Lavoro stagionale Lidi costi alti

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Lidi Ci siamo: la stagione 2025 è alle porte e gli stabilimenti balneari hanno iniziato a pulire ombrelloni e lettini. «Ma la situazione è tragica: non abbiamo personale e non sappiamo in che modo venirne fuori». A dirlo è Luana Guietti, responsabile della Cesb (Cooperativa stabilimenti balneari Estensi e Spina) che dipinge, per l’ennesimo anno, un quadro fatto di incertezze e preoccupazioni. Bagnini, lavoratori di stabilimenti balneari, animatori e baby-sitter di villaggi turistici, istruttori di fitness in spiaggia e a mare, ma anche di sup, paddle, surf e kitesurf. Barman, camerieri, cuochi e lavoratori in ristoranti. È l’esercito dei “lavoratori stagionali”, che rendono più rilassanti, sicure e divertenti le vacanze degli italiani, venendo incontro alle più disparate esigenze delle famiglie. E che per i Lidi di Comacchio sembrano un miraggio.
Contratti
«So già che in molti punteranno il dito sugli stipendi, sui contratti, sul lavoro nero. Ecco, cerchiamo di venir fuori da questa spirale perché altrimenti non arriveremo mai a trovare soluzioni. La paga è quella stabilita dai contratti di lavoro nazionali e i nostri associati sono persone serie. Oltretutto le forze dell’ordine fanno controlli costanti in questo senso, quindi i problemi sono altri». Ieri mattina il sindaco di Comacchio Pierluigi Negri e il comandante della Capitaneria di Porto Antonino Di Lena sono stati invitati nella sede del Cesb per un primo confronto. «I nostri sono Bagni a gestione familiare, ma negli ultimi 30 anni le cose sono ovviamente cambiate – va avanti Guietti -. I figli hanno scelto altro, sono fuggiti dalle spiagge anche per colpa della Bolkestein e dell’incertezza che regna sovrana nel nostro settore. Ecco quindi che i lavoratori stagionali sono per noi ossigeno. Peccato che qui non vogliano venire». I motivi sono tanto semplici quanto di difficile risoluzione. «Come detto, una volta chi aveva un Bagno chiudeva a settembre, i guadagni erano buoni e poteva ricominciare in primavera, sapendo che con la fine delle scuole gran parte della famiglia sarebbe arrivata in aiuto. Adesso non è più così e chi abita sul territorio tutto l’anno ha generalmente un’occupazione diversa. Serve dunque personale. Le richieste ci sarebbero anche, ma quando viene detto che l’alloggio non è incluso, tutti scappano. Un monolocale può costare anche 5mila euro per tutta la stagione, più il resto. Le spese per i lavoratori diventano esorbitanti». La soluzione? «Iniziare a pensare ad investire in questo senso, magari rimettendo in piedi strutture chiuse (un’idea potrebbe essere l’ex casa di riposo nel cuore di Spina, ndr), dando la possibilità di affitti agevolati con regolare contratto di lavoro».
Bagnini
La crisi maggiore si ha nel settore del salvataggio. «Non ci sono bagnini e rischiamo, se non verrà data ulteriore deroga nel Milleproroghe, di non avere la possibilità di assumere minorenni». L’ultimo decreto Milleproroghe ha rimandato l’entrata in vigore di un regolamento del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che tra le novità prevede l’innalzamento dell’età minima per iscriversi ai corsi: da 16 a 18 anni. «E per il 2024 c’eravamo salvati, con ragazzi e ragazze che si erano iscritti ai corsi di formazione per diventare bagnini anche se minorenni. Vedendosi riconosciuti, tra l’altro, i crediti formativi per gli esami di Stato della scuola secondaria. Adesso siamo nuovamente davanti all’esclusione dei minori di 18 anni dai percorsi formativi per assistenti bagnanti o meglio la possibilità di formarli, ma di non poterli impiegare professionalmente fino alla maggiore età. E la deroga non è ancora arrivata». «Una misura – continua Guietti – che sta rendendo ancora più complesso reperire il personale necessario per garantire la sicurezza sulle spiagge e negli impianti acquatici». Storicamente, molti giovani si avvicinano al ruolo di bagnino come primo impiego, contribuendo in modo significativo a coprire la domanda di personale qualificato. Questa esclusione rappresenta un ostacolo importante: «La nostra priorità è trovare soluzioni condivise con il governo per superare queste difficoltà e garantire una ripresa immediata dei corsi. Un sistema formativo paralizzato e l’impossibilità di coinvolgere i minori, rischiano di compromettere la sicurezza sulle spiagge, in vista della stagione estiva». Intanto, «abbiamo organizzato per lunedì 10 febbraio un incontro formativo con i ragazzi del Remo Brindisi. Lo scopo resta comunque quello di coinvolgere le scuole e di “aprire” le nostre spiagge ai giovani. Ma più che andare al mare, la sensazione è quella di dover scalare delle montagne». 
 



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