TRIESTE – “Carenza di personale e di servizi nei consultori familiari, con visite ginecologiche dirottate nell’attività distrettuale e conseguente allungamento delle liste d’attesa”. Sono alcuni dei cambiamenti riscontrati dal Comitato di partecipazione per i consultori familiari e Non una di meno Trieste, che hanno tracciato un bilancio sul funzionamento del servizio a un anno dalla riorganizzazione dei consultori familiari e alla loro riduzione a due strutture su quattro effettuata da Asugi. Il Comitato ha poi annunciato che entro la fine di febbraio saranno presentati i risultati di un questionario sui Consultori familiari, distribuito tra maggio e dicembre 2024, a cui hanno aderito 1660 soggetti, e che nei prossimi giorni sarà avviata un’attività di volantinaggio rivolta alla cittadinanza sulle criticità lamentate.
In una nota, il comitato spiega che lo standard di un consultorio ogni 20mila abitanti è stato “ribadito persino dalla Regione Fvg dalla delibera giuntale regionale 2042 del 29 dicembre 2022”, mentre al momento in città ce ne sono due, ovvero uno ogni circa 100mila abitanti. Stando a quanto espresso dal comitato e da Nudm in una conferenza stampa, il direttore generale di Asugi Antonio Poggiana “afferma che una delle criticità che avrebbero reso necessaria una riorganizzazione così radicale era un ‘servizio frammentato’”, ma i dati in merito non sono mai stati resi noti”.
“Carenza di personale”
Il Comitato lamenta quindi una carenza di personale anche se il dimezzamento delle strutture non comportava in sé una riduzione del numero di professionisti, tuttavia “nel 2023 si sono verificate nuove assenze di personale che hanno riguardato una ginecologa, un’assistente sociale e due ostetriche a tempo pieno. Non ci risulta siano state sostituite. A oggi la situazione si è ulteriormente aggravata, si sono aggiunte alle assenze altre due ginecologhe, un assistente sociale e due psicologi a tempo pieno che si sono licenziati”. Il direttore generale, in una recente intervista, ha dichiarato che “il turn over è stato garantito”, ma i comitati dichiarano che “a quanto riferito dai sindacati sulla stessa pagine del quotidiano questo non risulterebbe” e ritengono che “la ginecologa assunta a tempo pieno non coprirà comunque tutte le ore perse nel 2023”.
Visite ginecologiche e liste d’attesa
Riferite carenze anche nei servizi, poiché “già dallo scorso anno non è più possibile per le donne adulte avere un appuntamento con la ginecologa” e “gli appuntamenti vengono dati in consultorio solo se richieste visite per contraccezione, gravidanza, interruzione volontaria di gravidanza, menopausa”. Quella ginecologica, spiega il Comitato, è “una visita che rappresenta nella maggioranza dei casi il primo punto di accesso universale per le donne” e ora “ci risulta che queste richieste vengono dirottate nell’attività della specialistica ambulatoriale distrettuale con pagamento del ticket (in Consultorio la visita era gratuita) e, non essendo state aumentate le ore di attività di quelle specialiste, la lista d’attesa, prima contenuta, si è allungata in modo considerevole”.
In merito alla rassicurazione di Asugi sulla garanzia di poter scegliere la sede a cui rivolgersi, al Comitato “risulta da più segnalazioni che la libera scelta sulla sede si è rivelata solo per alcuni interventi, quelli ginecologici principalmente” e la paziente “in più casi è stata mandata dove c’era effettivamente la possibilità di farla, anche nei comuni limitrofi. Inoltre viene segnalato che non c’è più la continuità con la stessa ginecologa”.
Per quanto riguarda gli orari di apertura, che sono stati effettivamente ampliati dalle 8 alle 20, al Comitato “non risulta che nelle 12 ore sia sempre presente l’équipe multidisciplinare al completo come prospettato” e “gli open day annunciati non sono stati organizzati in quanto dichiarati dal direttore generale nell’intervista “non necessari”.
Non solo a Trieste
Una riduzione dei servizi, secondo quanto riportato in conferenza stampa, si sarebbe verificata non solo a Trieste: “nella sede del consultorio di Monfalcone – è stato detto – non vengono più offerti i gruppi di pre e post partum in quella sede. Le donne devono andare a Gorizia nella nuova struttura, che non è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici” e nella quale sarebbe stato trasferito il personale sanitario dei Consultori, mentre il personale psicologico e sociale sarebbe rimasto nelle vecchie sedi, e quindi “l’équipe multidisciplinare è stata “spaccata” e ha responsabili diversi. Ci risulta inoltre che una sede di Consultorio familiare chiuderebbe a Cividale”.
Massolino: “Chiesto accesso agli atti”
Interviene in merito anche la consigliera regionale Giulia Massolino (Patto per l’Autonomia): “La legge regionale prevede forme di partecipazione dell’utenza e del personale alla promozione dell’attività e all’organizzazione dei servizi, mentre le associazioni non sono mai state coinvolte e a richiesta ufficiale fatta dal Comitato non è mai seguita una risposta nonostante sia dovuta per legge. Nei giorni scorsi ho richiesto un accesso agli atti per verificare i dati sui servizi”.
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