Il record: nel 2024 nata un’impresa in ogni Comune lucano

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Un risultato unico in Italia nel 2024, lo certifica Movimprese, nel lucano nata un’impresa in ogni comune: Nel materano 1021, nel potentino 1711, con un saldo di 335.


C’è una sola regione in tutta Italia in cui nel 2024 in ogni Comune è nata almeno una attività imprenditoriale: è la Basilicata. Il dato emerge dall’analisi Movimprese, che fotografa l’andamento della demografia delle imprese italiane nel 2024, elaborata da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio.

Ed è una fotografia positiva, quella sulle cosiddette “culle aziendali vuote”, per le imprese lucane che, alla fine dell’anno appena terminato, hanno chiuso con un bilancio positivo, con un saldo tra aperture e chiusure di +335 imprese, tra le nuove aperture (2.732) e le cessazioni (2.397), con un aumento percentuale dello 0,57% della base imprenditoriale rispetto al 2023, che a sua volta aveva fatto registrare una lieve crescita dello 0,04%. Guardando alle province, il Materano ha registrato 1.021 nuove aperture a fronte di 834 cessazioni (mantenendo quindi il saldo attivo di 187 unità e una crescita dello 0,88%) mentre nel Potentino ci sono state 1.711 aperture e 1.563 cessazioni, con un +148 corrispondente allo 0,39%. Guardando all’Italia, alla fine del 2024 l’anagrafe delle imprese italiane ha registrato un bilancio positivo, con un saldo tra aperture e chiusure che si attesta a +36.856 unità nei dodici mesi da poco conclusi.

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BUONO IL MODELLO LUCANO CON UN’IMPRESA NATA NEL 2024 IN OGNI COMUNE MA STUPISCE LA NEGATIVITÀ DELLE ALTRE REGIONI

Alle 322.835 iscrizioni di nuove attività economiche hanno fatto eco 285.979 cessazioni di attività esistenti, per un tasso di crescita della base imprenditoriale che si attesta a +0,62% (contro +0,70% del 2023). «Escludendo il triennio 2020-2022 segnato dagli effetti della pandemia- recita una nota di UnionCamere ed InfoCamere – il saldo positivo del 2024 si colloca di poco al di sopra della media dell’ultimo decennio (33.169), risultato di una lieve ripresa delle iscrizioni (circa 10.800 in più) e di una più marcata crescita delle cessazioni (circa 16.000) rispetto al 2023».

Tuttavia l’indagine stupisce non tanto per la performance positiva lucana quanto per quella negativa di altre regioni, storicamente più competitive, e che forse per questo è specchio della crisi: la ricerca infatti ha indagato il fenomeno delle cosiddette “culle vuote” aziendali a livello Comunale: in termini assoluti in Italia la regione che ha visto più Comuni senza nuove imprese nel 2024 è il Piemone (126 le “culle vuote”, il 10,6% del totale regionale), seguita in questo poco ambito podio dalla Lombardia (103 Comuni a secco) e poi dalla Sardegna (32, l’8,5%).

Il segno delle difficoltà dei tempi è si desume anche da un altro dato: dai 212 Comuni a zero natalità imprenditoriale del 2004 (pari al 2,6% di tutti i Comuni esistenti all’epoca) si è passati ai 374 del 2014 (4,6% del totale) per arrivare ai 478 rilevati tra gennaio e dicembre dello scorso anno (il 5,9% dei campanili della Penisola). «Il fenomeno delle “culle d’impresa” vuote, osservato a livello dei territori comunali- recita ancora la nota di Unioncamere ed InfoCamere – presenta risvolti che richiedono un approfondimento dedicato e multidimensionale, incrociando variabili socio economiche su diversi piani di analisi.

QUELLO LUCANO È UN MODELLO DA STUDIARE

La disponibilità dei dati Movimprese a questo livello di dettaglio (e la loro confrontabilità nel tempo) offre una solida base per l’avvio di un percorso di approfondimento e comprensione più articolata. Geograficamente, i comuni che nel corso del 2024 non hanno visto nascere attività d’impresa sono distribuiti in tutte le regioni italiane, con l’unica eccezione della Basilicata». C’è anche una sorta di “continuità territoriale” tra i numeri emersi: «in una significativa continuità territoriale, al Piemonte (10,6% di incidenza dei municipi senza nuove imprese sul totale dei comuni in regione) si aggiunge la Valle d’Aosta (con un valore anche più elevato: 10,8%), la Lombardia (6,7%) esce di scena dalle prime posizioni, mentre la Sardegna si conferma in seconda posizione anche in termini relativi, affiancata però dalla Toscana (8,5%).

Anche in termini relativi, si segnala una continuità territoriale significativa tra Abruzzo (8,2%) e Molise (8,1%) a indicare come la geografia dei sistemi imprenditoriali locali sia fortemente condizionata da quella fisica dei territori su cui insistono le attività d’impresa». Oltre all’aspetto della denatalità di impresa «di alcuni territori, un andamento che crea disparità tra le nostre regioni – sottolinea il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete – vanno valutate ed approfondite le cause che stanno portando a una riduzione della base imprenditoriale di alcuni settori cardine della nostra economia, come il commercio, l’agricoltura e il manifatturiero. Positiva invece la crescita di diversi comparti dei servizi, a partire dalle Attività professionali scientifiche e tecniche» Il modello lucano dove in ogni comune è nata un’impresa del 2024 è un modello fa copiare.



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