Lovaglio, banchiere di successo da Sondrio a Siena

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Il protagonista di una possibile nuova puntata del risiko bancario nazionale, con il matrimonio tra Banca Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, è un volto noto sui nostri territori. Luigi Lovaglio, infatti, amministratore delegato e direttore generale di Mps da febbraio 2022, è stato precedentemente presidente (da ottobre 2018 a febbraio 2019) e quindi a.d. del Credito Valtellinese da febbraio 2019 fino a giugno 2021.

Due anni e mezzo molto intensi al vertice della banca con sede a Sondrio (33 filiali in Valtellina e Valchiavenna, 17 in provincia di Como e 13 nel Lecchese), che Lovaglio ha totalmente trasformato raggiungendo risultati lusinghieri. Sotto la sua gestione da amministratore delegato e direttore generale, infatti, il Creval ha raddoppiato la redditività, ha migliorato l’efficienza ed il profilo di rischio, ridotto i costi, è tornato a distribuire dividendi. Il lavoro del banchiere ha portato il Credito Valtellinese ad uscire da una situazione complessa fino a raddoppiare la capitalizzazione di mercato della banca e ad essere oggetto di un’offerta pubblica di acquisto volontaria da parte di Crédit Agricole Italia, lanciata a fine 2020 e completata nell’aprile 2021 per un valore di circa 1 miliardo di dollari.

Lasciando la banca valtellinese, Lovaglio scrisse una lettera a tutti i collaboratori: “Abbiamo fatto insieme un ottimo lavoro – affermò il banchiere – e realizzato quello che ci eravamo ripromessi, anche prima del previsto. E’ stato il frutto dell’intenso impegno, della dedizione e della perseveranza che avete ogni giorno riservato alla banca ed ai nostri clienti, in modo ancora più generoso nel periodo buio della pandemia. Non ho mai dubitato che ce l’avremmo fatta – scrisse ancora Lovaglio -. Ero sicuro di avere la squadra giusta, che stavamo andando nella giusta direzione e che anche se il vento soffiava forte eravamo saldamente ancorati ai nostri valori. Nelson Mandela – aggiunse – diceva che non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere. Questo è l’invito che vi vorrei lasciare. Io ho provato a seguirlo in tutti questi anni, nei diversi paesi e con le migliaia di persone di differenti nazionalità con le quali ho lavorato”.

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Nato il 4 agosto 1955 a Potenza, Luigi Lovaglio si è laureato in economia e commercio all’Università di Bologna. Nel 2008 è stato insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine della Stella della Solidarietà italiana, come riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della cooperazione economica tra Polonia e Italia. Lovaglio opera nel settore bancario da oltre 40 anni, la maggior parte dei quali spesi in banche oggi del gruppo Unicredit, dove è entrato nel 1973. Nei vent’anni successivi ha ricoperto posizioni manageriali di crescente responsabilità. Nel 1997 ha assunto la carica di capo del dipartimento strategia e pianificazione del Credito Italiano, partecipando al processo di fusioni delle banche neo-acquisite che ha dato origine all’attuale gruppo Unicredit. Due anni più tardi, nel 1999, è stato nominato capo della pianificazione di gruppo banche estere, promuovendo così lo sviluppo del gruppo Unicredit in Europa centrale e orientale. Negli anni 2000-2003, Luigi Lovaglio ha ricoperto la posizione di vicepresidente e direttore esecutivo di Bulbank AD, la più grande banca bulgara, mentre nel settembre del 2003 è passato, con il medesimo ruolo, a Bank Pekao Polonia, di cui nel 2011 è diventato presidente e ceo. Sotto la sua guida, Pekao, con i suoi 15mila dipendenti, è diventata la prima società del paese in termini di capitalizzazione di mercato (oltre 10 miliardi di euro).

Grande esperto di fusioni e di sviluppo degli istituti di credito, oggi Lovaglio ci riprova a Siena, dove ha già raggiunto risultati importantissimi, trovando investitori disposti a credere in un progetto di risanamento. Dopo aver stabilizzato la banca senese, il banchiere transitato con successo per la Valtellina si è guardato intorno, fino lanciare l’offerta pubblica di scambio su Mediobanca da 13,3 miliardi. L’istituto di credito più antico del mondo tenta così la scalata al “tempio” della finanza italiana, custode del 13% delle Assicurazioni Generali.

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