Dai 700 mila agli 800 mila casi di morti improvvise all’anno. I numeri sono impressionanti. Il cuore si ferma, senza preavviso. Normalmente è finita lì. Ti può salvare solo un defibrillatore. Come accaduto il 1 dicembre scorso a Firenze durante Fiorentina-Inter al calciatore Edoardo Bove, il cui cuore si era fermato, ma è stato fatto ripartire grazie al pronto intervento dei rianimatori. Ora al 22enne giocatore di Fiorentina e Italia Under 21 è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo. Il suo cuore e la sua vita sono al sicuro, ma per le normative vigenti, non potrà più giocare più in Italia. Resta l’ipotesi estero, come accaduto a Eriksen o ad altri atleti.
«Ce se ne sono centinaia che continuano a fare sport di alto livello grazie a un defibrillatore sottocutaneo, in America sono decine i professionisti che possono così continuare a fare attività sportiva».
Il professor Riccardo Cappato, 67 anni ferrarese, direttore direttore dell’unità ope rativa di elettrofisiologia alla MultiMedica di Sesto San Giovanni, ha inventato e perfezionato il defibrillatore sottocutaneo cambiando la vita a centinaia di migliaia di pesone nel mondo.
Professore, lei usa il termine resuscitare. Fa una certa impressione.
«È la realtà. Il cuore si ferma, all’improvviso. Nella stragrande maggioranza dei casi un’aritmia è fatale e paradossalmente può avvenire a ciascuno di noi improvvisamente e non in presenza di una malattia, ognuno è a rischio e, quando capita, è una cosa irreversibile. Pensare di mettere sotto controllo una situazione di tale impalpabilità è impossibile. Cerchiamo di dare una ragione a tutto, ma dobbiamo accettare il compromesso che queste situazioni possono accadere. Nel momento in cui capitano i sistemi sportivi si sono dotati di una capacità di intervento efficace».
Come con Bove o agli Europei 2021 con Eriksen.
«Il defibrillatore esterno ha resuscitato quegli atleti. Oggi sempre più impianti sportivi e luoghi pubblici in genere sono dotati di sistemi di reazione perchè questa situazione può accadere a chiunque».
Come è arrivato al perfezionamento del defibrillatore sottocutaneo?
«Insieme al professor Bardy di Seattle ho inventato la macchina nel 2000, dopo 12 anni di studio e perfezionamento è stato approvato dagli istituti competenti nel 2012. Siamo passati da una start-up di 8 persone a un pool di 120 persone per svilupparlo. Prima esisteva solo la forma classica, transvenosa, doveva essere applicata dentro il cuore, la durata era limitata, c’erano rischi. La nostra tecnica è meno invasiva, garantisce una maggiore efficacia e una lunga aspettativa di vita. Ora lo usano centinaia di migliaia di persone nel mondo, atleti di altissimo lvello in tutte le categorie dei massimi sport in America e altrove».
«La perfezione non esiste, quando accertiamo l’idea di un’apparecchiatura salvavita dobbamo convivere col fatto che non possa funzionare in casi eccezionali. Ma è molto meglio avere una macchina capace di riconoscere una aritmia. Detto questo alla persona che lo utilizza, atleta compreso, se c’è una recidiva al cuore viene trattata e resuscitata».
«È grande poco più di un tappo, la batteria si esaurisce in 6-8 anni, basta cambiarla».
Come è arrivato a questa invenzione?
«Sono un medico, non potevo accettare il fatto che delle 700-800 mila morti improvvise l’anno nel mondo, 500 mila solo negli Stati Uniti, più della metà siano sane fino a un momento prima della crisi cardiaca e con la tecnologia possano essere salvate. L’obiettivo era dare la possibilità a tutti di beneficiare di uno strumento che fosse un intermedio tra un “paio di occhiali” da mettere e togliere e un apparecchio dentro il cuore: il defibrillatore sottocutaneo è la mediazione perfetta».
«La macchina segue ogni battito, se c’è battito irregolre il sensore informa il cervello elettronico, attiva un microchip all’interno della struttura che carica elettricità ad altissimo voltaggio in 10-15 secondi provocando uno choc a 1.780 volt, 4-5 volte di più che mettere le dita nella corrente. E così via finchè il cuore recupera il suo equilibrio. Se l’aritmia si è fermata l’operazione è abortita. È un miracolo di ingegneria tra sensore, circuito elettico, capacitori, insomma diverse componenti in gioco tutte coordinate per rilasciare energia. La macchina ha memoria e il medico può rilevarla».
Gli effetti visivi delle aritmie sono impressionanti. Le immagini di Eriksen o Bove, giovani atleti, che si accasciano sul campo sono di grande effetto.
«Con queste aritmie c’è la perdita di conoscenza in pochi secondi. L’atleta, ad esempio, rallenta la corsa, si accascia, perde conoscenza. Col defibrillatore impiantato, che viene protetto da una fascia da indossare sotto la maglietta da gioco, dopo pochisecondi viene scosso da questa scarica e si rialza, inconsapevole. Ci sono registrazioni di portatori di defibrillatoreche hanno vissuto questa circostanza: sono del tutto increduli di quanto loro appena accaduto».
Quindi col defibrillatore si può continuare a fare sport anche a livello professionistico?
«Attenzione, solo quando l’aritmia è l’unico elemento a carico della storia clinica del soggetto. Sì, in questi casi il defibrillatore entra in campo come assistenza per continuate a sport. Se l’aritmia, invece, è l’epifenomeno, manifestazione correlata a una patologia, quella patologia ovviamente compromette la possibilità dell’atleta».
L’ex interista Eriksen, ora allo United può giocare dappertutto tranne che in Italia, Bove non può farlo qui. Cosa ne pensa?
«È una materia delicata, esiste il principio di autodeterminazione dell’uomo, perchè oggi con queste tecnologie una persona informata e protetta ha il diritto di poter decidere come intraprendere il resto della propria vita, poi però esiste quello di organizzazione sociale e su questo tema sono centrali il ruolo della medicina dello sport e del certificato di idoneità medico sportiva. In Italia poi, per questo siamo una Nazione presa ad esempio nel settore, la profilassi cardiovascolare, i controlli accurati e crescenti con l’avanzare dell’età, restano senza dubbio centrali».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link