Tra i 67 casi portati alla luce, quello del prete che celebrò il funerale della sua vittima-suicida, un altro veniva “curato” con “terapie disintossicanti” e poi c’è il sacerdote-preside troppo disinibito a scuola..
Pubblicato:22-01-2025 12:37
Ultimo aggiornamento:22-01-2025 12:37
ROMA – Il “caso 1” è quello di un sacerdote stupratore e pedofilo di lingua tedesca che, per tutta la vita, dagli anni ’60 in poi, ha potuto agire indisturbato nelle parrocchie altoatesine, e persino nella scuola di un convento, con la complicità dei vertici ecclesiali locali. Era un prete che abusava di ragazze, per lo più minorenni, e persino bambine di 11-12 anni. Il “caso 1” è solo uno dei 67 scoperti e raccontati in oltre 600 pagine della Perizia con un titolo quasi scioccante ma rigorosamente chiaro: “Abuso sessuale di minori e persone vulnerabili ad opera di chierici nel territorio della Diocesi di Bolzano-Bressanone dal 1964 fino al 2023″.
GLI ABUSI: 67 CASI, 59 VITTIME E 4I PRETI-CARNEFICI
ll documento è stato presentato nei giorni scorsi dagli avvocati dello studio legale Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera, incaricati dalla stessa diocesi a compiere una perizia indipendente. La relazione, disponibile on line sul sito della stessa diocesi, è presentata come “un passo importante nell’ambito del progetto diocesano ‘Il Coraggio di guardare’”. Si tratta di un progetto che non ha precedenti in Italia, avviato dalla Diocesi di Bolzano-Bressanone nel novembre 2023, con l’obiettivo di “fare luce sui casi di abuso del passato, rafforzare le misure di prevenzione e offrire aiuto alle persone coinvolte”.
In sintesi lo studio, attraverso le testimonianze e i documenti raccolto, ha portato alla scoperta di 67 casi di abusi sessuali : 59 le vittime, 41 i sacerdoti coinvolti.
IL PRETE CHE VOLLE CELEBRARE IL FUNERALE DI UNA SUA VITTIMA SUICIDA
Tra i casi più eclatanti inseriti nella relazione c’è poi il “caso 15″: nel testo si riportano degli scritti del Vicario della Diocesi che davano chiare disposizioni. “Domani si svolge il funerale di un giovane che ha scelto il suicidio. Chiedo al sacerdote di non celebrare personalmente il funerale, affidandolo piuttosto a un cooperatore”. A decidere di farla finita era stato un insegnante che, secondo i rumors della comunità, aveva compiuto quel gesto estremo proprio per le conseguenze psicologiche degli abusi subiti durante la sua infanzia e adolescenza, da parte dello stesso sacerdote destinatario del messaggio. Proprio per questo motivo erano state date tali disposizioni, malgrado le quali “il sacerdote presiedette i funerali del giovane insegnante”, prosegue la relazione, scatenando poi le reazioni dei parrocchiani. All’epoca del suicidio, “il sacerdote- prosegue il rapporto- operava da oltre un decennio nella parrocchia, in qualità di decano, parroco e persino insegnante di religione”. In una lettera scritta dopo aver abbandonato la parrocchia a seguito delle proteste, il sacerdote raccontò di “aver trovato impiego all’estero, e svolgere attività pastorale in un convento femminile”.
I PROVVEDIMENTI: CURE DISINTOSSICANTI E RICOVERI
Tra gli altri casi portati alla luce: quello di un prelato che fu sottoposto a “una cura disintossicante”, poi a dei ricoveri in psichiatrica” per via dell’abitudine di “intrattenere rapporti amichevoli” o “sperperare denaro in bevande, imposte principalmente a giovani signorine”. Un altro ancora, piuttosto eclatante, è quello di un sacerdote preside di una scuola media che portava in classe “argomenti di carattere sessuale” e aveva comportamenti in pubblico sfacciati. “In una lettera, il sindaco del paese racconta la condotta dell’uomo di Chiesa: ‘Ad una sposa, in una locanda, ha pubblicamente infilato la mano sotto la camicetta”.
LE ATTENZIONI VERSO I CHIERICHETTI, LA PISCINETTA SUL BALCONE…
Un altro sacerdote aveva spinto a un intervento diretto del sindaco per via delle moleste aperte nei confronti di minorenni: avrebbe “fatto spogliare un chierichetto, mentre gli altri giocavano a calcetto nella stanza accanto, e ne ha propriamente abusato. Gli altri sono scappati quando l’hanno visto”. O ancora: “Sul balcone ha disposto una piscinetta di plastica per far nuotare i bambini. Cosa intenda fare è altrettanto evidente”, riporta la nota citata nel Report. Infine, c’è anche il caso di un prete che “si intratteneva regolarmente a bordo della propria auto nei pressi della stazione, in cerca di giovani per scopi illegali”, ovvero prestazioni sessuali a pagamento.
“SE AVESSI PARLATO SAREI STATO EMARGINATO”
Nel 2010 una vittima raccontò di non aver denunciato all’epoca degli abusi, compiuti in cambio di denaro, quando aveva solo 16 anni, perché convinto di non essere creduto dalla sua stessa famiglia: “Mi avrebbero emarginato, qui in valle, se lo avessi reso pubblico“. Dal report emerge che il 51% delle vittime erano bambine e ragazze, diversamente da altre indagini condotte sulla stessa tematica, in area germanofona, dove prevale il genere maschile. La fascia d’età più colpita è quella tra gli 8 e i 14 anni, mentre gran parte dei colpevoli di abusi aveva un’età compresa fra i 28 e i 35 anni.
“CIFRE LIMITATE, ESISTE ANCORA UN ‘CAMPO OSCURO’”
L’indagine ha esaminato circa 1.000 fascicoli personali, rivelando 67 casi di probabili aggressioni sessuali. Di questi, 43 erano già noti prima del 2010, smentendo così la teoria delle “pecore nere” isolate. Infine, tutti i numeri indicati sono sottostimati: “Tutti gli elementi numerici che seguono, e riguardanti ad esempio il numero di persone offese, di soggetti accusati, di autori di abusi ecc., hanno una valenza solo limitata“, spiega infatti la Relazione. “Tutte le cifre comunicate possono descrivere solo in minima parte la terribile portata di quegli eventi. In altre parole, si riesce a descrivere solo il cosiddetto ‘campo chiaro’, riguardante quei casi e fatti emersi da fascicoli e altre fonti di informazione- prosegue- L’esperienza in questo settore insegna che esiste però anche un cosiddetto ‘campo oscuro’, fatto di numerosi casi non venuti alla luce con queste modalità”.
Infine, sul sito della diocesi si anticipa che il vescovo Ivo Muser, una volta esaminata in modo approfondito la relazione, esprimerà la sua posizione pubblicamente nel corso di una conferenza stampa, prevista venerdì prossimo 24 gennaio.
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