Se Donald Trump ha ordinato il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, c’è chi si farà carico del vuoto finanziario che la nuova amministrazione lascerà sul fronte degli impegni climatici. Michael R. Bloomberg, ex sindaco di New York e oggi inviato speciale Onu per l’ambizione e le soluzioni per il clima, ha annunciato che la sua Bloomberg Philanthropies e altri finanziatori statunitensi garantiranno il rispetto degli impegni climatici da parte degli Usa. Anche sul fronte finanziario. Attraverso la sua fondazione, coprirà il gap per arrivare al finanziamento fornito dagli Usa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Si tratta degli Accordi di Rio siglati nel 1992 che hanno dato il via alle annuali conferenze delle Parti sul clima, meglio note come Cop. Gli Usa in genere forniscono il 22% del budget del segretariato dell’organismo, con costi operativi per il 2024-2025 stimati in 96,5 milioni di dollari (88,4 milioni di euro). Trump, di fatto, non ha ancora annunciato il suo ritiro dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il clima, ma solo dall’Accordo di Parigi (che l’organismo gestisce).
Il precedente
Questa è la seconda volta che l’ex sindaco di New York interviene per colmare il vuoto lasciato dall’amministrazione Trump. Nel 2017, dopo il primo ritiro dagli Accordi di Parigi, aveva promesso fino a 15 milioni di dollari per sostenere l’Unfccc. Lo ha ricordato lui stesso. “Dal 2017 al 2020, durante un periodo di inazione federale – ha dichiarato – città, Stati, aziende e il pubblico hanno accettato la sfida di rispettare gli impegni della nostra nazione e ora siamo pronti a farlo di nuovo”. Bloomberg e l’allora governatore della California, Jerry Brown, lanciarono anche America’s Pledge, un’iniziativa per colmare il divario nella rendicontazione Usa, ma anche per segnalare ogni anno impegni e progressi climatici dei vari Stati, in modo che anche gli States potessero essere valutati in ambito internazionale come qualsiasi altro Paese. Questo precedente, comunque, ha certamente avuto un peso anche nella posizione assunta da Bloomberg nel corso dell’ultima campagna elettorale, terminata con la vittoria di Trump.
Il ruolo di Bloomberg in campagna elettorale
L’ex sindaco di New York, come sua consuetudine, è intervenuto finanziariamente soprattutto verso la fine della campagna. Ha donato prima 47 milioni di dollari, di cui 19 al principale super Pac (i fondi che dovrebbero rimanere indipendenti rispetto al candidato) del presidente Joe Biden, di cui Harris ha assunto la direzione e 10 milioni di dollari ai democratici della Camera. Ma poi, dopo diverse pressioni (anche da parte di Bill Gates) affinché aumentasse il suo contributo (nonostante le sue esitazioni su Harris) e i conseguenti 50 milioni di dollari andati al Future Forward USA Action, no-profit e braccio finanziario del super Pac pro-Harris, è diventato il secondo maggiore finanziatore del ciclo elettorale dopo il filantropo George Soros. Donando molto meno rispetto alle precedenti campagne elettorali e, certamente, rispetto a quanto speso quando lui stesso era in corsa per la Casa Bianca.
L’impegno dopo gli incendi di Los Angeles
“Apprezziamo profondamente il generoso supporto di Bloomberg Philanthropies e la leadership dimostrata da Mike Bloomberg”, ha affermato Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. Il momento storico, tra l’altro, impone serie riflessioni in merito all’impegno Usa sul tema. Gli Stati Uniti devono ridurre le emissioni del 61-66% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2035. “Sempre più americani – ha commentato il filantropo – hanno visto le loro vite dilaniate da disastri alimentati dal clima, come gli incendi distruttivi che imperversano in California. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti stanno sperimentando i benefici economici dell’energia pulita, poiché i costi sono diminuiti e i posti di lavoro sono cresciuti in tutti gli Stati”. Cosa accadrà ora? Quando gli Stati Uniti si sono impegnati a rientrare nell’accordo di Parigi nel 2021, America’s Pledge si è unita a We Are Still In per diventare America is all in, la più ampia coalizione di leader statunitensi mai riunita a sostegno dell’azione per il clima. Ed è da qui che, ora, si ripartirà. “Dato che l’amministrazione Trump ha fallito ancora una volta nel cogliere il momento, Mike Bloomberg garantirà che gli Stati Uniti non abbandonino i propri impegni internazionali per combattere il cambiamento climatico ed espandere la nostra economia basata sull’energia pulita”, ha affermato Gina McCarthy, ex consigliere nazionale per il clima della Casa Bianca e co-presidente di America Is All In.
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