Tortona, il 19enne Ange Jordan ucciso a coltellate per rubargli il monopattino

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di
Floriana Rullo

La vittima era arrivata in Italia dal Camerun. Ha inseguito i ladri nell’area della stazione e si è scatenata una rissa

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Voleva solo difendere il suo monopattino elettrico. Unico mezzo che aveva per spostarsi per le vie di Tortona, 26mila abitanti tra le pianure dell’Alessandrino. Lo ha difeso fino all’ultimo. Fino a quando il ladro che glielo stava portando via ha tirato fuori un coltello e lo ha colpito al petto, uccidendolo. È morto così Ange Jordan Tchombia, camerunese di 19 anni.
Jordan, come tutti lo chiamavano, voleva trovare un lavoro in Italia dopo essere scappato dal suo Paese. 

Le torture in Libia

Un lungo viaggio verso una nuova vita che si era fermata in Libia, dove suo fratello era stato ucciso. Un fardello enorme con cui ogni giorno doveva fare i conti. «Mi fa male la Libia, non ho salvato mio fratello», diceva ai compagni distrutto.




















































Lui era riuscito a fuggire dalle torture, dagli abusi, dagli stenti. E aveva deciso di non arrendersi. A Tortona era riuscito ad arrivare ad aprile ed era stato accolto a Isola Sant’Antonio, dove aveva ripreso a ricostruire il suo futuro. Con l’aiuto di uno psicologo del centro di accoglienza, stava anche partecipando a un progetto educativo per lavorare proprio su quei sensi di colpa che, ancora oggi, lo attanagliavano. 

Lo studio e la boxe

Studiava, aveva imparato a parlare molto bene l’italiano e addirittura era arrivato a preferirlo al francese per dialogare con gli operatori del centro. E poi c’era la passione per il pugilato. Nel suo Paese aveva frequentato la palestra partecipando anche ad alcune competizioni. E anche a Tortona, grazie al responsabile della comunità, aveva ricominciato a fare sport e tra qualche settimana avrebbe anche iniziato a gareggiare. Tutti sogni che si sono infranti nel pomeriggio di giovedì 30 gennaio quando, colpito al petto, è rimasto a terra.

Il furto

Erano da poco passate le 13 e Jordan si trovava in stazione insieme con un altro ospite del centro di accoglienza. Stavano portando i loro curricula al bar parcheggiando il monopattino fuori, sul marciapiede. Ma guardando fuori dalla porta a vetri ad un certo punto si è accorto che tre ragazzi stavano cercando di portargli via il mezzo. Così non ci ha pensato due volte e li ha inseguiti. Per strada c’è stata una lite, poi in una frazione di secondo, uno di loro ha tirato fuori il coltello. E lo ha colpito. Jordan è morto poco dopo essere stato portato in ospedale ad Alessandria.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il sostituto procuratore Andrea Trucano. Ad essere fermato come sospettato un 24enne, cittadino marocchino: per tutto la giornata di giovedì è stato interrogato sull’omicidio. 

Il testimone

Intanto le indagini proseguono anche con l’acquisizione delle immagini delle telecamere di sicurezza mentre sul corpo della vittima, la procura di Alessandria, disporrà l’autopsia nei prossimi giorni. «Siamo riusciti a prendere un contatto con alcuni familiari del Camerun chiederemo loro se preferiscono che salma venga portata lì — ha raccontato Remo Grasso, direttore della struttura di accoglienza —. Di quanto accaduto ci ha avvertito un nostro collaboratore. Una coltellata l’ha colpito al petto, dall’ospedale ci hanno poi detto che era morto. Jordan era un bravo ragazzo: generoso, disponibile. Uno studioso: dopo quell’impegno in stazione doveva andare ad un corso. Purtroppo, tutti sanno che alla stazione di Tortona c’è da tempo una situazione di degrado». 

Cristian Martinelli, un caso simile

Un delitto che porta alla mente un altro omicidio, sempre avvenuto nell’Alessandrino: quello di Cristian Martinelli, 34enne morto dopo un pestaggio perché una baby gang voleva rubargli un paio di occhiali da sole. Il fatto era avvenuto il 14 ottobre 2022, alla stazione ferroviaria di Casale Monferrato. 

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Quattro i giovani condannati per l’omicidio: 9 anni e 6 mesi di reclusione per Nicolae Capstrimb, 8 anni e 6 mesi per Bilal Zabori, 7 anni e 8 mesi per Janet Di Perri e 6 anni e 8 mesi per Ait Bennacer. Al momento del fatto, avevano tra i 18 e 21 anni.

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