certificati falsi e traffico di droga

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Le recenti indagini riguardanti il carcere di Rebibbia, a Roma, hanno rivelato attività illecite allarmanti che coinvolgono due cittadini abruzzesi. G.A. di Carsoli e G.P. dell’Aquila sono al centro di un caso che ha suscitato l’attenzione delle forze dell’ordine e dell’opinione pubblica. L’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, ha portato a gravi accuse e arresti, svelando un sistema di traffico di sostanze stupefacenti e falsificazioni burocratiche.

Le origini dell’indagine

L’indagine è partita nel marzo del 2018, quando i Carabinieri hanno iniziato a monitorare un detenuto noto per il suo coinvolgimento nel narcotraffico. Gli inquirenti hanno scoperto che il soggetto intratteneva rapporti con uno psicologo dell’ASL, legato al servizio per le dipendenze . Da qui, gli investigatori hanno iniziato a raccogliere prove di un complesso sistema che permetteva al narcotrafficante di mantenere il controllo sul traffico di droga, nonostante fosse incarcerato. Il ruolo di alcuni avvocati, coinvolti nella trasmissione di messaggi e direttive tra l’esterno e il carcere, è risultato cruciale, e il loro operato ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza e l’integrità del sistema penitenziario.

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Grazie a operazioni di pedinamento e intercettazione, si sono delineate due associazioni distinte, entrambe impegnate nel traffico di stupefacenti. Una delle due organizzazioni è guidata dal narcotrafficante originario, affiancato da un altro importante esponente del narcotraffico romano, mentre l’altra funge da rifornitrice. Questa rete si è avvalsa anche di canali di approvvigionamento esteri, dimostrando una struttura ben organizzata e radicata nel territorio.

Arresti e sequestri nel mirino degli inquirenti

Nel corso delle operazioni avviate per sgominare le due reti, le forze dell’ordine hanno arrestato sette individui, trovati in possesso di rilevanti quantità di sostanze stupefacenti. Circa 21 chilogrammi di cocaina, insieme a 1,5 chilogrammi di marijuana e hashish, sono stati sequestrati, insieme a due pistole di provenienza furtiva e una somma di denaro contante di circa 84.000 euro. Questi risultati hanno evidenziato l’intensità e l’ampiezza dell’attività criminosa che si sviluppava anche all’interno della stessa struttura penitenziaria.

Le operazioni si sono svolte in diverse località, tra cui Tor Bella Monaca e Nuovo Salario, dove gli agenti hanno effettuato arresti in flagranza di reato. Durante i controlli sono stati inoltre rinvenuti Rolex e somme ingenti in contante, a dimostrazione della solidità economica dell’organizzazione.

Un aspetto di rilievo emerso dalle indagini è il coinvolgimento di diverse province italiane, consolidando l’idea di un’operatività estesa a livello nazionale. Non solo Roma, ma anche Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila e altre città sono stati oggetto di perquisizioni e di misure preventive da parte degli inquirenti.

Le irregolarità nel sistema penitenziario

Un altro filone d’indagine ha messo in luce anomalie relative all’assegnazione di benefici penitenziari. Questi benefici, che permettono ai detenuti di accedere a programmi di igiene e reintegrazione sociale, avrebbero subito distorsioni a causa di falsificazioni documentali e corruzione. Un presunto sistema illecito avrebbe visto alcuni professionisti, tra cui uno psicologo già arrestato, impegnati nel creare certificazioni false che attestassero falsi abusi di sostanze o condizioni di tossicodipendenza.

L’attività di corruzione non si limitava solo a concessioni illegittime di trattamenti. Ci sarebbero stati anche rapporti diretti tra lo psicologo e alcuni detenuti, favorendo l’inserimento di nuovi casi, generando ulteriori compensi per i servizi forniti. Un episodio particolarmente allarmante ha visto il pagamento di 1.000 euro a questo professionista, in cambio di una relazione psicologica favorevole per ottenere i benefici penitenziari.

Le indagini ora si focalizzano sulla revisione delle procedure di assegnazione dei fondi pubblici, che coinvolgono progetti legati alla salute e al supporto per i detenuti. La transazione di circa 100.000 euro, richiesta attraverso un bando della Regione Lazio, non è stata mai finalizzata a causa di irregolarità nel processo di selezione.

La dimensione del caso è tale che oggi almeno 300 Carabinieri sono impegnati ad eseguire ordinanze cautelari nei confronti di soggetti coinvolti in questo sistema illecito, mettendo in luce una rete criminale più ampia che ha scosso le fondamenta della sicurezza carceraria.

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Ultimo aggiornamento il 27 Gennaio 2025 da Sofia Greco





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