Edoardo De Angelis al Kustendorf film and music festival

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Il regista, sceneggiatore e producer Edoardo De Angelis al Visconti durante la 18^edizione del Kustendorf film and music festival.

Il talentuoso regista, sceneggiatore e producer Edoardo De Angelis ha svolto l’incarico di Presidente della Giuria Internazionale per quanto concerne la valutazione degli Short-Movie, presso la 18^edizione del Kustendorf film and music festival e ci ha generosamente concesso una stimolante intervista che riportiamo di seguito.

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In realtà io avevo preparato altre domande, ma visto che abbiamo condiviso la proiezione del film”Underground” del Professor Emir Kusturica e tu mi hai detto che è la prima volta che lo visioni in sala, ti chiedo che impressione ti ha suscitato?

Sì, è la prima volta che lo vedo in sala infatti, ma come spesso ho detto, non solo l’ho visto pù e più volte, ma è il film che ho visto probabilmente più volte nella vita, perchè Emir è a tutti gli effetti il mio Maestro. Negli anni’90 lui realizzava quei film che noi avevamo smesso di fare. Infatti nei suoi film è molto presente il tratto distintivo della commedia italiana, un’attitudine cinica, ma al tempo stesso molto vitale, la tendenza a penetrare la verità così a fondo da renderla allegorica. Però lui, Emir, la mischiò subito con l’elemento dionisiaco-balkanico ed il momento storico in cui i riflettori erano accesi su questo Paese, la detonazione fu devastante e lo fu anche per me. All’epoca vedevo come adesso pochissimi film tantissime volte. Ed “Underground” è uno di quei film.

Quindi ce l’hai proprio nella coscienza, ti è rimasto impresso sin da ragazzo?

Sì, ma come alcuni film di Scola, di Fellini. Mi affascina la miseria di certi esseri umani che per esorcizzarla la seppelliscono sotto la magnificenza. Alcuni personaggi sono emblematici in questo senso.

E’bella questa tua affermazione…

Beh, ma perché anch’io sono stato circondato da persone del genere, ho vissuto in ambienti molto simili.

Tu sei nato a Napoli?

Io vengo da Portici, comune vesuviano, poi sono cresciuto a Caserta. Napoli è stata una mia scelta da adulto, perché è una città che amavo. Per i miei due matrimoni sono andato a Napoli. Diciamo che quando mi sposo vado a Napoli e quando mi divorzio torno a Roma! Quindi Napoli è la città romantica e Roma è la città meno romantica, “più di battaglia”.

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Roma rappresenta dunque per te la città di lavoro?

Sì, di lavoro, all’epoca frequentavo il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Al Centro sperimentale hai realizzato il Corto che poi all’epoca hai presentato qui al Kustendorf?

Sì, quello era il Film di Diploma. Si chiamava “Mistero e Passione di Gino Pacino”.

Il titolo era già molto visionario, un pò alla Kusturica?

Sì. Questa è la storia di un uomo che sogna di fare l’amore con Santa Lucia e che poi perde la vista per il senso di colpa. Sono portato a pensare che attingiamo tutti dalla stessa fonte reperibile nell’umanità. non mi interessa il Cinema che si rifa ad altro Cinema, perchè lo considero un gesto di maniera la “citazione”; vero è che a volte l’esperienza cinematografica è così profonda, così coinvolgente che rappresenta un’epserienza di vita. Anzi, forse diventa proprio un baluardo d’un’esperienza di vita, addirittura una “Guida” ed alcuni film sono così pregni di vita che rappresentano un’esperienza che è tangibile; qualcosa di concreto cui fare riferimento, che toccano una dimensione sentimentale-emotiva ad un livello così profondo che ti smuove e che quindi ti porta a guardare il mondo intorno a te in modo sempre nuovo.

Altri film che ti hanno appunto toccato negli anni’90, quand’eri ragazzo, quando andavi a scuola?

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Allora, per restare in tema, “Brutti, Sporchi e Cattivi”, perchè se vedi in filigrana tutto il film, ma soprattutto la sequenza iniziale e vedi poi “Il Tempo dei Gitani” di Emir, sono quasi sovrapponibili. Ecco perchè quando sono arrivato la prima volta qui al Kustendorf nel 2008 mi hanno accolto come “un cugino lontano”. Ci siamo riconosciuti con questa gente. Non intendo solo i Serbi, ma all’epoca c’erano Russi, Armeni, con i quali a fine proiezione ci siamo abbracciati, perchè poi il Cinema è bello quando genera una forma di condivisione e quando le persone a fine proiezione cercano un abbraccio vuol dire che hanno trovato in quello che hanno visto qualcosa che li ha scossi. Mi fa pensare sempre al sentimento della commozione l’abbraccio.

Penso sia stato bellissimo partecipare alla prima edizione del Festival del Kustendorf?

Sì. Tutto stava cominciando, poi io avevo appena finito di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Venivo invitato qui da colui che consideravo il mio Maestro, ma che non avevo mai incontrato. Però da quel momento poi sono tornato e Kusturica mi ha aiutato arealizzare il mio primo film “Mozzarella Stories”. Insomma si tratta di una relazione che poi è continuata, poi ad un certo punto si è interrotta per vari impegni e perchè nessun maestro è veramente tale se ad un certo punto non ci stacchiamo da Lui.

Poi però sei tornato l’anno scorso?

Poi con il tempo giusto, perchè nel frattempo Emir Kusturica si è innamorato della scrittura di Sandro Veronesi, cui ha consegnato un Premio importante. L’ha invitato qui l’anno scorso a fare il Presidente di Giuria dei Cortometraggi e quindi ci siamo ritrovati su un film che portava avanti tematiche che gli sono anche molto care e quindi è stato un momento toccante. Questo è un luogo così circoscritto che tutto assume i connotati più estremi.

Quest’anno sei Presidente di Giuria. Posso chiederti quali saranno i parametri tecnici in base ai quali valuterai i lavori dei giovani promettenti cineasti e gli elementi che riguardano la sceneggatura che di solito attraggono la tua attenzione?

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Guardando un Cortometraggio ritengo che il parametro tecnico sia assolutamente irrilevante. Il Cortometraggio è una “promessa”. E’la promessa che contiene il desiderio cinematografico, il desiderio di stare nel mondo in un certo modo; contiene una visione del mondo, contiene una serie di personaggi che si presume siano la rappresentazione di come l’autrice o l’autore in questione vede l’essere umano. Questo per me è rilevante. La tecnica è qualcosa che si impara, come si vede il mondo no!E’ qualcosa che è così personale ed unico ed è quella la vera ricchezza di un Autore. Se l’autrice o l’autore detengono quella ricchezza, allora quello è un tesoro che un giorno germoglierà. Se non la detengono, si può anche fare un esercizio tecnicamente perfetto, ma quello è del tutto irrilevante.

Ok. Quindi dai più valore alla sceneggiatura, a quello che uno ha da raccontare?

Assolutamente!Quello di cui quell’essere umano è portatore. Io mi chiedo se quella visione possa portare all’umanità un giovamento. Questa è la domanda. La domanda è impegnativa, ma è impegnativo il Cinema. Se non c’è giovamento per l’umanità, il Cinema rischia d’essere un gesto individualista, autocelebrativo, addirittura onanista e questo è proprio quello di cui nessuno ha bisogno.

Infatti, come dicevi prima chiaccherando, fare Cinema è un gesto politico?

Sì. Ritengo che fare Cinema sia sempre un gesto politico.

Molto forte come dichiarazione, però molto bella, perché non tutti i registi purtroppo la pensano così; “purtroppo” dal mio punto di vista.  

Ognuno la pensa come crede. Ho la sensazione che anche chi dichiara il contrario nega una realtà di fatto. Ogni volta che noi scegliamo un Soggetto, noi decidiamo di parlare a qualcuno. In qualunque modo noi ci estraniamo da noi stessi e ci rivolgiamo ad una moltitudine. Questo è politica! Se qualche collega dice di no, io lo rispetto, ma è un falso, una bugia, una dichiarazione mendace.

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Ci sono dei tuoi colleghi contemporanei di cui apprezzi il lavoro?

Molti colleghi. Di molti apprezzo il lavoro, mi piace molto condividere le storie quando stanno nascendo, mi piace molto vedere i film quando non sono ancora ultimati. Mi piace, quando è possibile, produrre l’Opera Prima di qualche artista di cui ritengo “la voce sua” si debba sentire. Qualche anno fa ho prodotto “Una Femmina” di Francesco Costabile. Scrivemmo il Soggetto Lirio Abbate ed io e poi il mio compagno del Centro Sperimentale ancora non aveva esordito, ma pensavo che la sua voce fosse degna d’essere ascoltata ed infatti adesso ha realizzato un secondo film che ha avuto anche il suo seguito e penso che lui sia un autore di cui avevamo bisogno. Se mi dovesse capitare, lo farò ancora.

Beh, molto generoso da parte tua…

Io penso che se il Cinema sia buono, ci fa crescere tutti. E’relativa la generosità. E’ un gesto sociale, perchè il Cinema è un “Mistero”; torno a ribadirlo! Ma per me pensare questo ed esserne consapevole significa anche produrre quando posso chi ancora non ci è riuscito o promuovere la sua visibilità, in quanto Membro del Direttivo dell’Accademia del David di Donatello quest’anno abbiamo introdotto una serie di dispositivi che aumentano la visibilità delle Opere Prime, proprio perchè a volte non tutti hanno la stessa occasione d’essere visti ed invece l’attenzione di chi vota, soprattutto deve cadere su chi ha cominciato e, chi comincia, per me ha il dovere dell’avanguardia.

Molto perspicace come visione…

A me sembra molto naturale. Si è portati a pensare che l’ambiente del Cinema sia sofisticato ed a volte forse lo è pure, però io vengo da Caserta, a me non importa, il Cinema per me è un gesto naturale e questa “naturalezza” è qualcosa che va difeso, va perseguito, va incrementato, perchè questo è quello che poi ci porta a vedere un film e ne usciamo pure che abbiamo fatto qualche passo in avanti

Ascolta, ti volevo fare una domanda tecnica, seggeritami dal regista Sergio Basso, che mi ha parlato molto del tuo film “Indivisibili”, la cui storia è molto intensa. Intanto ti ispiri alla storia delle gemelle siamesi Hilton? 

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Nella vicenda no, ma ho mutuato i loro nomi, Daisy e Viola.

So che a livello tecnico tu per girare le scene hai letteralmente legato le due attrici. Questo ha concesso un pò di Visual Effects in parte secondo la “vecchia maniera” ed anche nell’ultimo film “Comandante”c’è del lavoro in post-produzione di Visual Effects?

Nell’ulimo film ce n’è molto di più.

Ecco, volevo solo capire: è un tipo di ricerca che ti interessa dal punto di vista tecnico e della grammatica del film?

Mi interessa, ma sinceramente ancora non mi soddisfa il mondo degli effetti visivi digitali o meglio mi soddisfa sotto un profilo pittorico; sotto il profilo della ricostruzione degli eventi ancora penso pecchi della possibilità d’un controllo totale e quindi resto più affezionato agli “effetti speciali”d’un tempo. In “Indivisibili” noi abbiamo costruito delle protesi in silicone medico che tenevano le ragazze “attaccate”. L’effetto era proprio reale, essendo le protesi in silicone medico, quindi dello stesso colore della pelle, realizzato sul calco dei loro corpi. Quando l’effetto è materiale non ti puoi sbagliare.

Forse questo rappresenta anche un aiuto per gli attori, al fine d’immedesimarsi maggiormente nella parte?

Infatti l’attore deve immedesimarsi invece di agire su uno “schermo verde”.

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Infatti, perchè molto Cinema americano oggi è girato così…

Eh, lo so, ma così siamo in una dimensione che si allontana parecchio dalla verità.

Tu dirigi gli attori alla”vecchia maniera”?

Bisognerebbe capire cosa sia la “Vecchia Maniera”, perchè la vecchia maniera voleva che gli attori recitassero addirittura i numeri, perchè prima non c’era la presa diretta. No, non li dirigo alla vecchia maniera, però io gli attori e tutto il set li/lo dirigo in un modo che favorisca la performance degli attori. Quindi ogni scena la giro dall’inizio alla fine, non spezzetto, non faccio Pick-up, l’attore non ha segni. Esiste un mondo dove loro possono vivere e tutto l’apparato tecnico deve andare dietro a loro, perchè il Cinema per me è un’Arte al servizio dell’Essere Umano.

Non il contrario?

No. Se c’è questo ribaltamento di priorità dove l’attore deve servire la tecnica, semplicemente si inaridisce il fotogramma. Qualcuno può pensare che il sangue si trovi solo nelle vene, invece posso testimoniare che alcuni fotogrammi sono pieni di sangue, ma quelli pieni di sangue sono quelli che sono al servizio dell’essere umano. Sono generati dal movimento, dall’azione del corpo e dalla voce dell’essere umano.

E come è stato lavorare con Pierfrancesco Favino?

Lui è un computer che aveva desiderio d’andare in tilt. Ed io avevo desiderio di mandarlo in tilt. Gli ho chiesto “l’abbandono”, perchè mi sembrava che fosse un artista che avesse ancora tanto da dire e, soprattutto, rivelazione di una parte di sè non del tutto cosciente. Quel personaggio voleva l’emersione del non cosciente ed è una sfida che lui ha accettato con entusiasmo, perchè era proprio quello che desiderava.

Un’ultimissima domanda: tu hai lavorato anche per la TV?

Ho realizzato la trilogia tratta dalle Opere di Edoardo De Filippo e poi “La vita bugiarda degli adulti”dal romanzo della Ferrante.

Consentimi di muoverti un complimento, perchè io ho visto quella versione televisiva di “Natale in Casa Cupiello” che non sapevo fosse tua; l’ho visionata ed ho pensato“Bravi questi nuovi registi!Molto innovativa e curata la regia!”

In quel caso ho fatto un film così come di solito io realizzo i film, senza nessuna remora. Poi Castellitto credo sia veramente uno degli attori più importanti di tutti i tempi. Abbiamo realizzato il primo film, poi ci è venuta la voglia di farne tre, perchè volevamo esplorare il tema della famiglia nell’opera di De Filippo attraverso l’evoluzione tra i decenni a Napoli. Hai i primi vagiti della Borghesia nel 1950, poi hai i primi anni’60 con “Non ti pago” con questa piccola borghesia con il proprietario di Bancolotto, però benestante e poi hai quella borghesia esplosa di fine anni’60 che è stata limitrofa con l’Aristocrazia, rappresentata da quelli che poi si sono comprati la città con “Sabato, Domenica e Lunedì”.

Complimenti ancora! Ti auguro di continuare anche in questa direzione d’estrapolare Opere dal Teatro, perchè molto interessante.

Non so se vi tornerò, ma andava fatto.

Beh, De Filippo ci ha lasciato un’importante eredità a livello della Cultura italiana.

Io venivo da “Indivisibili” e da “Il vizio della speranza”, dove veramente avevo dato fondo a quella che era la mia missione, quindi volevo esplorare le parole degli altri.

Tutto ciò ha permesso che arrivassi nelle case degli Italiani.

Beh, “Natale in Casa Cupiello” ha maturato il 24% di Spettatori. Mi sono detto “Vediamo che succede!”, perchè volevo sfatare l’opinione secondo cui solo il materiale mediocre potesse arrivare a tante persone. Mi sono detto”Io lo realizzo come lo farei e vediamo che succede!”. E’andata bene. Ha fatto 24 milioni di spettatori.

Ti ringrazio infinitamente, non ti disturbo oltre.

Ringraziamo profondamente Edoardo De Angelis per la magnaniità con cui ci ha concesso questa lunga e ricca intervista.

Ringraziamo parimenti il Professor Emir Kusturica, che ha reso possibile l’organizzazione anche di questa 18^edizione del Kustendorf film and music festival che è una manifestazione cinematografica unica al mondo e ringraziamo l’Ufficio Stampa per la costante disponibilità.

Romina De Simone

 

 

 

 

 

 

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