L’ombra della disparità di genere si proietta con forza anche sul sistema pensionistico italiano, rivelando una verità, che non è, comunque, una sorpresa: le donne ricevono pensioni significativamente inferiori rispetto agli uomini. Una realtà che, oltre al mero dato statistico, evidenzia il problema di un mercato del lavoro che ancora fatica a garantire pari opportunità e condizioni economiche per tutti.
Pensioni più basse alle donne
Le cifre parlano chiaro: nel 2024, una donna ha percepito in media una pensione di circa 1.047 euro, mentre un uomo di 1.475 euro, con una differenza di quasi 400 euro. Questa disparità, che si traduce in un 29% in meno per le donne, è un campanello d’allarme che non può e non dovrebbe essere ignorato. Anche perché, le ragioni di questa marcata differenza, sono radicate nel tessuto stesso del mercato del lavoro.
I motivi della disuguaglianza
Se la disparità è evidente, anche i motivi non sono così oscuri. Le donne italiane, infatti, troppo spesso, si trovano a dover affrontare una serie di ostacoli, che non affrontano gli uomini, che ne limitano la carriera e, di conseguenza, l’ammontare della pensione. Basti pensare ai bassi tassi di occupazione: l’Italia si distingue per avere uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d’Europa.
Meno professione, più lavoro di cura
Ma non solo: molte donne sono costrette a lavorare part-time, spesso contro la loro volontà, a causa di difficoltà nel conciliare la vita familiare e professionale. Inoltre, sono ancora le donne, oggi, le principali responsabili della cura dei figli e degli anziani, il che si traduce in un minor numero di ore lavorate e, di conseguenza, in minori contributi pensionistici.
Per non dire del gender pay gap
Non di meno, quando queste cause venissero anche superate, esiste un gender gap sul lavoro molto radicato che impedisce di fatto una parità di stipendio anche a parità di lavoro e condizioni contrattuali. Anche in questa situazione, le donne spesso guadagnano meno degli uomini, con una differenza salariale che può arrivare anche al 30%. Uno squilibrio che si riflette inevitabilmente sugli assegni pensionistici.
Pensioni anticipate: per le donne è tutto più difficile
Anche quando si parla di pensioni anticipate, le donne si trovano svantaggiate. Intanto, perché in media, l’importo delle pensioni anticipate per le donne è di 1.886,83 euro, contro i 2.231,06 euro degli uomini, con una differenza del 15,43%. Inoltre, perché si rivela proprio un traguardo difficile da raggiungere. La legge Fornero, infatti, richiede 41 anni e 10 mesi di contributi per potervi accedere, un requisito che poche donne riescono a soddisfare a causa delle interruzioni di carriera legate alla maternità e alla cura dei familiari.
Opzione Donna: un’opportunità quasi cancellata
L’unica possibilità per le donne di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, “Opzione Donna“, è stata di fatto quasi cancellata dal governo. Questa opzione, che prevedeva un ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo e quindi un taglio fino al 30%, è stata resa ancora più difficile da raggiungere. L’età di uscita è stata alzata a 61 anni con 35 anni di contributi e limitata a determinate categorie di donne: invalide al 74%, licenziate da imprese in crisi e caregiver. Il governo stima solo 2.600 uscite con questo canale nel 2025, una cifra considerata anche sovrastimata.
Donne pensionate a rischio povertà
Le ripercussioni del divario pensionistico sono molto pesanti sulla vita delle donne nella terza età, ben oltre le discussioni teoriche sulla disparità di genere. Non si tratta, infatti, di una semplice disparità numerica, ma di una situazione che deteriora profondamente la qualità della vita e l’autonomia finanziaria delle pensionate, esponendole a rischi di povertà e marginalizzazione sociale.
Il divario pensionistico è un’ingiustizia sociale
Un reddito pensionistico più basso, limita l’accesso a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria, le cure mediche specialistiche e i beni di prima necessità, comportando un aumento della vulnerabilità. Un reddito insufficiente può costringere a dipendere economicamente dai familiari o dai sussidi statali, fatto che limita la propria autonomia e autodeterminazione. Insomma, il divario pensionistico non è solo un problema economico o di genere, ma un’ingiustizia sociale.
La necessità di un cambiamento radicale
La situazione che si è venuta a creare, è evidente che richieda un cambiamento radicale e interventi mirati per affrontare le cause profonde le disparità di genere e, nello specifico, le disparità pensionistiche. In questo caso, tra le misure che vengono chieste a gran voce, ci sono: la promozione dell’occupazione femminile, la lotta al part-time involontario, la garanzia della parità salariale, servizi per l’infanzia accessibili e di qualità, e congedi parentali più equi per entrambi i genitori. Parallelamente, è necessario riformare il sistema pensionistico, in modo da rendere più equo l’accesso alle donne, tenendo conto delle loro particolari esigenze e del loro percorso lavorativo.
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