I soliti eccessi della polizia alla manifestazione contro il WEF di Davos

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


I Giuristi democratici sono dal 1998 i guardiani del diritto al dissenso in Svizzera. Si occupano, tra le altre cose, di osservare il comportamento delle autorità durante le manifestazioni. Alle manifestazioni contro il Forum economico mondiale (WEF) di Davos, come quella tenutasi domenica, partecipano da cinque anni. In un contesto militarizzato e segnato in passato da violenze, la loro presenza è fondamentale. Marina Wyss, giurista democratica, ci racconta la sua esperienza di osservatrice.

 

Marina Wyss, quale è il bilancio di quest’anno dal punto di vista del diritto di manifestare?

Conto e carta

difficile da pignorare

 

La sentenza del Tribunale federale dello scorso ottobre, che si è espressa contro la decisione delle autorità di spostare il corteo lungo sentieri e strade secondarie, ha permesso alla manifestazione di riacquisire visibilità. Le autorità grigionesi hanno permesso di percorrere la strada cantonale che attraversa diversi centri abitati fino a Davos. La popolazione locale, in generale, ha accolto molto positivamente il corteo colorato e allegro, che era visibile anche dalla ferrovia poco distante.

 

Non sono però mancati incidenti…

A un certo punto della manifestazione sono comparsi agenti armati, probabilmente con fucili caricati con proiettili di gomma, che si sono posizionati in prossimità del corteo. L’effetto intimidatorio sui manifestanti è da considerarsi anticostituzionale perché ha inibito l’espressione di diritti fondamentali. La polizia ha poi reagito in maniera eccessivamente energica quando un gruppo di attivisti si è staccato dal percorso autorizzato. Questo nonostante l’opposizione passiva delle attiviste e degli attivisti stessi rispetto alle indicazioni delle forze dell’ordine. L’utilizzo dei cani da parte della polizia ha creato una certa tensione. Da biasimare inoltre il fatto che agli attivisti sono state legate le mani dietro la schiena con delle fascette prima di essere caricati sulle camionette. Una prassi che la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura ha criticato: se le fascette sono legate troppo strette possono subentrare seri problemi a livello di circolazione sanguigna.

 

Quali azioni avete intrapreso?

Durante il fermo dei manifestanti abbiamo interrotto la nostra marcia e abbiamo osservato con attenzione il comportamento della polizia. Abbiamo poi pubblicato un comunicato stampa sul nostro sito in cui avanziamo delle critiche sull’operato della polizia. Nello stesso abbiamo però fatto presente anche il rispetto della citata sentenza da parte delle autorità.

 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Giuriste e Giuristi democratici sono sempre dalla parte dei manifestanti?

Il nostro ruolo si limita all’osservazione. Dal momento che non abbiamo un mandato ufficiale da parte delle autorità, siamo indipendenti. Non siamo né arbitri, né mediatrici in caso di conflitto tra manifestanti e forze dell’ordine. Non possiamo però definirci imparziali, perché sono sempre le organizzazioni che manifestano a richiedere la nostra presenza. Quando valutiamo ciò che è accaduto durante una manifestazione lo facciamo sempre dal punto di vista dei manifestanti. Credo però che anche la polizia tragga giovamento dalla nostra presenza perché crediamo di contribuire in molti casi a non far salire troppo la tensione.

 

E come vi ponete con i contenuti delle manifestazioni che seguite?

Siamo un’associazione professionale con una storia e un orientamento di sinistra: non abbiamo mai assunto e non assumeremo mai l’incarico di osservare una manifestazione che non corrisponda al nostro orientamento progressista. Trattandosi di volontariato, le nostre risorse sono comunque limitate, per cui non possiamo essere presenti ovunque. Nonostante il nostro orientamento, come associazione non ci esprimiamo riguardo ai contenuti delle manifestazioni che accompagniamo.

 

Perché il WEF rappresenta da sempre una sfida per democrazia e stato di diritto?

Microcredito

per le aziende

 

La legittimità democratica del WEF è stata messa in discussione da più parti. A ciò occorre aggiungere la militarizzazione del territorio e le limitazioni del diritto a manifestare. Per quel che riguarda il WEF è notevole la quantità di sentenze del Tribunale federale che in passato si sono occupate del diritto di riunione, di libertà d’espressione e di stampa. Sentenze che, quasi sempre, hanno giustificato limitazioni significative dei diritti fondamentali di chi voleva esprimere la propria critica, per esempio in favore della salvaguardia dell’ambiente e dei diritti umani.

 

La sentenza che citava sembra però andare in direzione opposta…

È una decisione importantissima perché si sofferma sulla questione del diritto di potere usufruire dello spazio pubblico per manifestazioni politiche, se queste hanno una forte funzione di richiamo per la società. Occupandoci come associazione anche di permessi per manifestare nelle grandi città svizzere, dove le autorità sempre più spesso concedono permessi per manifestare a condizioni fortemente limitanti, è per noi una sentenza particolarmente significativa, a cui ci si potrà appellare per valutare la condotta delle autorità dal punto di vista giuridico.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link