Indicazioni nazionali: è scontro sull’insegnamento della storia, appello contro la proposta della Commissione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Sulle Indicazioni nazionali e in particolare sulla parte che riguarda la storia, è scontro aperto anche fra gli esperti e fra gli stessi storici.
A ravvivare la polemica (come se non fossero bastati gli interventi di Galli Della Loggia) ci ha pensato un paio di giorni fa, con un articolo pubblicato su Il Foglio, Giovanni Belardelli, uno dei membri della Commissione nominata da Valditara.

Al di là di quanto è stato detto in questi giorni sui contenuti proposti (Bibbia, Iliade ed Eneide, per esempio) “ci sono soprattutto – sottolinea Belardelli – novità nell’ispirazione generale, a cominciare dal fatto – ed è stupefacente che nessuno lo abbia notato – che l’impostazione dei programmi è stata sottratta ai pedagogisti e restituita a degli storici (così come è stato fatto per ogni altra disciplina)”.
E questa – aggiunge Belardelli – “è una novità decisiva perché implica ripristinare l’assoluto rilievo dei contenuti dell’insegnamento, il cosa si insegna rispetto al come si insegna, in controtendenza rispetto alla cosiddetta didattica delle competenze che l’ha fatta da padrona per anni nelle commissioni e nei corridoi del ministero dell’Istruzione”.
L’opinione di Berardelli (ma c’è da credere che tale giudizio sia ampiamente condivido dall’intera sua commissione) su come sia stata impostata la didattica della storia negli ultimi decenni è impietoso: “Chi ha seguito la deriva pedagogistica imposta all’insegnamento scolastico dagli ‘esperti’ di didattica della storia conosce l’idea balzana, recepita in passato dalle indicazioni ministeriali, secondo la quale il docente dovrebbe insegnare a bambini e ragazzi a maneggiare la cassetta degli attrezzi dello storico e non già trasmettere nozioni (cosa che viene bollata come ‘didattica trasmissiva’). Ebbene i nuovi programmi sono partiti proprio dal rifiuto di una prospettiva del genere, nella convinzione che bisognasse tornare a insegnare la storia, dunque fatti, date, personaggi; senza nozionismo ma sapendo distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è, sapendo cogliere nessi causali, fratture, concetti e così via”.
Insomma, quella che la sottocommissione Valditara propone è una vera e propria rivoluzione che, forse, dimentica persino gli insegnamenti di grandi storici europei del secolo scorso come Marc Bloch e Lucien Febvre che avevano introdotto nella ricerca storica apporti e risultati derivanti da altre scienze sociali, modificando in modo significativo il vecchio modello dell’indagine storica basato soprattutto su ricostruzioni cronologiche, battaglie ed eventi legati a personaggi rilevanti.

La risposta degli storici che ritengono che l’insegnamento della storia si debba basare anche su una robusta riflessione pedagogica non si è fatta attendere.
Ed è di queste ore un intervento di Antonio Brusa, docente presso l’Università di Bari e presidente della Società italiana di didattica della storia.
“Belardelli – dice Brusa parlando con noi – pensa che sia un’idea balzana quella di far lavorare gli allievi con la cassetta degli attrezzi storici, e che la storia non sia altro che un insieme di fatti e personaggi. Ernesto Galli della Loggia pensa che ai bambini della seconda primaria si debba insegnare “a mo’ di favola” (parole sue) la Bibbia, l’Eneide e altri testi classici”.
“La presidente della Commissione Loredana Perla spiega che il mondo è troppo lontano perché i bambini lo capiscano e che, perciò, a loro vada spiegata solo l’Italia. Tutti costoro, poi, sono d’accordo sul fatto che tutte le discipline non abbiano altro scopo che quello di far diventare italiani i bambini stranieri frequentano le nostre scuole, e convincere quelli nati in Italia che la loro nazione ha un grande passato”.
“Questi –
ironizza Brusa – sono alcuni dei membri della Commissione che sta riformando le indicazioni nazionali, che loro preferiscono chiamare programmi, lasciando capire il grado di prescrittività che vorrebbero assegnare al testo che stanno scrivendo”.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Antonio Brusa sottolinea che altre Società storiche, oltre a quella da lui presieduta, si sono già mobilitate.
Lui stesso, insieme Massimo Baldacci, presidente di Proteo Fare Sapere, stanno lanciando la proposta di sottoscrivere un appello anche per far sapere a Valditara che ci sono molti docenti che “non ci stanno”.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link