Le meteo ondate di gelo più intense che hanno interessato l’Italia si sono spesso verificate nel mese di febbraio, lasciando un segno profondo nella storia climatica del paese.
Analizzando i dati storici, emerge come questo mese sia stato frequentemente teatro di eventi meteorologici estremi, caratterizzati da nevicate eccezionali, temperature rigide e fenomeni climatici particolarmente intensi. Tra gli episodi più significativi spiccano quelli del 1929, 1956 e 2012, ognuno con peculiarità che ne sottolineano l’importanza storica e scientifica.
L’ondata di gelo del febbraio 1929 è considerata una delle più memorabili del XX secolo, tanto per la sua durata quanto per gli effetti straordinari. Nevicate ininterrotte per quasi quattro giorni colpirono gran parte del Centro-Nord, con accumuli che superarono i 70 cm in città come Ancona e Udine e raggiunsero 80 cm a Parma.
Le temperature scesero a livelli eccezionalmente bassi, con -27°C registrati in Emilia e valori di -15°C a Torino e Milano. I fiumi principali, come il Piave e l’Arno, così come la laguna veneta, si congelarono, trasformando il paesaggio italiano in un panorama artico.
Un altro evento significativo fu quello del febbraio 1956, spesso paragonato al 1929 per la sua intensità e durata. Le nevicate si concentrarono soprattutto sugli Appennini centro-meridionali e nelle aree interne della Sardegna, mentre le temperature crollarono nuovamente a livelli estremi.
In Piemonte, si registrarono valori record come -26°C a Lombriasco e -25°C a Torino Mirafiori. Il gelo causò il congelamento di lunghi tratti dei principali fiumi piemontesi, tra cui il Tanaro ad Asti e Alessandria, dove si registrò la temperatura più bassa mai rilevata in città dal 1881, pari a -19,5°C. Anche in questo caso, il freddo intenso e prolungato trasformò il mese in uno dei più rigidi della storia italiana.
Più recente è l’ondata di gelo del febbraio 2012, che, sebbene meno intensa delle precedenti, merita di essere ricordata. In alcune località, specialmente tra la Romagna e le Marche, le nevicate assunsero caratteri estremi, con accumuli che riportarono alla memoria gli eventi del 1929 e del 1956.
Tuttavia, a differenza di questi, l’ondata di freddo del 2012 non si mantenne fino alla fine del mese. Le nevicate, seppur abbondanti, furono accompagnate da contrasti termici meno marcati, limitando la portata del fenomeno rispetto ai grandi eventi storici.
Gli eventi di febbraio trovano spiegazione in precise configurazioni atmosferiche ricorrenti. La formazione di un nucleo di aria fredda sull’Europa orientale e il contemporaneo sviluppo di un anticiclone tra la Scandinavia e la Russia creano le condizioni ideali per il flusso di correnti gelide verso l’Italia.
Questo schema barico, spesso accompagnato dalla formazione di basse pressioni sul Mediterraneo, favorisce precipitazioni nevose diffuse e intensi abbassamenti delle temperature. Si tratta di una combinazione atmosferica che ha caratterizzato molte delle più grandi ondate di gelo della storia italiana, rafforzando l’idea che febbraio sia un mese particolarmente predisposto a eventi meteorologici di grande impatto.
Negli ultimi decenni, tuttavia, il panorama climatico italiano è cambiato in modo significativo. La frequenza e l’intensità delle ondate di gelo sono diminuite, in linea con un trend globale di aumento delle temperature.
Il numero di giorni di gelo è crollato in molte città italiane: a Milano, ad esempio, si è passati da una media di 52 giorni di gelo all’anno a soli 14, mentre a Roma il dato è sceso da 25 giorni negli anni ’80 a circa uno all’anno. Questa tendenza, se proiettata nel futuro, potrebbe portare alla completa scomparsa dei giorni di gelo nella capitale entro il 2030.
Parallelamente, le temperature medie annuali sono in costante aumento, con incrementi significativi registrati in numerose città italiane. Rieti, ad esempio, ha visto la sua temperatura media crescere da 13°C negli anni ’80 a oltre 17°C nel 2023, mentre metropoli come Torino, Milano e Roma hanno registrato aumenti compresi tra 1,8°C e 2,2°C in poco più di quarant’anni.
Le conseguenze di questo riscaldamento sono evidenti anche nelle regioni alpine, tradizionalmente considerate il “serbatoio naturale” dell’acqua per l’Italia. Negli ultimi anni, si è assistito a una riduzione sistematica delle nevicate, con le riserve di neve del gennaio 2025 pari a solo un terzo della media registrata tra il 2011 e il 2023.
Questo fenomeno non solo modifica il paesaggio montano, ma pone serie sfide per la gestione delle risorse idriche e la tutela degli ecosistemi alpini.
Nonostante questi cambiamenti, le grandi ondate di gelo rimangono possibili, sebbene sempre più rare. Gli eventi storici del 1929, 1956 e 2012 rappresentano una testimonianza di quanto febbraio possa rivelarsi un mese cruciale per il meteo italiano.
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