La morte di Ramy, tracce della cancellazione di un filmato che sarebbe irrecuperabile

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Ci sono tracce della cancellazione di un filmato (che sembrerebbe ormai irrecuperabile) e che potrebbe svelare l’accaduto nella notte del 24 novembre scorso. Questo è ciò che risulta, in base a quanto riferito, dalla consulenza della Procura di Milano depositata oggi su un video dell’incidente in cui è morto Ramy Elgaml, dopo un inseguimento dei Carabinieri.
Il video in questione sarebbe stato girato dal testimone Omar, al quale i militari avrebbero intimato di cancellare. La relazione è stata firmata da Marco Tinti nominato dai Pm per verificare se il filmato sia stato o meno tolto dalla memoria. Cosa che sembrerebbe accaduta, viste le tracce di eliminazione dei frame. 

Il giovane testimone aveva raccontato di aver ripreso con il suo telefono la parte finale dell’inseguimento dato che si trovava all’angolo tra via Ripamonti e via Quaranta, proprio vicino al luogo dello schianto, e di essere stato raggiunto da due militari che lo avrebbero obbligato a cancellare il filmato.

I due Carabinieri ora sono indagati per frode processuale, depistaggio e favoreggiamento nell’ipotesi che davvero abbiano costretto il teste a rimuovere immagini che avrebbero potuto essere importanti per ricostruire la dinamica dell’incidente che ha portato a contestare, invece, a un altro Carabiniere l’accusa di omicidio stradale in concorso con Fares Bouzidi, alla guida del T-max che si è schiantato.

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Le ultime valutazioni della Procura di Milano, che continua a indagare sulle fasi finali (ossia sull’omicidio stradale, contestato al militare che guidava l’ultima macchina inseguitrice, e sul presunto depistaggio e favoreggiamento, per il quale sono indagati altri due Carabinieri) avevano rilevato, che non ci sarebbe stata alcuna violazione di regole, protocolli o norme penali nelle modalità dell’inseguimento di Ramy Elgaml, morto al termine di una fuga, portata avanti per circa 8 km per le strade di Milano. Il 19enne di origine marocchina era bordo di uno scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi, 22 anni, rimasto ferito, e i due venivano inseguiti da tre auto dei Carabinieri, che avrebbero tallonato il motorino fino a farlo cadere, caduta che è stata fatale per Ramy.

Come previsto dall’articolo 55 del codice di procedura penale:la polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale”. L’inseguimento messo in atto dai Carabinieri quella notte, con tre pattuglie e sei uomini, rientrerebbe in questa attività prevista per la polizia giudiziaria.

Ascoltato il carabiniere che aveva la bodycam

I pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola, hanno ascoltato un carabiniere come teste in Procura: si tratta del militare che aveva la bodycam che ha ripreso le fasi del soccorso ai due ragazzi, le cui immagini sono andate in onda anche in una trasmissione tv.

Gli inquirenti, da quanto si è appreso, hanno dovuto verificare se quei video fossero depositati agli atti.

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L’inseguimento e le tre frasi dei carabinieri

Nelle immagini riprese dei Carabinieri, agli atti degli inquirenti e trasmesse dal Tg3, si vede un primo impatto tra la gazzella dei militari e lo scooter sul quale ci sono due ragazzi. Dopo questo primo impatto, il mezzo a due ruote non cade. E nel servizio si sentono in successione diverse frasi choc dei carabinieri. Una prima (Vaff… non è caduto), pronunciata dopo lo speronamento. Una seconda frase simile, nel corso dell’inseguimento: Chiudilo, chiudilo… no, mer… non è caduto. Infine la terza frase, alla fine della corsa tra le strade del centro, quando sembra effettivamente esserci un ulteriore contatto, come testimoniano le immagini riprese, questa volta, da una telecamera del Comune.

Quando i due ragazzi perdono il controllo del mezzo e i Carabinieri avvertono via radio che i due “sono caduti”, un loro collega risponde “bene”. Agli atti degli inquirenti ci sono anche le immagini di due Carabinieri che, dopo l’incidente, si avvicinano a un giovane sul marciapiede, che alza le mani in alto: si tratta di Omar, il testimone che ha detto di aver ripreso tutto, aggiungendo che i militari dell’Arma gli avrebbero intimato di cancellare il filmato.

I legali di Fares Bouzidi, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, avevano commentato a caldo le immagini inedite e parlato di “omicidio volontario” e non stradale.  “La presunzione di innocenza deve essere applicata anche ai carabinieri” aveva dichiarato il ministro Piantedosi, commentando i fatti del 24 novembre scorso.

Dopo l’incidente, il quartiere Corvetto ha vissuto notti di tensione, con atti di vandalismo compiuti da chi chiedeva giustizia per il giovane egiziano.

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