“Troppo cara, imprese a rischio”

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Roma, 26 gennaio 2025 – “Dopo la crisi energetica senza precedenti del 2022, i rincari energetici rischiano di penalizzare nuovamente la nostra economia e, in particolare, le imprese del terziario di mercato che nel 2024 hanno registrato, rispetto al 2019, un incremento dell’80% della spesa per il gas e del 52% della bolletta elettrica”. E’ preoccupato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, per il rialzo significativo dei costi dell’energia. Tanto che chiede al governo di intervenire con urgenza.

Con quali misure?

“Tre sono secondo noi le misure da attuare con urgenza: definizione di un tetto al prezzo del gas che lo attesti sui 50-60 euro/MWh, riforma del mercato energetico che preveda il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas e approvvigionamenti attraverso acquisti congiunti europei grazie ad accordi strategici di lungo termine. Senza dimenticare, naturalmente, una revisione degli oneri generali di sistema che per le imprese del terziario di mercato arrivano a pesare fino al 26% sulla bolletta elettrica”.

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Il governo punta, nel medio periodo, sul nucleare sostenibile.

“Bene il disegno di legge per il nucleare sostenibile appena presentato dal ministro Pichetto Fratin, una scelta che può certamente contribuire a ridurre il peso delle bollette per le imprese e assicurare autonomia energetica al nostro Paese”.

Sul piano più generale, dal vostro osservatorio quale scenario dobbiamo attenderci per l’anno appena cominciato?

“Negli ultimi mesi del 2024, con l’inflazione sotto controllo e l’occupazione ai massimi, consumi e Pil hanno mostrato qualche segnale di miglioramento. Tutti indizi, questi, che autorizzano un cauto ottimismo rispetto a una possibile crescita più robusta delle ultime stime. Per il 2025, comunque, le nostre previsioni vedono un Pil in crescita intorno allo 0,9% e un aumento dei consumi dell’1%”.

Una prospettiva più favorevole del 2024?

“E’ evidente che la parziale distensione dello scenario internazionale e l’ipotesi favorevole di assenza di shock rilevanti sul versante del protezionismo, insieme alla tenuta dell’occupazione, alla riduzione dei tassi di riferimento e a un buon andamento del turismo incoming sono tutti presupposti per un 2025 più dinamico dell’anno appena concluso. Occorre, dunque, irrobustire questa prospettiva anche attraverso ulteriori misure per la riduzione delle tasse su famiglie e imprese”.

Su cosa occorre agire in questo ambito?

“Archiviata la manovra con alcune misure che vanno incontro alle nostre richieste, per il 2025 rimane un duplice obiettivo: puntare sulla riduzione delle tasse sul ceto medio: portare dal 35% al 33% la seconda aliquota Irpef e innalzare il corrispondente scaglione di reddito da 50 a 60mila euro”.

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E l’altro obiettivo?

“Abbiamo già giudicato positivamente l’introduzione dell’Ires premiale per favorire il reinvestimento degli utili in azienda, va però previsto un analogo meccanismo Irpef per gli imprenditori individuali e i soci d’impresa”.

Quale può essere, invece, il vostro ruolo per il rilancio dell’economia italiana?

“La nostra economia è sempre più terziarizzata: dal 1995 al 2023 il terziario di mercato ha creato oltre 3,4 milioni di posti di lavoro, mentre il resto dell’economia ne ha persi un milione. Ma voglio aggiungere un’altra considerazione: l’export non è solo di beni, ma anche di servizi. Basti pensare ai 52 miliardi di euro di esportazioni di servizi turistici del 2023. Insomma, manifattura e servizi di mercato devono essere sempre più integrati per valorizzarne le specificità. Anche adottando soluzioni di intelligenza artificiale”.

Il turismo resta centrale, ma come intervenire per renderlo un asset non legato solo a periodi dell’anno o a aree specifiche?

“Il turismo è una risorsa fondamentale per l’economia italiana ed è anche un importantissimo ‘attivatore’ nei confronti degli altri comparti, quali trasporti, commercio, cultura, enogastronomia. Servono, però, politiche mirate: penso, ad esempio, a interventi a sostegno della gestione dei flussi turistici e di destagionalizzazione e delocalizzazione degli stessi, a politiche volte a favorire l’accessibilità alle località, all’incentivazione della digitalizzazione dell’offerta territoriale, fino ad una maggiore attenzione alla sostenibilità”.

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