Pensioni a 62 anni, ecco chi può e a chi conviene per davvero

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La pensione a 62 anni di età è quanto permette di fare oggi la quota 103. La misura, prorogata dal governo per un altro anno, continua però ad avere una serie di limiti molto importanti che minano la reale bontà della misura.

A tal punto che sovente si sente dire che effettivamente sono tanti i potenziali beneficiari della quota 103 che alla fine vi rinunciano, rendendo la misura un fallimento dal punto di vista dei numeri di chi la sfrutta. Oggi analizzeremo proprio le varie particolarità della misura che la rendono poco attraente.

“Salve, volevo alcuni chiarimenti sulla quota 103. Perché credo che a me non convenga.

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Premetto che ho già 41 anni di contributi e che sto lavorando ancora. I 41 anni li ho completati a novembre scorso. Compio 62 anni di età a settembre. Considerando che continuerò a lavorare, sfioro i 42 anni di contributi il giorno del compimento dei miei 62 anni. Ho iniziato a lavorare nel 1980 ed ho 14 anni di versamenti prima del 1996. Secondo voi verrò penalizzato dalla misura o no? Secondo voi conviene che aspetti e continui a lavorare?”

Pensioni a 62 anni, ecco chi può e a chi conviene per davvero

Molte volte, parlando della quota 103 e della sua pensione a 62 anni, abbiamo messo in luce le varie limitazioni che la misura ha a suo carico per chi la utilizza. Limitazioni che la rendono meno appetibile rispetto alle misure che l’hanno preceduta, come la quota 100, per esempio. Ma meno appetibile anche rispetto alla prima versione di quota 103, quella valida nel 2023. Infatti, dal 2024 la misura ha cambiato le regole di calcolo ed è diventata particolarmente limitativa.

Una misura che noi continuiamo a sostenere è diventata utile solo a chi effettivamente ha poche alternative, perché magari non ha più un lavoro. Oppure a chi non può, a prescindere dalle sue motivazioni personali, continuare a lavorare.

Chi può, e il nostro lettore è uno di questi, farebbe bene a proseguire la carriera. Anche perché lui si trova ad aver superato abbondantemente i 41 anni di versamenti al compimento dei 62 anni di età.

Se consideriamo, per esempio, che per un uomo la pensione anticipata ordinaria si centra con 42,10 anni di versamenti, lui, che si trova quasi a 42 anni di versamenti, dovrebbe solo pazientare altri 10 mesi. Lavorando 10 mesi oltre, oltre a prendere una pensione più alta per via dei contributi che continua a versare e a godere di un calcolo più vantaggioso grazie ai coefficienti che a 63 anni sono migliori dei 62 anni, eviterà le problematiche che vedremo adesso.

Quota 103 nel 2025, siamo sicuri che conviene?

La quota 103 è una misura contributiva. Infatti, è una misura che impone per chi la sceglie per il pensionamento un ricalcolo contributivo della prestazione. Significa che si prende una pensione calcolata con il penalizzante metodo basato sui contributi versati.

Penalizzati soprattutto quanti hanno 18 o più anni di versamenti al 31 dicembre 1995. In questo caso, il nostro lettore non è tra quelli che rischiano di più il taglio proveniente dal metodo contributivo. Ma questo non vuol dire che non sia penalizzato.

Anche se 10, 11 o 12 anni versati in epoca retributiva generano in linea di massima una pensione più alta rispetto a una calcolata solo con il sistema contributivo.

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L’unica eccezione può essere quella di chi, sul finire della carriera, ha avuto retribuzioni più basse per via di riduzioni di orario lavorativo, ammortizzatori sociali e così via. Ma in genere, il calcolo contributivo è sempre penalizzante.

Meglio aspettare la pensione anticipata ordinaria o uscire subito con la quota 103 a 62 anni?

Uscire con la quota 103 significa quindi accettare un calcolo meno favorevole della prestazione. Significa anche accettare una pensione che non può mai essere al di sopra di 4 volte il trattamento minimo INPS. E questa è senza dubbio un’altra limitazione da considerare.

Come può essere da considerare il fatto che, uscendo con la quota 103 e andando in pensione con questa misura, è vietato svolgere qualsiasi attività lavorativa subordinata. Ed è vietato svolgere anche qualsiasi attività lavorativa autonoma, se si esclude quella da lavoro autonomo occasionale fino a un massimo di 5.000 euro di reddito aggiuntivo.

Chi si trova ormai in dirittura di arrivo per le pensioni anticipate ordinarie, quindi, potrebbe benissimo pensare di lasciare da parte la volontà di uscire nell’immediato, per evitare tutti questi vincoli che, in effetti, per le misure ordinarie non ci sono.



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