Veneto: il lavoro rallenta e cresce la cassa integrazione

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Il 2024 si chiude positivamente per il mercato del lavoro veneto pur in un quadro di generale rallentamento. Il trend di crescita, con 28.500 posti di lavoro in più, consente infatti di registrare un saldo positivo ma riduce la crescita rispetto agli anni scorsi, nei quali l’aumento dei lavoratori dipendenti aveva conosciuto numeri maggiori più omogeneamente distribuiti nel corso dell’anno.

Il 2024 ha visto un forte rallentamento dell’occupazione nella seconda parte dell’anno ma soprattutto, una consistente crescita delle assunzioni di stranieri e di over 55, rispettivamente del 8 e del 4 %, con una contestuale diminuzione dei nuovi rapporti per i lavoratori Italiani in generale, meno 5%, e per le donne e i lavoratori nella fasce intermedie di età, entrambi al meno 3%. Pur con una compensazione delle assunzioni rispetto alle  cessazioni, viene in rilievo il crescente numero delle conclusione dei contratti a termine, che caratterizzano molta della recente occupazione come un mercato del lavoro con molte assunzione ma per lavori temporanei e poco strutturati.

La questione contrattuale

Nei dati di Veneto Lavoro in Veneto nel 2024 viene evidenziata la diminuita mobilità del mercato del lavoro nel anno trascorso, mettendo l’accento sul differenziale tra le 29.100 assunzioni a tempo indeterminato del 2024 rispetto alle 34.600 dell’anno precedente, legate sia ad una diminuzione assoluta delle assunzioni che ad una ristretta conversione dei contratti a termine. Anche i contratti di apprendistato risultano diminuiti di 2.700 unità, pur facendo registrare un aumento del 18% delle trasformazioni dei precedenti contratti, segno evidente che, una volta entrati in azienda ed acquisite competenze, i lavoratori risultano necessari e vengono confermati.

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L’aumento dei posti di lavoro a tempo determinato e di tipo parasubordinato vedo un incremento, rispettivamente i 2.200 e di 3.800 unità. Con livelli crescenti rispetto a quelli del 2023 e questo dato, assieme a quello precedente, conferma una tendenza a frenare i rapporti strutturati e lunghi a vantaggio di relazioni di lavoro incerti e poco impegnativi da gestire. In questo quadro salgono anche i contratti di lavoro a part-time, del 2% nell’anno, con un incidenza che, nel mesi di dicembre, ha segnato un più 35% complessivo, 26% per gli uomini e 49% per le donne. Segno evidente di una stagionalità e di una tipologia di impiego estremamente limitata ed episodica. Legata com’è ai picchi negli impieghi nel settore del commercio-servizi relativi alle festività natalizie.

Le realtà provinciali sono differenziate, sia per numero delle assunzioni che per tipologia dei contratti e della forza lavoro

Le migliori performance vengono registrate dalla provincia di  Verona, che segna un più 7.200 assunzioni. Seguita da quella di Venezia, ferma a 5.500 e di Padova a 5.100. Nel Trevigiano l’aumento dell’occupazione arriva ai 4.700 posti di lavoro. Mentre Vicenza vede un incremento di 3.200 a cui seguono Belluno e Rovigo con 1.500 e 1.400 nuove assunzioni. Il settore agricolo e il terziario, con più 4.400 e 19.400, sono i comparti trainanti mentre l’industria si accontenta di un aumento di 4.700 posti di lavoro. Che è meno della metà di quanto segnato l’anno precedente. Con una diminuzione del 7% in valori relativi e con una particolare difficoltà del settore metalmeccanico, certamente legata  alla particolare congiuntura internazionale. Che produce una calo sensibile del dato, segnando solo 200 nuove assunzioni rispetto al più 3.700 del 2023.

Automotive

Sintomo della crisi europea è anche la flessione del sistema dell’automotive, che si è contratto sensibilmente rispetto agli anni scorsi. E dei sistemi moda, dell’industria conciaria e del comporto legno-mobile, un altro dei tradizionali settori trainanti delle nostra economia regionale. Il radicamento del sistema economico veneto tra le più dinamiche realtà produttive europee, si evidenzia anche nella sensibilità alle contrazioni della domanda complessiva di questo mercato. Che, nell’anno scorso, ha comportato una forte diminuzione dell’occupazione, che risulta essere stata statisticamente contenuta solo per il ricorso massiccio alla cassa integrazione.

La cassa integrazione

Secondo le indicazioni dell’Inps, nel solo trimestre settembre-novembre 24, si è segnato un aumento del 21% delle domande di cassa integrazione. Che ha colpito in particolare Vicenza e Treviso. Ed è stata motivata dalla “mancanza di ordini o commesse di lavoro” o per “crisi temporanea di mercato”. Un settore che, per sue caratteristiche risente di meno delle difficoltà dei mercati internazionali, è quello dell’edilizia. Che infatti evidenzia un aumento di 4.200 operatori pur sostanzialmente confermando la performance dello scorso anno. E quello della logistica che mostra segni positivi aumentando gli occupati del 2% su base annua.

Il turismo

Persino il settore del turismo, in un Veneto prima regione in Italia per numero di presenze, ha segni positivi inferiori rispetto a quelli del 2023. Con 5.300 posti i lavoro in più rispetto agli 8.200 che erano stati segnati l’anno prima.

La crisi economica

I dati di Veneto Lavoro evidenziano una realtà economica regionale in assestamento che cerca di riposizionarsi. Con le proprie forze e secondo le proprie dinamiche di piccola e micro impresa agile e flessibile collegata ad una forza lavoro dalle grandi capacità di adattamento e di reimpiego. Navigando come può tra i flutti di una crisi economica continentale tra le più impegnative.

La partita che si giocherà nei nuovi scenari internazionali, e le scelte di politica occupazionale ed industriale che ne potranno seguire, ne caratterizzeranno il volto futuro.

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