Ridare significato alla parola “Pace”

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Necessario il dialogo, la scuola un luogo d’incontro

PORTOGRUARO. Il 25 gennaio , presso la Sala delle Capriate a Portogruaro, l’Associazione Maestri Cattolici, ha organizzato un momento di riflessione , intitolato “Ridiamo significato alla Pace”

In questo momento così delicato della nostra storia, in cui vi sono due conflitti con implicazioni internazionali  in evidenza (Ucraina vs Russia e Israele vs Gaza), oltre ad altri 60 nel mondo, parlare di Pace ha più che mai senso.

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Necessario il dialogo

La presentazione e l’introduzione è stata affidata alla Presidente Nazionale Esther Flocco, che ha evidenziato come la pace sia costruita attraverso un dialogo che unisce ed accorcia le distanze.

Inoltre ha citato le parole di Papa Francesco, per cui la vera pace nasce da un cuore disarmato.

Per questo è necessario intensificare gli sforzi educativi con una pedagogia del dono, basta sull’umiltà, la gratuità, la disponibilità, proprio perché la scuola è un luogo di incontro, dove si può fare palestra di gestione dei conflitti,dove si può concretizzare l’inclusione dei più fragili.

Altro messaggio forte di Papa Francesco:la pace  non inizia  solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un mondo nuovo.

Quale pace?

La prima relazione è stata particolarmente accattivante per la tematica trattata: “Quale pace ? Considerazioni tra filosofia e teologia”. In particolare la relatrice, prof.ssa ordinaria di Filosofia Teoretica all’Università di Trieste Alessandra Ghilsaghi, ha proposto una riflessione sul fatto che la pace non è quella dei trattati internazionali, che come sappiamo talvolta sono il prologo per una nuova guerra per l’insoddisfazione dei contraenti, né quella utopica. E’ necessario piuttosto un cambio di logica e di prospettiva. La storia dell’umanità è intessuta dallo Jus in bello, il diritto di fare la guerra per difendere il proprio territorio, i propri privilegi ed interessi, la propria religione.

Ma fin dall’antica Grecia si distingueva tra due tipi di conflitto: quella verso gli stranieri, Polemos e quella non legittima, Stasis, non legittima perché una guerra civile, che diventa la malattia di un corpo organico. Noi siamo in un mondo globalizzato; quindi quando si scatena un conflitto tutti ne subiamo direttamente o indirettamente le conseguenze.  Quindi è come se facessimo la guerra a noi stessi.

Investire nell’istruzione

Il secondo intervento è stato affidato al prof. Raul Caruso dell’Università Cattolica di Milano, ordinario di Politica Economica, nonché Direttore di Peace Economics. Poichè lui è anche professore di Economia della Pace, unica cattedra in Europa, ci ha fatto riflettere come non è vero che la guerra alzi il Pil, perché chi si arricchisce sono pochi: i mercanti di armi e tutti quelli che dalla guerra traggono profitto. I conflitti lasciano invece devastazione materiale e spirituale e ci vogliono anni per la ricostruzione. Ciò che sta succedendo a Gaza ed in Ucraina e sotto gli occhi di noi tutti, purtroppo. Investire invece nell’istruzione, come ci ha dimostrato anche il caso dell’Irlanda qualche anno fa, alza il Pil di tutta la popolazione ed in un tempo prolungato.

Quindi con dati statistici e tabelle alla mano, il professore ci ha dimostrato quanto sia più proficua la Pace anche per l’economia.

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Rapporto tra pace ed educazione

Il terzo intervento, di tipo pedagogico- didattico  è stato a cura del prof. Giuseppe Desideri, un dirigente scolastico, Presidente della Fondazione AIMC, che ha evidenziato il rapporto tra pace ed educazione, in quanto quest’ultima è a tutti gli effetti l’arma della pace, come diceva Maria Montessori. Invece nelle nostre scuole  si continua ad insegnare una storia dove i personaggi importanti sono quelli che hanno fatto la guerra, non i premi Nobel.

Quindi nel nostro immaginario l’eroe è chi combatte, ma l’eroismo in realtà è anche di chi tenta di non cadere nel conflittoNella scuola passa il futuro dell’umanità (anche Trump e Putin sono andati a scuola…) e insieme alla famiglia sono i contesti in cui si può educare alla pace, dove è necessario imparar a risolvere i conflitti ogni giorno in modo sistematico, intenzionale, continuo e ricorsivo.

La sua relazione è stata particolarmente rilevante perché in sala era presente una classe quinta di Scienze Umane  dell’Istituto Belli di Portogruaro accompagnati dal prof. Pellarin.

Le varie relazioni sono state intervallate da dei momenti musicali che ricordavamo i brani più evocativi della Pace : “Immagine” di John Lenon, “La guerra di Piero” di De Andrè e molti altri.

L’evento è stato fortemente voluto per il significato particolare che ha la Pace in questo particolare momento storico dalla Presidente regionale dell’AIMC, Annamaria Iazzolino, che è stata  coadiuvata nell’organizzazione dal consigliere nazionale dell’AIMC, Annarosa Pascotto ed è stato curato nei minimi particolari: accoglienza, brochure e gadget , attestati di partecipazione anche per gli studenti.



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