Piazza Indipendenza, la fontana futurista che porterebbe Boccioni a Reggio Calabria

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Piazza Indipendenza, sulla cui valorizzazione culturale e artistica hanno ripreso a dialogare Comune e Soprintendenza, potrebbe fare da grimaldello per colmare l’assurda lacuna che vede proprio Reggio Calabria, città natale di Umberto Boccioni, priva di opere del grande futurista. 

Come ricordiamo insieme alla professoressa Marisa Cagliostro, presidente della consulta comunale cultura, la proposta per una fontana monumentale in bronzo su disegno originale del genio del futurismo era stata presentata al sindaco Giuseppe Falcomatà dai discendenti di Filippo Tommaso Marinetti e il mecenate Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, nipote del collezionista Carlo e la cui famiglia è proprietaria di un tesoretto disegni di Boccioni provenienti dall’asta del patrimonio artistico privato Winston Malbin.

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Un progetto rimasto sulla carta, al quale si preferì un avviso pubblico fallimentare perché le candidature arrivate per il monumento da allocare nella piazza non erano valide. “Avere un tema prestabilito non è compatibile con la libertà di un artista – dichiara Cagliostro – e non mi stupisce che le le proposte fossero di scarsa qualità”. Oggi, riaperta la questione su come ripensare l’immagine di piazza Indipendenza, la fonatana di Boccioni rappresenterebbe una scelta di indiscutibile pregio. “Sarebbe un unicuum, non solo per Reggio ma a livello internazionale – spiega la studiosa – Quella fontana non avrebbe zampilli come quella che finì nei versi satirici di Nicola Giunta, e il bozzetto sarebbe ceduto gratuitamente alla città, come da volere della figlia di Marinetti oggi scomparsa, lasciando in capo all’amministrazione comunale soltanto l’onere economico della realizzazione dell’opera. Ma deve essere avviata una fase di progettazione – aggiunge – che potrebbe dare anche l’opportunità di celebrare degnamente Boccioni come non si è mai fatto, e dimostrare che questa città intende realmente investire nella cultura”. 

Il progetto della fontana monumentale dalla “Bottiglia nello spazio” di Boccioni

La fontana immaginata da Boccioni raffigura una bottiglia poggiata su un piatto, una natura morta rarissima nella produzione dell’artista. Parliamo della scultura in bronzo “Sviluppo di una bottiglia nello spazio”, che abbiamo ammirato nell’eccezionale mostra sul genio futurista reggino già esposta al museo archeologico e oggi ospitata presso la pinacoteca comunale grazie a un temporaneo prestito di opere boccioniane concesse in comodato da Roberto Bilotti. Si tratterebbe infatti di una realizzazione in scala monumentale di quella scultura, appartenente alla collezione Bilotti e creata sul modello del 1912 di Boccioni. Era stato quindi Marinetti, erede morale dell’artista reggino, a portare avanti, nel rispetto della sua volontà, il progetto di un monumento fedele all’opera originaria. Destinato a Reggio, nella convinzione di dover compensare l’assenza di opere dell’autore nella città natale.

L’affascinante storia di questa scultura è ripercorsa nella lettera che Bilotti, Ala Marinetti e Leonardo Clerici (rispettivamente figlia e nipote del fondatore del futurismo) indirizzarono a Giuseppe Falcomatà per proporre alla città di Reggio il progetto della fontana monumentale di Boccioni. La premessa è che nel 1927 quasi tutta la produzione plastica boccioniana fu distrutta a martellate da Piero da Verona, affidatario con esiti maldestri di nove modelli in gesso da parte della madre e la sorella dell’artista, dopo la sua morte.

Fece eccezione allo sfacelo, per una clemenza del fato, l’iconica “Forme uniche della continuità nello spazio”, salva perché in possesso di Marinetti. Il rischio corso dalle inestimabili opere avrebbe poi convinto Amelia Boccioni e Filippo Tommaso Marinetti a fondere nel bronzo “Forme Uniche”, pezzo unico in questa materia poi donato da Bilotti alla Galleria nazionale di Cosenza.

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Anche il gesso della “Bottiglia nello spazio”, che aveva la particolarità di una colorazione in rosso minio, finì in macerie nella discarica milanese di Acqua Bella, ma quella differente tinteggiatura permise a Marco Bisi, allievo e cugino di Boccioni, di recuperare i frammenti e rimetterli insieme. Quasi un miracolo: l’opera risorse così dalle sue ceneri e fu consegnata a Marinetti. Successivamente, la vedova Benedetta Cappa e la figlia Ala si riservarono i diritti esclusivi di fusione con un esemplare esposto al museo del Novecento di Milano, cedendo però il gesso al conte Francesco Matarazzo (che lo donò al museo di San Paolo) e il bronzo alla collezionista inglese Lydia Winston Malbin – opera, questa, da cui deriva la fusione Bilotti autorizzata, ratificata e certificata dalla figlia di Marinetti. 

Il fondatore del futurismo voleva però una importante firma dell’amico Boccioni espressamente in Calabria, con una speciale attenzione per Reggio, città orfana di lasciti del suo eccelso artista. In una lettera datata 23 novembre 1933, Marinetti scriveva infatti al potestà di Milano chiedendo di portare in riva allo Stretto un bronzo di Boccioni: una proposta che, trascorso quasi un secolo, non si è mai concretizzata.

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“Sviluppo di una bottiglia nello spazio” era stata concepita nel 1912 come disegno di una fontana sorgiva per una città calabrese. Si spiega nella lettera a Falcomatà: “Quest’opera di Boccioni implica un superamento della natura morta come sfida al manierismo dei cubisti. Gli elementi che la compongono sono una bottiglia, un tavolo, un piatto e un bicchiere, nel loro sviluppo spazio-temporale. In primo piano la composizione spiraliforme che, da un irregolare e solido basamento, si innalza verticalmente a formare un insieme equilibrato di pieni e di vuoti contrapposti su piani obliqui”. 

Bilotti Ruggi d’Aragona: “Gravissimo non avere neanche un’opera di Boccioni a Reggio Calabria”

Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona commenta: “Ritengo gravissimo che il governo nazionale, la regione e gli enti locali non siano riusciti in cento anni a dare a Reggio Calabria un’opera di Boccioni. Con senso civico, accogliendo la sollecitazione della professoressa Cagliostro, io ho offerto in comodato i bozzetti preparatori di ‘Studio per la risata’, ‘Studio di periferia’, ‘La città che sale’ e altri due ritratti. Ho fatto la mia parte – sottolinea – perché Reggio Calabria, che pur non possedendo alcuna traccia di Boccioni ne ha sempre onorato la memoria con grandi mostre temporanee, abbia uno spazio dedicato a lui nella pinacoteca civica”.

“Eppure – denuncia l’esperto e curatore d’arte – per la direzione nazionale dei musei la Calabria non esiste. Perché il dg Massimo Osanna non ha mai pensato di chiedere, ad esempio alla galleria nazionale di Roma, che detiene numerose opere boccioniane nei suoi depositi, di cederne a Reggio Calabria? Il ministero della cultura, preposto alla sua promozione in tutto il paese, non è stato mai in grado di dotare la città natale di Boccioni di una sua sola opera. E c’è disinteresse anche da parte delle istituzioni cittadine, che non hanno mai chiesto di farlo”

Il mecenate spiega che gli stessi Marinetti hanno sempre manifestato sconcerto per questa clamorosa omissione. Sulla valenza dell’opera monumentale Bilotti Ruggi d’Aragona dice: “Una fontana richiama l’acqua come simbolo della vita e questo è un collegamento con la città di nascita di Boccioni, ma il senso del progetto va oltre, rievocando il ruolo della Calabria nel futurismo. Boccioni fu seme di una partecipazione molto importante al movimento sul nostro territorio”.

La scultura nella pinacoteca civica

La nostra regione vanta tanti esponenti dell’avanguardia nata con il Manifesto di Marinetti, da Antonio Marasco ai reggini Enzo Benedetto, Armiro Yaria, Lina Passalacqua, per citarne solo alcuni. “In Calabria – continua Bilotti Ruggi d’Aragona – si organizzavano le serate futuriste e il 16 giugno 1909 a Reggio si svolse la quarta sul tema della chimica e il futurismo tra letteratura e scienza. Sempre a Reggio la IV Biennale calabrese d’arte e industrie del 1926 fu incentrata sul Futurismo e Fortunato Depero, interagendo con il territorio, espose abiti, arazzi e tarsie di panno con testa di diavolo ispirate alle maschere apotropaiche di Seminara. Anna Paparatti, nata a Reggio Calabria e vissuta inizialmente a Rosarno, fu collezionista di opere futuriste (tra le quali la Barca con vela di Balla del 1926). Nel 1977 all’Attico di Roma ha riproposto con il compagno Fabio Sargentini la Cucina Futurista, una mostra divisa nelle due fasi Santopalato e Quisibeve, con vivande preparate su ricette di Marinetti, Fillia, Prampolini, Mino Rosso, Burdese e Giachino”. Definita la ‘pitturessa’, nel 2022 Paparatti è stata protagonista di un omaggio alla Paris Fashion Week, dove Dior ha presentato la sua collezione ispirando la scenografia della sfilata alle opere della futurista reggina- 

Bilotti e le attenzioni per portare i futuristi calabresi a Reggio

Documenti, opere e testimonianze che sono esposte oggi nel Museo del Presente di Rende all’interno del percorso frutto della donazione di Carlo Bilotti, che il nipote Roberto sarebbe disponibile a presentare anche a Reggio Calabria. Non solo: la città natìa di Umberto Boccioni potrebbe ospitare anche parte dei centinaia di disegni boccioniani già acquistati dal collezionista cosentino Carlo nelle aste dell’eredità di Lydia Winston Malbim, di cui soltanto 65 sono state cedute alla galleria di Palazzo Arnone a Cosenza.

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“Da Boccioni – conclude il critico d’arte – l’intera Calabria ha tratto impulso nella ricostruzione futurista in tutti i campi, al punto da farne una delle regioni più attive in questa corrente di avanguardia. Delle opere dei futuristi calabresi si parla in tutto il mondo. Purtroppo a non conoscerle sono proprio i calabresi e i reggini”. L’esempio più eclatante è il bronzo capolavoro di Boccioni, “Forme uniche della continuità nello spazio”, raffigurata persino sul retro delle monete da 20 centesimi di euro italiane ed esposta in versioni diverse alla Tate Modern di Londra, al MoMA e al Metropolitan Museum di New York. Arrivato con questa emblematica scultura finalmente a Cosenza grazie a Carlo Bilotti, a Reggio Calabria invece, in oltre cento anni, Boccioni non è ancora riuscito a lasciare il suo segno, come desiderava e aveva confidato a Marinetti. 

Il monumento sul disegno della “Bottiglia nello spazio” è l’ennesimo promemoria per il Comune reggino, che nei prossimi mesi dovrà decidere con lungimiranza sulla futura identità di piazza Indipendenza, in una visione che esalti storia e cultura. 



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