“Altro che modello Caivano, venga a vedere”

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Il comitato di lotta smentisce la presidente del consiglio. Nessun modello Caivano alle Vele, ma la lotta degli abitanti e le sinergie con le istituzioni locali. A febbraio via all’abbattimento della Vela gialla. Entro il 2026 pronti 164 nuovi alloggi.

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Si lavora alacremente a Scampia, sia nei cantieri per la costruzione dei primi 164 alloggi per gli sfollati delle tre Vele che hanno lasciato le abitazioni a dicembre, sia ai cantieri, definitivamente partiti, per l’abbattimento della Vela Gialla e della Vela Rossa. Giorgia Meloni si è intestata il risultato dell’operazione che porterà alla riqualificazione dell’area. Ma a Scampia, dove la lotta per una casa dignitosa e l’abbattimento delle Vele dura da 40 anni, non l’hanno presa affatto bene. Anzi, non le hanno mandate a dire alla Presidente del consiglio, ricordando come tutto quello che avviene oggi è frutto di battaglie sociali degli abitanti. È migliorata nei mesi anche la situazione dei nuclei familiari che hanno dovuto trovare una sistemazione autonoma con il contributo del Comune di Napoli. Secondo il Comitato di lotta delle Vele, oggi il 90% delle famiglie sfollate ha trovato una sistemazione autonoma, ma nella maggior parte dei casi fuori dal Comune di Napoli, e una svolta è stata data grazie alla sensibilizzazione del Comitato e degli enti locali alle agenzie immobiliari per superare lo stigma sociale che accompagna gli abitanti delle Vele.

“Altro che modello Caivano, Meloni se ne faccia una ragione”

Il Cantiere 167 di Scampia è il centro sociale in Viale della Resistenza che da qualche anno ospita le realtà sociali di lotta che abitavano nelle Vele, lo storico comitato di abitanti, il movimento dei disoccupati, ma anche attività sociali e ricreative. Un luogo autogestito che è espressione di una lotta, iniziata nel 1983, per superare il quartiere ghetto ed avere case dignitose per tutti, servizi sociali e spazi di socialità. È grazie alla loro lotta se furono trovati i fondi per il progetto “Restart Scampia” che oggi si sta realizzando, e che prevede l’abbattimento delle Vele restanti e la costruzione di nuovi alloggi. Ed è sempre grazie a loro che l’amministrazione Manfredi ha proseguito il percorso, con i fondi del Pnrr, ma mantenendo quella governance partecipata, dove i passaggi del progetto di riqualificazione vengono discussi nelle assemblee con gli abitanti, che ha da sempre caratterizzato questa lotta. Insomma, nulla di più lontano dal modello Caivano.

Io credo che a Caivano vada portato il modello Scampia – ci dice Omero Benfenati del Comitato Vele – noi pensiamo che i processi di riqualificazione vadano fatti con le famiglie, con le comunità, ed è quello che abbiamo fatto qui, una cosa molto diversa da Caivano. Qua abbiamo fatto le lotte per più di 30 anni con centinaia di famiglie che hanno protestato per strada piegando le istituzioni“. La storia della lotta per la casa qui è parte integrante del quartiere e l’operazione della Meloni di volersi attribuire meriti in un territorio dove lei, ed i suoi referenti politici, sono pressoché estranei, è stato un azzardo.

Dopo lo svuotamento delle Vele, anche questo mediato dal Comitato di lotta, ora i cantieri sono attivi. “Il merito di questi risultati è delle donne e degli uomini che hanno lottato – spiega Benfenati – e la Meloni se ne farà una ragione. Qui, oggi, abbiamo l’Università, e non mi pare che la Meloni o altri premier abbiano fatto qualcosa, è stata costruita sulle macerie delle vecchie Vele grazie alle lotte“. Rispetto al modello dell’inasprimento delle pene, del pugno di ferro, ma anche delle opere realizzate con poco usufrutto da parte degli abitanti del posto, che caratterizzano ciò che è avvenuto a Caivano, Scampia è il modello opposto, quello della collaborazione sinergica e del dialogo continuo, a volte sfiancante, tra istituzioni e comitati, quello dell’autorganizzazione, quello della casa per tutti e tutte, e della necessità di dare una seconda possibilità a tutti. “Alla Meloni direi di venire a fare un giro qua a Scampia – dice Rosario Caldore, anche lui del Comitato – alla fine il modello Caivano non ha prodotto nulla.  Noi in una lotta quarantennale abbiamo avuto l’intelligenza e la scaltrezza di non fermarci alle promesse che ci hanno fatto le istituzioni e andare a prenderci ciò che ci spettava di diritto“.

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“A febbraio via all’abbattimento, entro il 2026 le case nuove”

L’area della Vela Gialla è un cantiere, inaccessibile anche a causa del maltempo degli ultimi giorni, si sta lavorando per spogliare la struttura da tutte le parti riciclabili: il ferro, il legno, il vetro. Poi si procederà all’inizio dell’abbattimento, a febbraio secondo i tempi dati dal Comune di Napoli. È la fase 2 di una vicenda complicatissima, scoppiata dopo il crollo del 22 luglio scorso nella Vela Celeste che provocò la morte di 4 persone. Da lì le verifiche sull’agibilità di tutti gli edifici e lo sgombero prima della Vela celeste, poi della gialla e poi della rossa. Per le famiglie, un assegno del Comune per trovare una casa in affitto. Ed è stato tutt’altro che facile.

“È stato difficile trovare una casa in affitto – spiega Omero – c’è stata una grandissima discriminazione verso le persone delle Vele, tutti sbattevano le porte in faccia, perché evidentemente per qualcuno siamo ancora i brutti, sporchi e cattivi. Ma abbiamo lavorato per sensibilizzare le agenzie immobiliari ed i padroni di casa, ed oggi il 90% delle persone sfollate ha trovato una sistemazione“. Un processo durato diversi mesi, e che ha portato ad una espulsione temporanea di queste persone non solo da Scampia ma dalla città. Melito, Giugliano, Castelvolturno, Mondragone, sono alcune delle località tra Napoli e Caserta dove gli sfollati delle Vele hanno trovato una sistemazione, in attesa delle nuove case.

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Sappiamo che grazie alla lotta torneranno tutti a Scampia in case dignitose – sottolinea Benfenati – stiamo velocizzando tutto, a febbraio si inizierà con l’abbattimento della Vela Gialla, bisogna spingere per far mantenere gli impegni alle istituzioni secondo il cronoprogramma che hanno dato, entro il 2026 vanno consegnati 164 alloggi“. Sarà questa la vera sfida, continuando a procedere come si fa da molti anni, ogni passaggio deciso dall’amministrazione comunale sarà vagliato in assemblea dagli abitanti, e poi si procederà passo dopo passo. Una strada sicuramente più complicata dei decreti che inaspriscono le pene ai minorenni, o della costruzione di qualche palestra gestita da enti estranei al territorio. Senza dubbio, Scampia non è Caivano.





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