All’Edilizia privata ci sarebbero stati una “cricca” e un vasto giro di mazzette legato alla realizzazione di alcuni piani di lottizzazione. Questo era emerso dall’inchiesta “Giano Bifronte” che il 29 febbraio del 2020 portò a 7 arresti e scatenò anche un terremoto politico, quando Palazzo delle Aquile era ancora guidato da Leoluca Orlando. Oggi la terza sezione del tribunale, a cinque anni dai fatti, ha sancito 7 condanne, un’assoluzione e una prescrizione.
Edilizia e mazzette, terremoto al Comune: arrestati funzionari e consiglieri
La sentenza
Il collegio presieduto da Fabrizio La Cascia, al termine di una lunga camera di consiglio, nello specifico, ha deciso di infliggere 7 anni ciascuno sia per Mario Li Castri, ex dirigente dell’Area tecnica del Comune (il cui arresto fu annullato dalla Cassazione), che per Giuseppe Monteleone, già dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive. Per quanto riguarda gli ex consiglieri comunali, un anno (pena sospesa) a Giovanni Lo Cascio, già capogruppo del Pd e presidente della commissione Urbanistica del Comune, e 8 mesi (pena sospesa) a Sandro Terrani, all’epoca capogruppo di Italia Viva e membro della commissione Bilancio. Cinque anni all’architetto Fabio Seminerio, 8 anni per il costruttore della Biocasa srl Giovanni Lupo, un anno (pena sospesa) per l’altro costruttore della stessa azienda, Francesco La Corte. Per il direttore dei lavori di un cantiere della Biocasa, l’ingegnere Agostino Minnuto, è stata dichiarata invece la prescrizione. Unica assolta, “per non aver commesso il fatto”, l’architetto Giovanna D’Attardi, compagna di Monteleone che dalla Biocasa avrebbe avuto diversi incarichi.
Condannata anche al Biocasa che dovrà pagare una sanzione di 350 mila euro e per la quale è stata disposta un’interdittiva di un anno. Inoltre sono state inflitte una serie di pene accessorie: Li Castri, Monteleone e Lupo sono stati dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, Seminerio per 5 anni, mentre Terrani e Lo Cascio per un anno. Infine è stata disposta la trasmissione della sentenza alla Procura generale della Corte dei conti.
Le intercettazioni: “Ruotano da mille a 2 mila voti | Video
I giudici hanno quasi integralmente accolto le richieste dei sostituti procuratori Giovanni Antoci e Andrea Fusco (all’epoca l’indagine dei carabinieri e della guardia di finanza era stata coordinata anche dall’aggiunto Sergio Demontis, che oggi è a capo della Dda di Agrigento) che avevano invocato infatti pene tra i 6 e gli 8 anni di carcere. Il Comune si è costituito parte civile. Gli imputati hanno sempre respinto le accuse. Li Castri e Monteleone erano stati coinvolti in un altro processo, quello sulla lottizzazione di via Miseno, a Mondello, che in cui erano stati condannati insieme ad altri imputati, ma poi in appello tutto era stato spazzato via dalla prescrizione.
L’ex consigliere Terrani si difende: “Io tradito dagli amici”
Il pentito, i piani di lottizzazione e il presunto giro di tangenti
Al centro dell’inchiesta c’era un presunto giro di mazzette per rendere più scorrevoli gli ingranaggi della burocrazia e favorire l’approvazione di tre piani di lottizzazione, che tuttavia il Consiglio alla fine non approvò. Si trattava di aree industriali dismesse del Comune, ovvero l’ex Keller di via Maltese, di capannoni in via Messina Marine e dell’ex fabbrica di agrumi in via San Lorenzo per la cui riqualificazione sarebbero state necessarie anche varianti al Piano regolatore. Ad indicare il presunto comitato d’affari al Comune era stato il pentito Filippo Bisconti: “Andavamo a Baida e passando di là dico: ‘Bel cantiere qua, mi piacerebbe costruire qua’ e Fabio Seminerio mi disse: ‘Levaci manu, ca c’è a cu c’interessa’… Già c’è un accordo, ora deve costruire un’altra persona”, svelò tra l’altro.
Uno degli imprenditori intercettato: “Orlando è un cogl…”
Secondo gli inquirenti, nel 2016 Seminerio avrebbe presentato, per conto di diversi imprenditori, i tre piani di lottizzazione e per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata. Per poter derogare al Prg il Consiglio avrebbe dovuto attestare il pubblico interesse delle opere e a istruire la pratica sarebbe stato Li Castri che, essendo soci di Seminerio, sarebbe stato però incompatibile e che comunque rilasciò i pareri favorevoli, anche sarebbero mancati alcuni requisiti.
Il pentito racconta gli affari con i funzionari: “Ci davamo del tu…”
Per i pm, Li Castri avrebbe poi ottenuto la promessa dagli imprenditori La Corte e Lupo, anche loro interessati all’approvazione dei piani, di assegnare la direzione dei lavori a Seminerio, che a sua volta gli avrebbe girato una parte dei profitti legati alla realizzazione dei piani. Anche Monteleone avrebbe preso parte all’operazione, occupandosi della delibera legata all’area di San Lorenzo. Gli ex consiglieri comunali, invece, in cambio di regali si sarebbero attivati per accelerare la calendarizzazione e l’approvazione dei tre piani. Il 7 novembre 2019 il Consiglio diede però parere contrario. In un altro caso, secondo gli inquirenti, Li Castri avrebbe concesso una variante a una concessione edilizia della Biocasa, la ditta di Lupo e La Corte, per aumentare il numero delle case da realizzare da 72 a 96. Un progetto che sarebbe stato redatto sempre dall’ex socio del dirigente comunale, Seminerio.Â
Le parole del gip: “Colpisce la naturalezza di continui e reiterati accordi corruttivi”
“Ciò che maggiormente colpisce – aveva scritto nell’ordinanza di custodia cautelare l’allora gip Michele Guarnotta – è la naturalezza con cui i protagonisti della vicenda addivengono a continui e reiterati accordi corruttivi, vedendo nello strumento illecito un passaggio obbligato per il compiuto svolgimento delle rispettive attività professionali”. Gli imputati erano stati tutti rinviati a giudizio dal gup Ermelinda Marfia a ottobre del 2020. Oggi la sentenza di primo grado.
Â
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link