Aosta – foto di Enrico Romanzi) 

 

La gastronomia valdostana tra eccellenze e indirizzi da non perdere

Dalla Fontina, indiscussa regina tra i formaggi valdostani, al Fromazdo, prodotto caseario semi-dolce se è fresco, deciso quando è più stagionato, fino ai salumi Vallée d’Aoste Lard d’Arnad, imbattibile sul pane di segale o accompagnato da miele, e Vallée d’Aoste Jambon de Bosses, il re dei prosciutti crudi. Le eccellenze regionali valdostane invitano all’assaggio tra gli stand della Fiera di Sant’Orso, accanto all’artigianato, ma sono anche protagoniste della tavola nei ristoranti di Aosta, dove la genuinità si sposa a volte con le rivisitazioni delle ricette in chiave contemporanea. Accade a La Grenette, nome che evoca un piccolo seme, per ricordare che il locale è affacciato sull’antico mercato delle granaglie e che punta sulla tradizione: tra gli antichi attrezzi agricoli appesi alle pareti si assaggiano ricercate pietanze gourmet. Non mancano però grandi classici, come la tagliatella al Culatello di Zibello e la cotoletta alla valdostana, servita con prosciutto crudo Saint Marcel e spuma di Fontina d’alpeggio. L’Osteria da Nando, nel cuore della città dal 1957, è l’indirizzo da raggiungere per provare la polenta alla valdostana, la fondue bourguignonne e la bagna cauda. Si propone invece con una cucina “sabauda” (non dei re ma della terra che unisce il Mediterraneo della Sardegna alla Savoia passando per le pianure e le valli piemontesi) il ristorante Ianua, regno culinario dei prodotti locali dei contadini e degli “artigiani” del territorio, ma senza rinunciare a variazioni sul tema. Il tutto, tra una polenta della casa con camoscio e una fonduta alla valdostana con fontina e crostini, per un assaggio di tipicità. Si opta infine per La Ferme Gourmande, in centro, per risotti, baccalà o una trota di Morgex marinata a secco. Orgoglio della tavola è anche il vino, etichette riunite sotto il marchio D.O.C. Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste, che spaziano per varietà, tra Torrette, Blanc de Morgex-La Salle, Pinot Noir, Chardonnay, Fumin e altre. Una proposta che racconta di una viticoltura regionale eroica, in virtù dei terrazzamenti e muri a secco tirati su per far crescere l’uva. Meno alcolico e più frizzante, per gli amanti del genere, è dell’ottimo sidro di mele.

Lardo di Arnad DOP con ingredienti (foto Stefano Venturini)

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