Medici da Israele, Brasile, Argentina e anche Albania per soccorrere la sanità piemontese alle prese con liste d’attesa, bilanci in rosso e mancanza di personale. I primi dieci camici bianchi, provenienti da Israele, sono già arrivati in Piemonte, per sopralluoghi nelle Asl di Novara e Vercelli. «Perché non è c’è cattiva volontà della Regione ad assumere, è che non si trovano professionisti. Lo scouting estero diventa la risorsa necessaria». Così l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, nell’intervista realizzata nella nostra redazione.
Assessore, la sanità piemontese è malata?
«Questa è una domanda imbarazzante… – indica i titoli dei giornali sul tavolo -. Questi titoli sono lo specchio della situazione. Diciamo che è una sfida per chi ha accettato di fare l’assessore alla sanità»
Si dice che ci sono due tipi di matto: chi si crede Napoleone e chi vuole risanare le ferrovie. In questo caso la sanità?
«Io sono il secondo tipo di matto. Anche un po’ Don Chisciotte»
Siamo messi così male?
«Io guardo i titoli e mi concentro su questi: “Miracolo alle Molinette”, “Scoperta scientifica…”. Io sono un ottimista e vedo queste cose»
Ma qui parliamo di quella che chiamiamo sanità di eccellenza, mentre i problemi sono nell’ordinario, nei pronto soccorso, la medicina di prossimità…
«E allora dobbiamo fare in modo che tutti diventino eccellenza. La sanità ha certo bisogno di essere curata, ha bisogno di manutenzione»
Ma qual è il vero problema? Manca il personale, manca l’organizzazione o è un insieme di tutte queste cose?
«Il primo è quello del personale. Quindi sfruttiamo l’onda lunga del governo che ha tolto il numero chiuso nelle università e cerchiamo i professionisti, anche all’estero. Poi è un problema di organizzazione: troppi sprechi, farmaci gettati via, persino una cattiva logistica delle strutture. Io, per fortuna, ho ereditato dall’assessore l’Azienda Zero, che è un modello di organizzazione orizzontale. Dobbiamo pensare un servizio pubblico che si comporti come il privato»
Per le liste d’attesa è solo questione di personale?
«Anche di organizzazione e gestione delle agende dei Cup. Poi, per fare fronte a questo, abbiamo preparato una Control Room al quinto piano del Grattacielo della Regione dove monitorare le liste d’attesa, sulle quali pianifichiamo riunioni settimanali con i direttori generali… E contiamo sull’impiego dell’intelligenza artificiale per ottimizzare le prenotazioni, sulla base della scheda personale del singolo, della sua capacità di spostamento: a un anziano fragile, magari senza auto, non si può chiedere di andare da Torino. Mentre io, Federico Riboldi, automunito, posso anche pensare di andare dalla mia città, Casale Monferrato, a Torino»
Bene la programmazione, ma – per il momento – l’intelligenza artificiale non va in corsia, non fa le visite
«No, per questo serve riorganizzare anche il personale, i servizi, seguire l’esempio di un’azienda privata»
Lei fa l’esempio del privato, ma, alla Città della Salute, l’intenzione sua e del Commissario in arrivo, Schael, è limitare la libera professionale, l’intramoenia.
«Nessuno vuole colpire la libera professione, ma deve essere gestita. Noi siamo pagati dallo Stato, dobbiamo fare l’interesse del servizio pubblico»
Succede, invece, lo dicono anche le inchieste giudiziarie, che un medico faccia visite a pagamento negli stessi orari del pubblico. Così, una lista d’attesa svanisce se si va a pagamento dallo stesso professionista, nella stessa azienda se non nello stesso ufficio.
«Noi abbiamo una missione: abbiamo una forchetta fra l’8 e il 12% dei cittadini piemontesi che hanno rinunciato alle cure. Sono anziani con pensioni minime, giovani senza lavoro, madri sole. A quella parte noi ci rivolgiamo. Ma significa anche che queste prestazioni aggiuntive vengono retribuite in modo adeguato, permettendo anche a chi ne ha necessità di avere una maggiore retribuzione»
«I medici fanno già molti sacrifici», rispondono medici e infermieri alla sua proposta di visite negli orari serali o nei weekend. C’è l’intenzione di prolungare le attività anche dei medici di famiglia?
«Sarebbe una bella discussione. La proporrò più avanti. Noi dobbiamo tagliare le liste d’attesa, perché le Urp delle nostre Asl sono intasate di proteste. Noi lavoriamo per il pubblico»
Sulle liste d’attesa, ci sono dei fondi dello Stato, ma il ministero dice che non vengono spesi.
«Noi non abbiamo contestazioni di questo tipo. Anzi quest’anno avremo 250 milioni in più dal ministro Schillaci, abbiamo ricontrattato dei mutui…»
Ma le aziende vanno riorganizzate, le spese tagliate, anche le forniture?
«Quello che le Asl chiedono, bisogna chiarire che non sono capricci, ma necessità: proviamo però a trasformarle in piano triennale. Così le forniture, le attrezzature le spalmiamo su un arco temporale»
Parliamo di bilanci: solo sulla Città della Salute balla un deficit di 60 milioni. Il nuovo commissario Schael ha lamentato di dover firmare lui un bilancio ereditato da altri.
«Io sono sicuro che alla fine lo firmerà. Perché è un uomo del servizio pubblico»
Quanto tempo si dà, per questo suo piano di cure?
«Tre anni, fra tre anni vedremo i risultati»
Spesso in politica, quando qualcosa non va, si dà la colpa alla situazione ereditata dalla giunta precedente. Lei non può. Non può prendersela con il presidente Cirio.
«No – ride -. E ho un ottimo rapporto con Icardi. Diciamolo: io sono anche disposto a fare il parafulmine, ma dobbiamo remare tutti nella stessa direzione».
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