PIU’ CHE I DAZI PREOCCUPA IL CARO ENERGIA. PER LE IMPRESE UN DANNO DA 1,5 MILIARDI – Radio Più

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Gli imprenditori del Veneto stanno manifestando una crescente preoccupazione, non solo per gli effetti deleteri che l’introduzione dei dazi imposta dall’amministrazione Trump potrebbe avere sulle esportazioni anche della nostra regione, ma soprattutto per l’impennata dei costi energetici che rischiano di arrecare un danno economico all’intero sistema imprenditoriale del Veneto. Se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al MWh, l’Ufficio studi della CGIA ha stimato l’aggravio in 1,5 miliardi di euro. Inoltre, è importante considerare che il combinato disposto di queste due problematiche potrebbe addirittura condurre anche l’economia veneta verso una fase di stagflazione. Qualora tale scenario dovesse materializzarsi, ci troveremmo di fronte a una situazione particolarmente critica.

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Dazi e caro energia un mix letale
Fino a quando i dazi non saranno ufficialmente introdotti, nessuno può stimare quanto penalizzeranno le nostre vendite negli Stati Uniti. Ricordiamo che il Paese a stelle e strisce rappresenta il terzo mercato di sbocco per le esportazioni del Veneto, con un valore che nel 2023 è stato di 7,5 miliardi di euro, pari al 9,1% dell’intero export regionale. In particolare, le categorie merceologiche maggiormente esportate negli USA includono i macchinari, l’occhialeria, i prodotti farmaceutici-chimici, alimenti e bevande, tessile, abbigliamento e calzature. È opportuno chiarire che l’introduzione dei dazi comporterebbe una contrazione delle esportazioni; tuttavia, si presuppone che le conseguenze economiche derivanti dall’aumento delle bollette siano più gravose rispetto a quelle generate dai dazi stessi, considerando che il costo del gas e dell’energia elettrica sono previste in aumento. L’intersecarsi di queste due criticità potrebbe addirittura dar luogo a una nuova recessione, uno scenario che, ovviamente, speriamo non si determini.

Bollette: è in arrivo una stangata
Per l’anno corrente si stima che il costo complessivo delle bollette possa gravare sul sistema imprenditoriale del Veneto per ulteriori 1,5 miliardi di euro rispetto al 2024, corrispondente a un incremento del 19,3%. La spesa totale prevista raggiungerebbe quindi i 9,5 miliardi: di questi 7,1 miliardi per l’energia elettrica e 2,4 miliardi per il gas. Tali stime provengono dall’Ufficio studi della CGIA e si basano sull’ipotesi di un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così un rapporto di tre a uno tra le due tariffe come osservato nei bienni precedenti. Per quanto concerne i consumi energetici si fa riferimento ai dati del 2023 con l’assunzione che essi rimangano costanti nei successivi due anni.

• Rischiamo la stagflazione?
Le conseguenze dell’aumento delle bollette potrebbero gravare pesantemente sui bilanci sia delle imprese sia delle famiglie, anche del Veneto. Tuttavia esiste un ulteriore aspetto negativo da considerare: similmente a quanto avvenuto nei primi anni post-Covid potremmo assistere a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia capace di generare spirali inflazionistiche molto pericolose. È fondamentale ricordare che durante il biennio 2022-2023 la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, determinando una sostanziale erosione del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del PIL. Pertanto, l’effetto combinato della possibile recrudescenza della crisi economica che sta gravando su molti paesi europei, unitamente all’introduzione dei dazi e a una probabile nuova fiammata inflazionistica scatenata dal caro energia, potrebbe condurre anche il Veneto verso condizioni di stagflazione caratterizzata da una crescita del PIL attorno allo zero, accompagnato da livelli elevati d’inflazione.

Difendere i consumi e spendere bene tutti soldi del Pnrr
Per scongiurare questa situazione così complessa cosa dobbiamo fare? Sperando nella “clemenza” del Presidente Trump, per contrastare efficacemente il rallentamento economico in corso, in primo luogo dobbiamo evitare il crollo dei consumi interni, obbiettivo che potrebbe non essere conseguito se l’inflazione dovesse tornare a crescere. Pertanto, è necessario introdurre a livello europeo un tetto al prezzo del gas, per smorzare qualsiasi spinta speculativa. In secondo luogo è necessario spendere bene ed entro la scadenza (31 agosto 2026) le risorse del Pnrr ancora a nostra disposizione; praticamente 130 miliardi di euro. Secondo la BCE, l’utilizzo di tutti i prestiti e le sovvenzioni che ci sono stati erogati da Bruxelles farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9 per cento fino al 2026 e dell’1,5 per cento fino al 2031 rispetto a un Pil senza questi speciali sostegni post-pandemici.

 

Nota metodologica

Le stime sono state costruite a partire dai dati 2023 sui consumi di energia elettrica e di gas da parte delle imprese (ipotizzati costanti per gli anni 2024 e 2025) e sui relativi prezzi medi di fonte Eurostat per le utenze non domestiche. Per quanto riguarda i consumi di energia elettrica, sono state considerate le utenze non domestiche al netto dei settori permeati dalla PA (Amministrazione pubblica/difesa, sanità/assistenza sociale, istruzione, illuminazione pubblica); per i consumi di gas sono state considerate le utenze industriali (generazione elettrica esclusa), del commercio e dei servizi (escluso servizio pubblico), tutte al netto degli autoconsumi.

I costi per l’anno 2024 sono il frutto di una stima che tiene conto dell’andamento dei prezzi medi annui di mercato dell’energia elettrica e del gas – borsa energetica di fonte Gestore Mercati Energetici (GME) – pari a 108 euro per MWh per l’elettricità e di 36 euro per MWh per il gas. I costi per l’anno 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell’energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1 tra i due prezzi così come verificatosi mediamente negli anni 2023 e 2024.   

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Si fa presente che l’aumento dei costi energetici per le imprese risulterà meno che proporzionale rispetto alla variazione dei prezzi della borsa energetica in quanto l’aumento del prezzo della materia prima non impatta su tutto il costo complessivo della bolletta (che comprende anche costi di commercializzazione, trasmissione, oneri, tasse, margini ecc.). E dunque rispetto ad un’ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% (stimato per il 2025 rispetto al 2024), le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l’energia elettrica e +25% per il gas).



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