Una nuova vita per la gomma grazie a ReUse

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Il 2050, anno target degli obiettivi climatici globali, richiede uno sforzo collettivo per ridurre drasticamente le emissioni di CO2, migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse e trasformare i sistemi produttivi in ottica circolare. In un mondo che si trova dunque a fronteggiare sfide ambientali senza precedenti, realtà innovative come ReUse s.r.l. giocano un ruolo cruciale nel guidarci verso un futuro più sostenibile. La startup fondata nel 2021 a Treia, in provincia di Macerata, si pone come un esempio virtuoso di imprenditorialità green, dedicandosi al recupero, alla lavorazione e alla rigenerazione degli sfridi di gomma vulcanizzata. «Il nostro lavoro parte da una constatazione semplice ma fondamentale: la gomma, una volta vulcanizzata, è un materiale estremamente stabile e difficile da smaltire – spiega il fondatore Guido Morisco – questo rende essenziale trovare soluzioni per il suo riuso». «Molti materiali, come la plastica, possono essere rifusi e modellati, ma la gomma necessita di un processo più complesso, che noi abbiamo perfezionato per riportarla a uno stato utile, con le stesse qualità del prodotto originale». Fondata da un team con anni di esperienza nel riciclaggio, ReUse ha sviluppato una tecnologia all’avanguardia per trasformare gli scarti di gomma in materie prime seconde (MPS) di altissima qualità. Questo processo consente di ridurre drasticamente la necessità di gomma vergine, offrendo anche vantaggi significativi in termini economici e ambientali.

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«Attraverso il nostro sistema, gli sfridi di produzione, come quelli derivanti dalla creazione di guarnizioni o di suole per scarpe, vengono lavorati e rigenerati – prosegue Morisco – Il risultato è una materia prima che i nostri clienti possono utilizzare per produrre nuovamente gli stessi articoli, mantenendo inalterate le caratteristiche di resistenza e durabilità. In questo modo, preveniamo sprechi e riduciamo l’impatto ambientale». Il processo sviluppato da ReUse offre un triplice beneficio. Innanzitutto, permette di abbattere i costi legati all’acquisto di materiali vergini, rendendo la produzione più conveniente per le aziende. In secondo luogo, consente di tagliare le emissioni di CO2, contribuendo agli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dall’Unione Europea. Infine, offre nuove opportunità di innovazione nel design e nella produzione, favorendo la creazione di prodotti con alte percentuali di materiale riciclato. «La nostra impronta di carbonio è quasi nulla», sottolinea Morisco. «Questo è possibile grazie all’uso di energie rinnovabili e a un processo che non richiede l’aggiunta di nuovi polimeri. Il nostro obiettivo è non solo ridurre l’impatto ambientale, ma dimostrare che il riciclo può essere una scelta vincente anche dal punto di vista economico».

Collaborazioni e prospettive future

ReUse collabora attivamente con università e centri di ricerca, tra cui l’Università di Camerino, per sviluppare nuove tecnologie nel campo delle energie rinnovabili e del riciclaggio industriale. «Siamo convinti che la sinergia tra impresa e ricerca sia fondamentale per affrontare le sfide ambientali. Inoltre, stiamo lavorando anche per espandere la nostra rete di partnership a livello internazionale», conclude Morisco. Grazie a un approccio che combina innovazione tecnologica, sostenibilità e visione strategica, ReUse rappresenta una punta di diamante nel panorama delle startup green italiane. Un esempio concreto di come sia possibile coniugare sviluppo economico e tutela ambientale, tracciando una strada percorribile per un futuro più sostenibile.

Per informazioni: reuse.green

Tecnologia, il processo rappresenta il culmine di decenni di esperienza, ricerca e sviluppo

Un brevetto innovativo cambia le regole del riutilizzo

Un aspetto centrale dell’approccio di ReUse è l’adozione totale della filosofia dell’upcycling. Questa strategia, che rappresenta un’evoluzione del concetto di riciclo, permette di trasformare gli sfridi di gomma e plastica in materiali rigenerati di qualità uguale o superiore rispetto a quelli originali. «L’upcycling è una parte fondamentale della nostra visione aziendale», spiega Guido Morisco, fondatore di ReUse. «Non ci limitiamo a recuperare e trattare i materiali; li rigeneriamo, mantenendone intatte le caratteristiche e garantendo ai nostri clienti un prodotto che offre le stesse prestazioni del materiale vergine. In questo modo, non solo contribuiamo a ridurre i rifiuti e le emissioni di CO2, ma diamo nuova vita a materiali altrimenti destinati alle discariche o a processi di smaltimento inquinanti».

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Devulcanizzazione

Il cuore dell’innovazione targata ReUse risiede nel processo brevettato per la devulcanizzazione della gomma, ossia lo scioglimento dei legami chimici creati dalla vulcanizzazione, che rende il materiale riutilizzabile senza perdita di qualità. «Ci siamo riusciti perfezionando due metodi distinti: uno basato su una miscelazione con additivi specifici, completamente green, e uno che utilizza il vapore d’acqua. Entrambi sono progettati per massimizzare il recupero del materiale senza pregiudicarne le proprietà meccaniche o elastiche». Queste tecnologie garantiscono risultati straordinari: una gomma rigenerata che conserva le qualità del prodotto originale e che può essere reintrodotta nei processi industriali in percentuali significative.

Un core business green e scalabile

Il core business di ReUse si fonda sulla rigenerazione della gomma devulcanizzata e sul riciclo di mescole. Grazie all’impianto automatizzato 4.0, che opera a temperatura ambiente senza inquinare aria o falde acquifere, l’azienda ha conquistato clienti internazionali, dalle grandi industrie manifatturiere italiane a quelle inglesi e spagnole. «Ogni anno, nel mondo, vengono scartati oltre 280 milioni di pneumatici – continua Morisco – e il nostro obiettivo è dare una seconda vita a questo materiale, riducendo le emissioni di CO2 e preservando risorse naturali fondamentali come le piante da lattice». Questo approccio sostenibile si riflette anche nella progettazione di impianti tailor-made, pensati per adattarsi alle esigenze produttive di ogni cliente. Con capacità flessibili che vanno da piccoli lotti di 100 kg/h fino a diverse tonnellate all’ora, ReUse offre soluzioni industriali replicabili ovunque. «Abbiamo voluto creare un modello scalabile e universale che permetta a qualunque azienda di implementare il nostro processo e contribuire attivamente alla riduzione dell’impatto ambientale».

Oltre la gomma: l’impegno. Nel riciclo dei polimeri

Non solo gomma: ReUse ha avviato progetti di riceca per ampliare il proprio raggio d’azione includendo il riciclo di polimeri termoplastici (TPU) e di altre plastiche, come polistirolo, polipropilene e PET. L’obiettivo è chiaro: ridurre l’inquinamento da plastica e offrire una valida alternativa ai materiali vergini, con un doppio vantaggio per l’ambiente e per i costi delle aziende. Questo processo di recupero e ritrattamento dei rifiuti plastici permette di realizzare nuovi prodotti, prevenendo l’accumulo in discariche e oceani. «Ogni tonnellata di plastica che ricicliamo – sottolinea Morisco – rappresenta una vittoria per l’ambiente e una risorsa che ritorna nel ciclo produttivo».

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Un futuro sostenibile, oggi

Reuse si distingue non solo per l’eccellenza tecnica, ma anche per la capacità di creare valore a lungo termine. L’impegno dell’azienda marchigiana verso la sostenibilità va oltre la rigenerazione della gomma: l’azienda collabora con università, centri di ricerca e partner internazionali per sviluppare nuove tecnologie eco-sostenibili. Grazie alla sinergia tra innovazione e rispetto per l’ambiente, Reuse si posiziona come un modello per tutte le realtà che puntano a coniugare progresso industriale e tutela del pianeta. «Guardiamo al futuro con ottimismo – conclude Morisco – perché crediamo che la vera innovazione non sia solo tecnologica, ma anche culturale: un nuovo approccio al riciclo e alla rigenerazione può cambiare il modo in cui il mondo produce e consuma, garantendo un domani più sostenibile per tutti».



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