un nuovo passo per l’autonomia della Valle d’Aosta – Valledaostaglocal.it

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Il parere favorevole espresso dalla prima Commissione “Istituzioni e autonomia” sulla norma di attuazione dello Statuto speciale per la Valle d’Aosta in materia di concessioni di derivazione d’acqua segna un passo significativo per la Regione. Il sì unanime alla proposta, che prevede disposizioni riguardanti le concessioni e subconcessioni di derivazione d’acqua, ha il potenziale di rafforzare l’autonomia valdostana nella gestione di una risorsa fondamentale per il territorio: l’acqua.

La norma, trasmessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 31 ottobre scorso, rappresenta un atto di rilevanza storica in quanto darà alla Regione una maggiore libertà nella regolamentazione delle concessioni idroelettriche, un ambito che ha sempre rivestito una grande importanza economica per la Valle d’Aosta. Con la scadenza delle attuali concessioni prevista per il 2029, l’opportunità di legiferare in modo autonomo sarà cruciale per orientare il futuro del settore, anche in termini di sostenibilità ambientale e giustizia sociale.

Erik Lavevaz, presidente della Commissione e esponente dell’Union Valdôtaine (Uv), ha chiarito che il parere favorevole arriva dopo un’attenta audizione dei membri della Commissione paritetica, tra cui Francesco Saverio Marini, Barbara Randazzo e Aurelio Marguerettaz, che hanno fornito il loro contributo tecnico e politico. La normativa, che passa ora al Consiglio Valle, diventerà una vera e propria base per l’approvazione di un decreto legislativo che dovrà essere ratificato dal Consiglio dei ministri.

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Questa approvazione, oltre a consolidare il principio di autonomia previsto dallo Statuto speciale della Valle d’Aosta, solleva interrogativi strategici. Se da un lato la regione si prepara ad assumere il controllo della gestione delle concessioni, dall’altro si apre la riflessione su come verranno redistribuite le risorse derivanti dalla concessione dell’acqua. La norma di attuazione non riguarda soltanto la gestione immediata delle concessioni, ma prevede un ripensamento complessivo del settore, con impatti economici significativi per la regione. La gestione delle acque, infatti, è strettamente legata all’industria idroelettrica, un settore che in Valle d’Aosta rappresenta una fonte di reddito e una componente centrale del suo panorama economico.

Non possiamo sottovalutare, però, le possibili implicazioni ambientali e sociali di questa riforma. L’acqua, bene prezioso e insostituibile, è oggetto di una crescente attenzione da parte delle forze politiche e delle associazioni ambientaliste. La riforma potrebbe infatti sollevare questioni legate alla sostenibilità, alla distribuzione equa delle risorse, e al bilanciamento tra esigenze economiche e tutela del territorio. Se è vero che la Valle d’Aosta ha bisogno di garantire una gestione più autonoma e consapevole delle proprie risorse, è altrettanto vero che la Regione dovrà confrontarsi con la sfida di coniugare sviluppo e sostenibilità, evitando un approccio esclusivamente economico che potrebbe compromettere l’ambiente naturale che rende la Valle d’Aosta un luogo unico.

Un’altra riflessione riguarda l’importanza della scadenza delle concessioni nel 2029. Questo aspetto temporale è significativo, perché impone alla politica regionale di prepararsi con largo anticipo. La discussione futura non riguarderà solo il rinnovo delle concessioni, ma anche la revisione delle modalità di assegnazione, ponendo il focus su come gestire in modo equo e trasparente la concessione delle acque, favorendo al contempo investimenti in infrastrutture moderne e sostenibili. Un aspetto che potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro della regione è il ruolo che la Valle d’Aosta deciderà di attribuire agli attori locali nella gestione di queste concessioni, al fine di mantenere un controllo diretto sui benefici economici derivanti dalle risorse naturali.

Il consenso unanime in Commissione, quindi, non è solo il segno di un accordo tra le forze politiche sul principio di autonomia in materia di concessioni, ma una dimostrazione che la politica valdostana, per quanto divisa su altri temi, è unita su questo fronte strategico. Un’unità che non deve però tralasciare la necessità di un dialogo con il governo centrale, affinché la gestione delle acque possa essere realmente un volano per lo sviluppo regionale, senza scivolare in un approccio che trascuri le esigenze ambientali e sociali.

Infatti, come sostiene un antico proverbio, “Non è ricco chi ha tanti beni, ma chi sa come gestirli.” La Valle d’Aosta si trova ora di fronte a una sfida cruciale: quella di gestire con saggezza e lungimiranza una risorsa fondamentale per il suo sviluppo futuro. Se saprà farlo con attenzione e equilibrio, la regione non solo garantirà una crescita sostenibile, ma sarà anche un esempio di come le autonomie speciali possano affrontare le sfide globali del presente e del futuro.





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