Sciopero lavoratori Anmil Roma 23 gennaio 2025

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Aria tesa e confusione all’interno dell’Anmil, l’associazione nazionale tra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro. Una delle realtà più antiche in Italia, fondata nel 1943. Giovedì 23 gennaio un gruppo di dipendenti dell’intera rete, quindi anche dei Caf Anmil, del Patronato e dell’Irfa (istituto riabilitazione e formazione), sciopererà organizzando un sit-in sotto alla sede del ministero del Lavoro. 

Scioperano i dipendenti Anmil

Come fa sapere il comitato dei lavoratori, a preoccupare sono le vicende più recenti, apice di una situazione critica iniziata già circa tre anni fa con l’inizio dello stato di solidarietà: “Si paventa un futuro fatto di riduzione dell’orario di lavoro – si legge nel comunicato – licenziamenti e soprattutto una grave mancanza di rispetto per quanti, in questi anni, si sono impegnati a difendere i diritti dei cittadini più fragili e in difficoltà e a diffondere la cultura della prevenzione degli infortuni, pur senza lamentarsi di quello che stava accadendo”. Per questo giovedì 23 gennaio ci sarà uno sciopero.

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Cambio di vertice e licenziamenti

Lo scorso anno c’è stato il cambio di dirigenza, con Emidio Deandri nominato presidente nazionale a luglio al posto di Zoello Forni. Un rinnovo delle cariche che inizialmente aveva fatto ben sperare chi invece oggi protesta e sciopera: “Avevamo fiducia nella dirigenza e nelle strategie di risanamento – spiegano – che miravano alla conservazione dei posti di lavoro e democraticamente condivise con i dirigenti associativi territoriali Purtroppo da alcuni mesi è tutto precipitato”. Il coordinamento denuncia “licenziamenti ingiusti e incomprensibili ai vertici”. 

Il contenzioso con il ministero del Lavoro

Non solo. È in piedi un contenzioso tra Anmil e ministero del Lavoro, per un debito (che dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro) nei confronti del Patronato Anmil: “Sono stati ‘bonificati’ tutti i consulenti che da decenni si dedicavano a risolvere i problemi causati dal grave ritardo nei pagamenti” spiegano ancora dal coordinamento dei lavoratori. Un ritardo contro il quale Anmil ha vinto le cause a ogni livello “ma lo sblocco dei fondi da parte del ministero avviene in maniera centellinata e a distanza di molto tempo tra una volta e l’altra” spiega a RomaToday uno dei promotori della protesta di giovedì 23 gennaio. E l’accusa che viene mossa ai vertici dell’associazione è appunto quella di non pressare adeguatamente il dicastero. 

Le cause dell’agitazione

Insomma, tra cassa integrazione, orari ridotti, stipendi che – dicono dal coordinamento – arrivano in ritardo, mancanza di risorse a causa della negligenza del ministero, l’aria nell’Anmil non è delle migliori. E così il personale “incrocerà le braccia per l’intera giornata del 23 gennaio, manifestando in via Molise 2 a Roma dalle 10 alle 14. Le ragioni, riassunte dal coordinamento, sono queste: “Mancati e ritardati pagamenti degli stipendi, a causa principalmente degli oltre 10 milioni di euro derivanti dal credito verso il ministero del Lavoro – si legge nella nota -, nel silenzio della governance della rete Anmil; totale assenza di confronto con i dipendenti sul contratto di solidarietà appena siglato in totale segretezza; controllo sull’attività del personale, anche al di fuori dell’orario del lavoro, con richiami e interventi penalizzanti sul lavoro; rimozione immotivata e unilaterale dell’opportunità di stipulare, dal 1° gennaio 2025, accordi individuali per svolgere lavoro agile; trasferimenti di dipendenti in sedi fuori regione, senza preavviso e senza rimborsi; licenziamenti senza reali motivazioni”. 

La posizione dell’associazione

Il 20 gennaio, la dirigenza dell’Anmil ha pubblicato una nota un cui risponde quasi punto per punto alle accuse del coordinamento dei lavoratori: “Il nuovo contratto di solidarietà è stato sottoscritto con tempi e modalità identiche al precedente – sostengono Deandri e Forni -. Rispetto alla questione dei due licenziamenti, si rappresenta che purtroppo anche in passato si è stati costretti a licenziare, nonché a chiudere un intero ufficio con conseguente perdita del posto di lavoro per tre unità. Allo stesso modo in passato sono stati effettuati trasferimenti tra sedi periferiche e tra direzione generale e sedi periferiche, con conseguenti dimissioni di alcuni lavoratori. Inoltre, si ricorda che in passato i dirigenti associativi hanno provveduto ad allontanare altri loro colleghi Dirigenti di un’intera Regione, causando gravi ripercussioni sui servizi svolti sui territori, solo perché denunciavano la preoccupazione per una situazione economica sempre più complessa.Totalmente inesatto, poi, asserire che i ritardi dei pagamenti da parte del Ministero passino sotto silenzio da parte della direzione, perché l’attuale direzione Anmil giornalmente ha segnalato il problema, chiedendo varie interlocuzioni alla segreteria del Ministro”.

Inoltre, i due dirigenti ringraziano “tutti quanti credono ancora nel valore della nostra associazione, la cui forza risiede nella collaborazione tra esseri umani e nel sostegno che da anni i dipendenti, i volontari e i dirigenti associativi garantiscono ai nostri soci. Ringraziamo, inoltre, quanti stanno mostrando comprensione in un momento che solamente insieme riusciremo a superare. Obiettivo che siamo sicuri di poter raggiungere”.



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