“La politica è indispensabile, ma da sola non basta. Basta allora con la politica? No, bisogna coinvolgere il terzo settore e le imprese sociali per colmare i vuoti che la politica non riesce a raggiungere”. A dirlo è Corrado Passera, ceo di illimitybank, nel suo intervento al charity dinner “Premio Impresa Umana 2025“, organizzato da Economy Group. “Non basta pagare le tasse o rispettare le leggi – ha aggiunto Passera -. Le aziende devono prendersi cura delle persone e delle comunità in cui operano. Questo significa andare oltre i profitti e investire in progetti sociali che facciano la differenza. Lo dimostrano i grandi numeri dell’assistenza e contemporaneamente il numero crescente delle persone, delle famiglie e del bisogno”. “Ma non è neanche questa la ragione principale – prosegue Passera -: serve il terzo settore, l’impresa sociale, l’associazionismo perché nel ‘fare bene il bene’ non bastano soldi, non basta staccare gli assegni, bisogna dedicarsi, guardare in faccia le persone, capire cosa c’è dietro. Queste stesse attività fatte dalle strutture pubbliche non sortirebbero lo stesso effetto”.
L’esperienza di Banca Prossima
Passera ha ricordato l’esperienza con Banca Prossima, la prima banca italiana interamente dedicata al settore dell’impresa sociale. “Abbiamo creato una banca che non puntava ai profitti – ha ricordato – ma a rendere bancabili progetti che altrimenti non lo sarebbero stati. Con 200 milioni di euro di capitale iniziale, abbiamo costruito qualcosa di unico, che ha ispirato realtà simili in tutto il mondo.”
Secondo Passera, il modello di Banca Prossima dimostra che la collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore può generare un impatto significativo, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove le disuguaglianze economiche continuano a crescere. “Non si tratta solo di donare denaro – ha sottolineato – ma di dedicare tempo ed energie per guardare in faccia i problemi e affrontarli con soluzioni concrete,”
Il ruolo di illimity Bank: profitto e utilità sociale
Con illimity Bank, Passera sta cercando di applicare questi principi a una nuova generazione di imprese. “Vogliamo fare utili, ma vogliamo anche essere utili,” ha detto. Questo approccio si riflette nelle politiche aziendali di illimity, che includono smart working, welfare personalizzato, con un’attenzione particolare alla formazione e al benessere dei dipendenti. Secondo Passera “curarsi delle persone non è solo giusto, ma anche strategico: aumenta la produttività e rafforza il legame tra l’azienda e chi ci lavora. Le aziende, alla fine, o sono semplici processi organizzati da meccanismi materiali per produrre qualcosa, oppure sono fatte di persone. Fa un’enorme differenza limitarsi a dar loro il minimo di attenzione richiesto dai contratti, risolvendo solo ciò che è previsto, oppure prendersi cura di loro. E non parliamo solo di “curarsi delle proprie persone”, ma di qualcosa di più profondo. Innanzitutto, significa dare alle persone un obiettivo chiaro, un fine in cui potersi riconoscere e di cui essere orgogliosi. Può sembrare banale, ma è sempre più frequente incontrare persone, anche tra le migliori, che sentono la necessità di questo”.
Poi, certo, c’è il tema della retribuzione. “Inutile negarlo – riprende Passera – è un aspetto molto rilevante, soprattutto in città come Milano, dove vivere o mantenere una famiglia con gli stipendi iniziali è spesso difficile. Bisogna fare il possibile per migliorare questo aspetto, ma non basta: la retribuzione deve essere accompagnata da altri elementi. In un’azienda convivono persone con caratteristiche e necessità molto diverse: giovani, adulti, anziani, donne, uomini, persone single o sposate. Per questo è fondamentale che il welfare, inteso come l’insieme dei benefici aggiuntivi, sia personalizzabile. Deve essere “a la carte”, in modo che ciascuno possa adattarlo alle proprie esigenze. È un po’ più faticoso e talvolta più costoso per l’azienda, ma fa la differenza. Una giovane famiglia potrebbe apprezzare agevolazioni per la scuola, una persona single potrebbe avere esigenze diverse, mentre qualcuno con problemi pensionistici o di salute potrebbe avere priorità completamente differenti. L’obiettivo è costruire un welfare che si adatti alle esigenze di ciascuno”.
Una “call to action”: il futuro è nella sostenibilità sociale
Passera ha concluso con un monito: “Viviamo in un’epoca in cui il rischio più grande è lo ‘short-termismo’, la tendenza a guardare solo ai risultati immediati. Se vogliamo un futuro sostenibile, dobbiamo investire ora nella coesione sociale e nella solidarietà. Non possiamo aspettare che lo faccia qualcun altro: la responsabilità è di tutti noi.”
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