Vince la destra, ma la sinistra tutta insieme ha preso più voti. Le elezioni del comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati si sono chiuse ieri con una buona affluenza: sono state 6.855 le toghe che, tra domenica e ieri, hanno espresso il loro voto in via telematica, l’81% degli iscritti.
Vola Magistratura indipendente, la corrente storicamente conservatrice, che raccoglie 2.065 voti in totale. Seguono Area democratica per la giustizia (1.803), Unicost (1.560), Magistratura democratica (1.081) e Articolo 101 (304). Rispetto alle elezioni del 2020, si notano la crescita dell’affluenza (che allora si fermò a quota 6.099) e l’aumento dei consensi delle liste progressiste. Cinque anni fa dentro Area c’era anche Md e i voti complessivamente raccolti furono 1.785. Adesso, da separati, Area ha aumentato i suoi consensi di 18 unità mentre Md è passata da zero a 1.081. La semplice aritmetica ci dice che un’eventuale lista unitaria sarebbe stata ampiamente in testa.
PARTE DELLE PREFERENZE affluite a sinistra di certo vengono da Articolo 101, la corrente «contro le correnti», che in cinque anni ha più che dimezzato i suoi consensi (da 651 a 304), mentre, contrariamente a quanto si prevedeva alla vigilia, Magistratura indipendente non è riuscita a intercettare i voti lasciati liberi da Autonomia e indipendenza, la corrente di Piercamillo Davigo scomparsa durante l’ultima consiliatura e che nel 2020 raccolse 749 voti. Mi ha visto i suoi consensi aumentare di 417 unità e i centristi di Unicost di 348.
Per quanto riguarda la ripartizione dei seggi: 11 sono gli eletti di Mi, 9 quelli di Area, 8 di Unicost, 6 di Md e 2 di Articolo 101. Il record di preferenze se lo è aggiudicato il giudice palermitano di Mi Giuseppe Tango (688), che ha preceduto di poco il procuratore di Messina e suo collega di lista Antonio D’Amato (652). Seguono Chiara Salvatori (569), Mariachiara Lionella Vanini (524), Gerardo Giuliano (427), Stefano Ammendola (379), Cesare Parodi (366), Domenico Armaleo (358), Giulio Caprarola (338), Paola Ciriaco (275) e Romina Incutti (194)
Per Area in testa c’è il sostituto procuratore di Rieti Rocco Maruotti (514), davanti a Paola Cervo (464), Emilia Conforti (399), Antonio Diella (380), Ida Teresi (294), Chiara Valori (262), Gianna Manca (237), Andrea Vacca (232), Domenico Pellegrini (206). Unicost ha eletto Marcello De Chiara (414), Monica Mastrandrea (385), Dora Bonifacio (379), Marinella Graziano (363), Paola Cesaroni (314), Gaspare Sturzo (294), Giuseppe Amato (285) e Domenico Canosa (274). Questa invece sarà la truppa di Md: Sergio Rossetti (268), Stefano Celli (251), Marco Patarnello (234), Rachele Monfredi (191), Leonardo Lesti (184), Giulia Marzia Locati (160). Articolo 101 porta al Cdc Andrea Reale (160) e Natalia Ceccarelli (74).
L’8 febbraio verranno nominati i nuovi vertici. La tendenza generale è di arrivare alla composizione di una giunta unitaria e per il posto di presidente, al momento, i favoriti sono Tango di Mi e Maruotti di Area, ma le trattative devono ancora cominciare e il gioco di equilibri interni potrebbe portare a stravolgimenti e a valutazioni diverse.
«SONO SODDISFATTO del risultato di Area che ha avuto un enorme consenso, nonostante la separazione con Md. Ma quel che più entusiasma è la grande affluenza alle urne che dimostra la forza e la credibilità dell’Anm, nonostante gli attacchi subiti in questi giorni», commenta il segretario di Area Giovanni Zaccaro.
Dalle parti di Md si parla esplicitamente di exploit: da 3 consiglieri eletti ai tempi del cartello di Area ai 6 ottenuti in queta tornata. Così il segretario Stefano Musolino: «Abbiamo raddoppiato la nostra rappresentanza. È stata un’elezione strana perché il disfacimento di Autonomia e indipendenza e la decrescita dei Centouno ha generato una distribuzione di voti su tutti i gruppi, insieme ad una crescita di votanti sintomo di grande vitalità per l’associazionismo. Ne nasce un Cdc equilibrato, variegato, colorato nel quale raccogliere l’entusiasmo e la creatività che è venuta dai magistrati più giovani».
ESULTANO anche dentro Unicost. «La crescita dei consensi del gruppo – si legge in una nota – dimostra che la magistratura italiana rifiuta la polarizzazione tra destra e sinistra e rivendica l’importanza di riconoscersi nel modello di magistrato disegnato dalla Costituzione».
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