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Affrontare il cambiamento informativo in atto analizzando il contesto in tutte le sue sfaccettature. Da quelle più critiche, che vedono un costante calo di vendite di copie dei giornali, ai segni di speranza emersi dal Giubileo della comunicazione che ci chiedono di tornare al cuore della professione. Il direttore Francesco Zanotti ha fatto un’analisi senza sconti. La realtà è da scrutare per quella che è, per poi cercare di individuare contromisure adeguate
Professionisti capaci di adottare un linguaggio di speranza
Affrontare il cambiamento informativo in atto analizzando il contesto in tutte le sue sfaccettature. Da quelle più critiche, che vedono un costante calo di vendite di copie dei giornali, ai segni di speranza emersi dal Giubileo della comunicazione che ci chiedono di tornare al cuore della professione. Si è tenuta ieri a Bologna all’istituto Veritatis splendor l’edizione 2025 dell’annuale incontro regionale dei giornalisti dell’Emilia-Romagna. Il convegno si è snodato attorno al titolo “La deontologia nell’informazione e giornalisti con un linguaggio di speranza”, ed è stato organizzato dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti regionale, la Fondazione Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Fisc, Ucsi e altre realtà del mondo dell’informazione cattolica e locale. Moderato da Alessandro Rondoni, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Ceer, e con la partecipazione del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, l’incontro ha visto la partecipazione di un centinaio di professionisti del settore, con gli interventi di numerosi relatori che hanno offerto riflessioni sulle sfide e sulle responsabilità del giornalismo contemporaneo. Per la prima volta vi ha preso parte anche il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Domenico Beneventi, delegato per la Comunicazioni sociali per la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna.
La deontologia tra emozione e verità
Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, ha posto l’accento su un tema cruciale: l’equilibrio tra informare ed emozionare. Ha evidenziato come alcune immagini e titoli possano suscitare reazioni forti, distorcendo però la comprensione oggettiva dei fatti. «Dobbiamo chiederci se stiamo informando o solo cercando di emozionare. Il giornalismo deve basarsi sui fatti, non sulla suggestione», ha ammonito. Ha inoltre presentato il nuovo Codice deontologico, che entrerà in vigore nel giugno 2025, con importanti novità sulla privacy, il diritto all’oblio e l’uso dell’intelligenza artificiale: «ChatGPT non è un giornalista, l’informazione deve restare un atto di responsabilità», ha sottolineato.
Collaborare per una narrazione costruttiva
Luigi Lamma, delegato Fisc Emilia-Romagna, ha rilanciato l’importanza della collaborazione tra giornalisti, ricordando le parole della premio Nobel per la Pace Maria Ressa al Giubileo dei comunicatori a Roma: «Collaborare, collaborare, collaborare. È l’unico modo per garantire un’informazione libera e responsabile, senza che nessuno sia lasciato da solo. Anche come settimanali diocesani dobbiamo farci alimentare da questo spirito di collaborazione».
La speranza come missione dell’informazione
Martina Pacini, vicedirettrice de Il Risveglio di Fidenza, ha ribadito il valore dei giornali diocesani nel raccontare la realtà con un linguaggio di speranza: «Spesso si pensa che i nostri settimanali diocesani siano realtà minori, invece sono la voce autentica del territorio, raccontano storie di solidarietà e riscatto. Sono una finestra privilegiata su una realtà che non trova spazio nei grandi media». Viviamo tempi di <grande incertezza nel panorama informativo – ha aggiunto – ma in questo buio la speranza c’è. Papa Francesco nel suo messaggio scrive: “troppo spesso la comunicazione di oggi genera paura e disperazione, fanatismo…”. Ecco, credo che la nostra professione ci dia la possibilità di rivelare e mettere in luce la speranza. I giornali diocesani spesso raccontano sulle loro pagine storie di solidarietà e recupero… danno spazio a storie di speranza senza clamori e speculazioni, che nel loro piccolo costruiscono tessuto sociale più forte e umano».
Il potere delle parole
Dello stesso avviso Daniela Verlicchi, responsabile di Risveglio e vicedirettrice del giornale interdicevano Corriere Cesenate, che ha evidenziato il potere delle parole nel disinnescare conflitti e costruire comunità: “La comunicazione può essere un ponte o un muro, sta a noi scegliere”. Il contesto mediatico, soprattutto sui social, è invece polarizzante e incline a favorire i conflitti e l’isolamento. Nella “socialitudine” che viviamo e nella centinaia di volti che scrolliamo sulle pagine dei social senza lasciare traccia, il messaggio del Papa fornisce diversi consigli per invertire la tendenza. «Raccontare i fatti col cuore paga in termine di attenzione ed è fuori dalle logiche commerciali. Come è stato detto al Giubileo della Comunicazione, a Roma, “Il giornalismo di prossimità è l’arma con la quale Davide può combattere Golia». E tra le esperienze concrete di collaborazione, ha citato l’esempio di Cesena-Ravenna-Faenza, tre diocesi che hanno unito le forze in un giornale comune mantenendo le proprie testate e il legame con il territorio.
Il futuro dell’informazione: un’analisi senza sconti
Alcune provocazioni sono arrivate dal direttore del Corriere Cesenate, Francesco Zanotti, già presidente nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) e ora presidente regionale dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) che ha tracciato un quadro preoccupante del giornalismo odierno, sottolineando come il mondo dell’informazione tradizionale stia attraversando una crisi profonda: «Il nostro mondo come giornalisti non esiste più. Il cambiamento è inesorabile e dobbiamo esserne consapevoli». Ha evidenziato il costante calo delle copie vendute, la chiusura delle edicole e le difficoltà nella distribuzione cartacea: «Se non interveniamo, il giornalismo rischia di diventare irrilevante».
Il sostegno ai giornali, questione aperta
Zanotti ha poi posto una domanda: «I giornali online, come si sostengono? Con le belle idee? Ha ancora valore il nostro mestiere?». Ha sottolineato come, nell’era digitale, l’autorevolezza delle fonti venga spesso trascurata e il giornalismo si trovi a competere con un flusso continuo di informazioni non sempre verificabili. «Le persone leggono meno, si informano in modo frammentario e spesso non controllano la provenienza delle notizie». Sul tema della scelta tra qualità o quantità in questo settore, ha ricordato l’importanza della tempestività nel dare notizie, facendo riferimento alla sua esperienza al Giubileo della Comunicazione: «Più qualità e meno quantità, ma essere i primi a dare la notizia paga sempre». Tuttavia, ha lanciato un monito sulla necessità di un’informazione di valore, radicata nella verità e nell’approfondimento: «Dobbiamo trovare nuove strade, senza perdere di vista il nostro dovere di informare in modo responsabile». Zanotti ha concluso il suo intervento con un esempio concreto: la chiusura della libreria cattolica di Cesena, un simbolo delle difficoltà che il settore sta affrontando. «Dove compriamo oggi un libro? Su Amazon. È inutile piangere sul latte versato, dobbiamo trovare soluzioni prima».
Un linguaggio di pace per superare le divisioni
Luca Tentori, giornalista di 12 Porte e Bologna Sette, ha condiviso l’esperienza del pellegrinaggio in Terra Santa della diocesi di Bologna, sottolineando come l’ascolto e il racconto responsabile possano contribuire alla pace in un mondo polarizzato. «Abbiamo incontrato persone che hanno vissuto sulla propria pelle il dolore della guerra. Raccontare queste storie è un dovere morale. Ce lo chiedono loro in primis di raccontare quello che abbiamo visto. Siamo una piccola luce di speranza per loro». Viaggiare e entrare “dentro la notizia e i fatti” aiuta a sciogliere i nostri pregiudizi mentali. «Dall’ascolto abbiamo imparato tanto, soprattutto cosa significhi realmente quel muro che divide due popoli».
La comunicazione è movimento
Il tema del viaggiare è stato ripreso da Rondoni. «La comunicazione è dinamismo, movimento – ha aggiunto –. È consumare la suola delle scarpe, come ci ricorda anche il Papa. Solo muovendoci e non stando fermi possiamo relazionarci con le dinamiche del nostro tempo. Per fare questo dobbiamo svolgere al meglio il nostro lavoro e rispondere al bisogno di speranza che c’è nel mondo. Ma tutto questo dobbiamo farlo assieme, non da soli, e se possibile con qualcuno più giovane di noi da sostenere, in un’ottica intergenerazionale».
Il giornalismo tra tecnologia e umanità
Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI, ha insistito sulla necessità di «disarmare la comunicazione», evitando il linguaggio dell’odio e recuperando la mitezza, l’ascolto e la qualità dell’informazione. «Non si tratta solo di cosa diciamo, ma di come lo diciamo. Un linguaggio mite non è debolezza, ma forza», ha affermato. Per Corrado, la mitezza è un valore essenziale che riflette l’essenza stessa della persona: «Il linguaggio comunica il nostro volto ed è ricchezza che porta alla riscoperta del senso delle parole». Ha sottolineato il pericolo del contrabbando della verità, ovvero la manipolazione dell’informazione per scopi diversi da quelli della conoscenza e del bene comune: «Ogni scivolamento verso la menzogna è un tradimento della nostra responsabilità. La comunicazione deve diventare esercizio di verità».
Recuperare l’umanità nel giornalismo
Corrado ha anche posto l’accento sulla necessità di recuperare l’umanità nel giornalismo: «Siamo diventati anoressici di responsabilità e bulimici di contenuti.Dobbiamo rieducarci alla qualità e alla profondità dell’informazione». Secondo lui, un aspetto cruciale è l’ascolto: «Più ascoltiamo, maggiore sarà il valore delle nostre parole». Ha infine ribadito che il giornalismo deve puntare sulla semplicità e sull’inclusione, affinché il messaggio possa davvero arrivare al cuore e alla mente delle persone. Senza dimenticare il valore della memoria, che contrasta invece il flusso che non lascia traccia delle notizie che avviene in gran parte della comunicazione contemporanea.
Zuppi: “Aiutateci a tradurre la Chiesa per tutti”
Libertà e bellezza: i temi al centro dell’intervento conclusivo dell’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinal Matteo Zuppi. “I cristiani non solo quelli che parlano di Dio ma quelli che riverberano la sua bellezza”, ha spiegato citando il messaggio di Papa Francesco per le Comunicazioni sociali. “Mostrare questa bellezza”, è quindi il compito di giornalisti e comunicatori. “Non vendiamo illusioni e paure – ha spiegato – che sono il contrario della deontologia dei giornalisti. Quelle vendono. Noi dobbiamo fare il contrario. Occorre invece consegnare qualcosa a chi viene dopo, qualcosa che sia ‘acceso’, una comunicazione capace di risanare le ferite”. E di tenere insieme locale e universale. “Questo sarebbe davvero un grande servizio”, ha sottolineato il presidente della Cei, raccomandandosi “Difendiamo l’Unione europea, con il suo patrimonio straordinario che ci ha resi capaci di vivere insieme”.
Poi, un appello ancora più accorato ai giornalisti in aula: “Siete preziosi. Ma, se posso chiedere, aiutateci di più a semplificare le nostre inutili complessità e gli stereotipi, a tradurre il nostro ecclesialese a spiegare a tutti la complessità della Chiesa. Se riusciamo a mostrare il riflesso della bellezza che c’è nella nostra esperienza cristiana, lì c’è la verità”. Serve empatia, ha proseguito il cardinale, occorre andare oltre i luoghi comuni, ma soprattutto servono persone libere: “Libere di leggere la realtà per come è. è questa la libertà che lascia l’editore Chiesa: una libertà esigentissima per comunicare a tutti la bellezza di Dio nascosta nelle storie degli uomini”.
Samuele Marchi
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