Le piccole imprese si sono svegliate?

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Le piccole e medie imprese non si sentono rappresentate, si sa. Le grandi con porzioni infinitesimali dei propri bilanci comprano sui giornali e nelle televisioni (quando non ne sono proprietarie) gli spazi che vogliono e hanno facile accesso ai Palazzi mentre loro, le piccole, sono solo destinatarie di doveri verso tutti: dipendenti, fisco, previdenza, grandi imprese come quelle dell’energia, banche, consumatori,… questo vulnus del mercato e della democrazia politica andrebbe preso di petto; ma siccome le PMI non hanno santi in paradiso nessuno ci fa caso.

 Così la Confimi -che raggruppa un significativo numero di aziende- per mano del suo Presidente scrive una lettera aperta pubblicata sulla stampa odierna per segnalare il disagio diffuso e quindi i temi più evidenti per sostenere le PMI nel loro ruolo economico e sociale centralissimo nella nostra Italia. Infatti le PMI non sono centrali nel senso statistico del termine (cosa verissima e che i nostri “economisti” ci ricordano) ma lo sono maggiormente sul piano funzionale: sono loro che sostengono i conti pubblici anche attraverso il loro contributo ai conti delle imprese maggiori e quelle energetiche in primis. Sono loro che pagano le commissioni e gli interessi bancari senza fiatare e senza andare all’estero a finanziarsi, sono loro che pagano i dipendenti senza cercare spasmodicamente di farne a meno con nuova tecnologia; sono loro che capillarmente coccolano il singolo consumatore; sono loro in definitiva che creano valore laddove molte grandi imprese lo assorbono specie quando chiedono la mobilità o altro per i loro dipendenti o addirittura quando chiedono gli aiuti per mantenere aperti i loro impianti o quando per vendere il loro prodotti ottengono defiscalizzazioni e crediti d’imposta. Quindi la sortita del Presidente della Confimi è una specie di luce nel buio pesto che si è accesa e che appare molto simile al sole se confrontata con le tenebre che ci avvolgono. Cosa che è vieppiù opportuna adesso che anche il Presidente degli Stati Uniti in persona nel discorso di insediamento cita le PMI come una specie di architrave portante della futura economia americana!!! dimenticando volutamente certi potentati privati che i suoi predecessori ritenevano fossero ”troppo grandi per fallire” e quindi eterni per definizione (come Dio…) e comunque a spese dell’ignaro contribuente.

 Ci sarebbe da dire moltissimo come più e più volte abbiamo fatto da queste colonne ma citiamo la lettera aperta di cui sopra come inizio di un percorso di dialogo con le Istituzioni e con le Università (ree da decenni di aver fatto finta che le PMI non ci fossero e comunque di non averne capito appieno il ruolo centrale), e con le altre Associazioni datoriali tutte ignare delle loro responsabilità.

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 Peraltro se si chiedesse ai piccoli imprenditori: cosa volete? spesso rispondono dicendo che vogliono pagare meno tasse, meno l’energia, possibilmente meno i dipendenti facendoli venire dall’altro capo del mondo, e di avere un po’ di soldi direttamente sui conto dell’azienda senza troppi intralci burocratici con la scusa del tale incentivo o aiuto. Cioè avremmo risposte poco utilizzabili (un po’ come quelle del sindacato dei lavoratori che chiede, chiede, chiede,..) ma le associazioni delle imprese più piccole hanno il compito di individuare i malfunzionamenti del sistema e cercare di correggerli. Non certo quello di lagnarsi, chiedere, contestare, e ancor peggio fare vertenze e basta. Il piccolo imprenditore come è il cervello della sua impresa deve -associandosi agli altri- essere il cervello dell’economia oggi governata da una categoria (la politica e le istituzioni) priva di raccordo con la realtà economica.

 Ci sarebbe da parlare dei tassi di interesse uniformati da Berlino a Melfi, da Parigi a Catanzaro, da Rotterdam a Salonicco,…privando le aree più povere della minima liquidità; oppure dell’assenza e dico assenza di uno sportello bancario e di uno postale in aree abitate da decine di migliaia di persone e imprese costrette in questo modo all’espatrio; oppure della legge sulla sicurezza sul lavoro che non solo è fallita come i dati sui sinistri dimostrano ma è inutilmente costosissima per il nostro sistema; oppure ancora ai rapporti con i lavoratori extracomunitari mandati allo sbaraglio nel mondo del lavoro senza neanche una minima conoscenza della lingua e che vengono puniti assieme ai loro datori di lavoro perché sorpresi a…lavorare senza i documenti che lo Stato dovrebbe fornire e non fornisce;…e tanto altro come la questione del sud e delle Zes sballate o della prossima politica daziaria… e le singole imprese non vogliono che si “rivendichi” o si “chieda” qualcosa ma che si “proponga” al resto della società e quindi alle Istituzioni un modello di società ed economia più prospera e più giusta. Proporre e non chiedere come si conviene ad una categoria, quella delle PMI, di protagonisti del proprio futuro e non di succubi e/o dipendenti dall’altrui volontà.



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