Accessibilità digitale, diritto universale: il lavoro dell’Intergruppo parlamentare

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L‘inclusione digitale si riferisce alla capacità di garantire a tutti l’accesso e la partecipazione alle tecnologie digitali. Questo significa assicurare che tutte le persone, indipendentemente dalla loro età, genere, reddito o background, abbiano la possibilità di utilizzare strumenti digitali come computer, smartphone e connessione a internet in modo efficace e sicuro. E per promuovere iniziative culturali e legislative che permettano ai 13 milioni di italiani con deficit di diversa natura di accedere alle informazioni e servizi digitali, è nato lo scorso anno, a Montecitorio, l’Intergruppo sulla accessibilità digitale.

E il convegno ‘Countdown dell’EAA: l’accessibilità digitale diventa realtà” di ieri, alla Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, su iniziativa dell’On. Luciano Ciocchetti e dell’Intergruppo Parlamentare sull’Accessibilità Digitale, intendeva proprio fare il punto su una questione che richiede ancora molti sforzi concreti.

All’evento – organizzato insieme a Andrea Venuto, coordinatore comitato tecnico scientifico dell’Intergruppo, a Mario Nobile Direttore Agid e a Maurizio Borgo garante nazionale disabili – il vicepresidente della Commissione Affari Sociali, Ciocchetti ha spiegato come “a sei mesi dall’applicazione dello European Accessibility Act (EAA)”, l’Italia si trovi “in un momento cruciale per trasformare i principi dell’accessibilità digitale in realtà concreta”.

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Un passo indietro
L’”Accessibility Act” (direttiva UE 2019/882) è stato recepito dal d.lgs. 82/2022 e a partire dal 28 giugno 2025 tutti gli operatori economici dovranno garantire che i prodotti e i servizi elencati nell’art. 1 del d. lgs. 82/2022, siano accessibili secondo i requisiti disciplinati dal decreto stesso.

Spiega Ciocchetti che “l’Intergruppo parlamentare sull’accessibilità digitale sta portando avanti un grande lavoro di verifica e controllo sull’applicazione delle direttive europee e sulla normativa nazionale perché davvero le attività digitali siano accessibili a tutti. È nostro compito monitorare che sia i servizi della pubblica amministrazione che quelli delle società private garantiscano a ogni cittadino indipendentemente dalle proprie capacità dia accedere al mondo digitale”. 

Cosa ormai assolutamente necessaria nell’attuale contesto sociale. E a proposito di inclusione digitale, “l’intergruppo sta lavorando anche per dare la possibilità alle persone con disabilità che non possono recarsi alle urne per esprimere il proprio voto di trovare alternative come ad esempio il voto elettronico”: sarebbe infatti iniziata una “interlocuzione con il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro perché il diritto al voto sia garantito a tutti”, ha aggiunto Ciocchetti.

Servizi accessibili a tutti
Il tavolo tecnico dell’Intergruppo Parlamentare sull’accessibilità digitale mette in evidenza alcuni punti di attenzione nella redazione delle linee guida che dovranno disciplinare i temi in oggetto. La proposta nasce dalla fotografia delle attuali difficoltà: pochi servizi obbligati ad essere accessibili, soglia tecnica dell’accessibilità irraggiungibile ma soglia legale dell’accessibilità non definita, mancanza di responsabilità e vigilanza. Quello che l’Intergruppo propone nel suo documento è un concreto passo in avanti: tutti i servizi accessibili, una soglia tecnica e legale raggiungibile e misurabile, una vera vigilanza sul rispetto delle norme.

L’accessibilità va governata
Non è chiaro perché una persona con disabilità non abbia garantiti tutti i servizi che spesso abilitanti e fondamentali per avere pari diritti e dignità: la vera inclusione – è emerso dal dibattito e dalla letture del documento di proposta e riflessione a cura del tavolo tecnico dell’Intergruppo – è partecipazione e deve riguardare tutti i servizi.

Insomma, l’accessibilità va governata e deve esserlo sia all’interno (con una figura competente, di responsabilità sul tema) che all’esterno, con una struttura di controllo efficace.

Verifica e controllo
Non basta. L’accessibilità non equivale alla “conformità”: la legge prevede una dichiarazione di “parziale conformità”, aggiornata ogni anno, da parte dei soggetti erogatori di informazioni e servizi. Ma non essendoci una soglia chiara, la legge non consente di distinguere se la si sta violando o meno. Un paradosso: la valutazione dell’accessibilità va misurata con gli utenti a rischio esclusione.

E la verifica dell’accessibilità dovrebbe avvenire attraverso diverse autorità, perché è ovvio che se controllore e controllato sono lo stesso soggetto, non vi sarà mai una vigilanza efficace: lo dimostrano i dati – ottenuti tramite le verifiche di AGID – che le P.A. che dovrebbero vigilare su se stesse, lo fanno male. Serve dunque un’autorità unica, efficace su tutti, con strumenti di verifica fisica di tutti i prodotti e digitale di tutti i servizi

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