Il delitto
Una 31enne nata e cresciuta a Verona uccisa in casa in Inghilterra, dove si era trasferita da anni. Il dolore e il ricordo delle amiche
A destra Jamelatu Tsiwah, detta Jamila, a sinistra il luogo del delitto
A destra Jamelatu Tsiwah, detta Jamila, a sinistra il luogo del delitto
«Com’era Jamila? Jamila era gentile, altruista, portava allegria ovunque andasse».
Jamelatu Tsiwah, per tutti Jamila, o Jamy, era nata a Verona da una famiglia ghanese. A Verona aveva frequentato elementari, medie e poi l’Istituto Sammicheli: nel luglio del 2013 il suo nome compariva fra le «pagelle d’oro» de L’Arena. Quella stessa estate si era traseferita in Inghilterra, sicura di trovare opportunità migliori, una nuova vita.
In questi 12 anni si era diplomata, laureata, aveva cominciato a lavorare. Pochi giorni fa aveva compiuto 31 anni ed era andata a festeggiare a Parigi con la madre. Il giorno dopo essere tornata, Jamila è morta, strangolata in casa.
L’assassinio di Jamila Tsiwah
L’omicidio è avvenuto lunedì a Croydon, zona a Sud di Londra. Al numero di emergenza era stata segnalata una donna priva di sensi in una casa di Bensham Lane. All’arrivo di polizia e paramedici, però, Jamila era già morta. L’autopsia effettuata nelle ore successive ha accertato che la causa della morte è stata la «compressione del collo». La notizia del delitto è stata comunicata ai media dalla polizia londinese soltanto giovedì, insieme all’annuncio che per l’omicidio era stato arrestato Larry Nimoh, 21 anni. Larry in quella casa ci era stato in passato: era una persona che la ragazza conosceva bene e che aveva anche cercato di aiutare. Il giovane nei prossimi giorni dovrà comparire al tribunale di Westminster per rispondere dell’accusa di omicidio. Con lui, fa sapere la Metropolitan Police, è stato arrestato un altro 21enne, subito però rilasciato su cauzione in attesa di ulteriori indagini. E ci sono ancora degli aspetti da chiarire, visto che l’ispettore capo Alex Gammampila ha lanciato un appello: «Chiunque si trovasse a Bensham Road lunedì tra le sei e le sette del pomeriggio, e avesse visto qualcosa di sospetto, contatti la polizia»
Jamelatu Tsiwah
Le amiche ricordano Jamila Tsiwah
«Una persona che si è sempre data da fare, bravissima a scuola e che rideva sempre». È il ricordo commosso di Vittoria, una delle compagne della sezione C dell’indirizzo servizi commerciali. A quella classe Jamila era legatissima, un punto fermo dopo una vita fatta di tante case diverse, con alle spalle una situazione familiare tormentata.
Dopo il trasferimento a Londra, aveva continuato a studiare e aveva cominciato a lavorare. Era stata alla British Airways per due anni, e nel 2021 si era laureata alla University of West London. Aveva lavorato anche come receptionist in un hotel, mentre da qualche tempo era stata assunta per una università, dove si occupava della «compliance».
Come aveva raccontato emozionata alle amiche, a ottobre aveva anche dato vita a She Breaks Barriers (testualmente: “lei rompe le barriere”), un’associazione (in inglese una Community Interest Company), che aveva l’obiettivo di supportare, soprattutto nell’ambito della salute mentale, donne giovani appartenenti a minoranze etniche. «Voleva sempre aiutare gli altri. Ha lottato ogni giorno per avere un futuro migliore», racconta ancora Vittoria, «è devastante sapere che non c’è più. Avevo fatto da poco il passaporto, volevo andare a trovarla».
A Verona Jamila era tornata l’ultima volta nel 2018, se doveva muoversi le piaceva farlo in posti nuovi: la vacanza a Parigi nei giorni del suo compleanno doveva essere uno dei tanti viaggi della sua vita. È stato l’ultimo.
«Era come una sorella», ricorda una delle sue migliori amiche, Sandra, «mi mancheranno le nostre risate, parlare al telefono per ore. Era una persona speciale, solare, divertente, coraggiosa. La mia compagna di viaggi. Non la dimenticherò mai, una persona che si incontra una volta sola nella vita».
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