Dal nucleare alle rinnovabili: il dossier energia alla Ripartenza. Poi l’intervista a Lorenzo Fontana

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Torna “La Ripartenza, liberi di pensare“, kermesse ideata dal vicedirettore del Giornale, Nicola Porro. Nata durante il lockdown Covid, e arrivata ormai alla sua ottava edizione, come ogni anno affronta i temi dell’economia, della cultura e della politica, coinvolgendo grandi ospiti.

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L’intervento di Bertolaso

In mattinata, dopo l’irriverente Zanzara nella Zuppa, due tavole rotonde hanno animato il dibattito sull’importanza degli investimenti stranieri, dell’innovazione e della tradizione in ambito economico. Il pomeriggio si è aperto invece con l’intervento di Guido Bertolaso, Assessore al Welfare di Regione Lombardia, che ha rivendicato il suo passato alla guida dell’emergenza rifiuti in Campania, raccontando quanto sia servito aprire un termovalorizzatore ad Acerra per risolvere il problema. Ma perché un medico come lui dovrebbe scegliere di fare politica e in particolare di guidare la Sanità in Lombardia? Risposta semplice: perché a Bertolaso piacciono le sfide. “Siamo pieni di soldi – ha assicurato – Dire che mancano le risorse è l’alibi di chi non vuol fare le cose. È una balla gigantesca. In Lombardia abbiamo 3 miliardi in economia nel campo sanitario. Perché negli anni passati non sono stati spesi. Ma non perché i direttori generali non erano capaci a spenderli, ma perché i vincoli sono tali che è una camicia di forza che tu non riesci a liberartene per fare quello che vorresti. Devi chiedere il permesso al ministro della Sanità, poi si va alla Consip, poi scopri che ne ha ordinati di meno… tutto un coacervo di ostacoli che ti devi mettere lì piano piano per a risolvere”.

Molto meglio quando, da capo della protezione civile, poteva scegliere con i poteri da Commissario. “Abbiamo una classe dirigente mediamente scarsa. Sono diventati tutti dei signor sì, e così tutto diventa desolante”, ha spiegato. Poi il ricordo di Berlusconi: “Non dicevo sempre sì. Non facevo piaggeria. Per questo quando gli suggerivo qualcosa si fidava”.

Bertolaso è convinto che “l’emergenza di questo Paese” sia “l’inverno demografico”. “Senza bambini non c’è più futuro – ha detto – Nel 2050 saremo 46 milioni, oggi siamo in 60 milioni. Un Paese senza nuove generazioni non ha futuro. Non possiamo basarci sulle migrazioni per il nostro Paese: può anche diventare multietnico, ma non ci sono i numeri. Bisogna investire in modo concreto. Ma questo è un processo che deve avere un orizzonte di 50 anni: dobbiamo investire nei giovani”. Ragazzi che oggi, invece, si trovano in un momento drammatico: “Noi abbiamo pronti soccorsi dove ogni notte arrivano tre o quattro codici rossi in condizioni drammatiche. E quando questi minori arrivano da noi vuol dire che non hanno più speranza. Noi siamo i terminali del disagio giovanile”.

La tavola sull’Energia

Dopo la lecture di Giorgia Venturini, giornalista e conduttrice televisiva, contro il politicamente corretto, spazio alla tavola rotonda sull’ Energia a cui prendono parte: Daniela Gentile, Amministratrice Delegata di Ansaldo Nucleare; Nicola Lanzetta, Direttore Italia del Gruppo Enel; Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni; Simone Demarchi, Amministratore Delegato di Axpo Italia; Riccardo Toto, Direttore Generale Renexia S.p.A.

“Nel percorso verso la transizione energetica oggi è importante avere un approccio pragmatico e continuare a spingere verso le fonti rinnovabili che hanno un costo molto competitivo e contemporaneamente guardare con attenzione alle nuove tecnologie nucleari per rendere il nostro mix sempre più equilibrato”, ha detto Lanzetta parlando con Porro. “Alla fine di questa giornata mille nuovi impianti saranno stati allacciati alla rete elettrica. Questo perché tanti italiani hanno fatto una scelta straordinaria dotandosi di piccoli impianti di autoproduzione. Anche questa scelta contribuisce al mix necessario a rendere più sano il nostro sistema elettrico”.

Descalzi invece ha sottolineato come “non possiamo pensare di poter cambiare le cose senza investimenti e norme adeguate”. “Siamo un’azienda quotata e interloquiamo con gli investitori – ha spiegato – Se fino ad alcuni anni fa la domanda riguardava gli investimenti Esg, da qualche tempo a questa parte le priorità sono cambiate. Trump avrà certamente un’incidenza significativa nella spinta ad aprire la strada verso energie diversificate. L’Europa negli ultimi anni ha modificato l’offerta senza considerare che la domanda rimane prevalentemente orientata al fossile. Il problema dell’Europa è la riduzione della crescita e Trump può cambiare molto poco in questo senso”.

Il dg di Renexia, Riccardo Toto, è convinto invece che “l’eolico offshore” sia “un’opportunità interessante per favorire il mix energetico e garantire l’indipendenza energetica del nostro Paese. Intendiamo costruire una filiera nazionale con pragmatismo e concretezza al di là degli estremismi e degli approcci ideologici”.

In tema di energia, secondo Simone Demarchi, Amministratore Delegato di Axpo Italia, a contare però sono soprattutto “la domanda e l’offerta”. “Possiamo mettere il mix che vogliamo, ma contano queste. Io non sono contrario a nulla – ha spiegato – Il tetto al prezzo? Il problema è che non arriva più gas, perchè va dove lo pagano di più”.

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Di nucleare ha parlato invece l’Amministratrice Delegata di Ansaldo Nucleare: “Siamo sopravvissuti, abbiamo creduto nella necessità di mantenere un presidio. Abbiamo partecipato a progetti internazionali che ci hanno spinto a potenziare le tecnologie a tutela della sicurezza – ha detto Daniela Gentile – In Europa non si parlava molto di nucleare fino a poco tempo fa. Oggi lo scenario è cambiato ed è diventato meritevole di attenzione sotto il profilo degli investimenti. Le tecnologie hanno fatto numerosi passi avanti dopo l’incidente di Fukushima. Aprire un capitolo sull’energia nucleare in Italia può essere immaginabile, se si adotta un approccio orientato a un utilizzo ridotto”.

Il talk show della Ripartenza

Alle ore 18.00 l’appuntamento più “politico”. Prima l’intervento in collegamento di Giorgia Meloni, proprio a pochi giorni dall’apertura di un’indagine a suo carico (e di altri ministri) per il caso del rimpatrio di Almasri. Poi un panel ricco di giornalisti dal titolo “Due anni di governo Meloni”, con Annalisa Chirico, Alessandro Sallusti, Mario Giordano e Luigi Bisignani.

Parte in quinta Mario Giordano: “Bene il governo Meloni, ma su alcune cose ci si aspettava anche di più. Mentre Trump strappa col green deal noi invece siamo vincolati ad una cosa che non ci piace molto. È vero che l’immigrazione è calata, ma in quanto a sicurezza le cose sono quelle che sono. I rimpatri qui non si sono visti. Io mi aspetto da un governo di centrodestra che sulla sicurezza faccia qualcosa”.

Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, non è d’accordo: “L’appoggio alla Von der Leyemn serve per portare a casa il cambio del disgraziato piano sul greene e sull’automotive che avrebbe fermato le aziende italiane”. Sul piano della politica interna, invece, Sallusti concorda con Giordano ma “lei me l’ha detto pochi mesi dopo essere entrata a Palazzo Chigi: a me governare non interessa. Io voglio cambiare questo Paese, ma per farlo ho bisogno non di mesi, ma almeno di 10 anni. Questo governo non riesce a dare 500 euro al mese in più agli infermieri perché la Cgil e la Uil si rifiutano”. L’obiettivo della Meloni insomma è “cambiare le regole” di questo Paese. Per questo sta avanzando le riforme, come la separazione delle carriere o il premierato. C’è bisogno di tempo: “Eravamo abituati a governi con un orizzonte di un anno e mezzo. Bisogna avere pazienza e fiducia, oltre a tanta fortuna”.

Sull’ipotesi che il governo possa cadere prima del tempo, in modo così da incrementare il numero di parlamentari del centrodestra, come ipotizzato da Luigi Bisignani, il direttore del Giornale vede due problemi. “Io non vorrei che riaccadesse lo scherzetto che è stato fatto a Matteo Salvini: lui era convinto che gli convenisse rompere e abbiamo visto cosa è successo. Dentro il centrodestra è forte la tentazione di non dare l’opportunità di stravincere alla Meloni”. Non bisogna poi sbagliare i conti. Perché al prossimo giro bisogna “eleggere un presidente di centrodestra”: “L’operazione che ha intesta la Meloni la può portare a termine solo prendendo il Quirinale, visto che noi siamo già di fatto in una Repubblica presidenziale”.

C’è un “pericolo” però che, secondo Sallusti, la Meloni potrebbe correre. Ed è quello dell’economia. “La crescita è inferiore nel 2024 rispetto al previsto, forse raggiunge lo 0,5%. Certo, cresciamo più di Francia e Germania ma in realtà siamo nella merd*. E io non so per quanto tempo gli italiani abbiano voglia di aspettare”. La promessa era quella di abbassare le tasse e far ripartire l’economia. E “oggettivamente sulla politica industriale siamo un po’ fermi” mentre “su quella fiscale non so per quanto tempo il governo conserverà il credito” che gli elettori gli hanno dato.

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In seguito alle ore 19.

00, si è svolta l’esibizione del Placentia Gospel Choir. A chiudere la giornata, Nicola Porro ha intervistato Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati.



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