Cosa succede nei cieli degli Stati Uniti? «Il problema non è stato se ci sarà una collisione, ma quando ci sarà»

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di
Leonard Berberi

La mole di traffico è sempre meno gestibile, controllori alle prese con carenza di personale. Aumentano le quasi collisioni, un incidente mortale ogni 500 mila voli

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NEW YORK – I piloti dell’elicottero militare hanno avuto due minuti per evitare la collisione in volo con l’aereo di American Airlines in discesa all’aeroporto Reagan di Washington mercoledì sera. E nei due minuti hanno sempre detto di vedere il jet, un Crj-700 con 64 persone a bordo, garantendo di stargli a una distanza di sicurezza. Ma quando sui monitor della torre di controllo è comparsa la sigla «CA» in rosso («conflict alert», per avvisare del rischio immediato di collisione) era ormai troppo tardi. Gli esperti che hanno incrociato i dati disponibili iniziano a supportare la tesi di un errore di identificazione come inizio della catena di errori: il Black Hawk avrebbe seguito il velivolo sbagliato, come raccontato dal Corriere nelle ore successive all’incidente che ha causato 67 vittime.

Una tragedia che ha riaperto un dibattito sulla sicurezza aerea in un Paese che, ad oggi, registra i maggiori volumi e movimenti annuali con uno dei tassi di incidenti più bassi di sempre a livello globale. Nel 2024 oltre 904 milioni di persone hanno volato negli Usa su collegamenti nazionali e internazionali, sostiene la Tsa (che effettua i controlli di sicurezza negli aeroporti e non solo). La Faa (l’ente dell’aviazione) ha gestito oltre 16,5 milioni di voli all’anno nei 19.633 aeroporti.




















































Ma questi numeri sono sempre più affiancati dagli allarmi lanciati da esperti e addetti ai lavori. Le quasi collisioni sono aumentate, sempre più spesso si registrano casi di erronea interpretazione delle istruzioni fornite dalla torre o di comunicazioni non chiare. «Il problema per noi a un certo punto non è stato se ci sarà una collisione, ma quando ci sarà, perché siamo arrivati a un livello di sicurezza tale che statisticamente qualcosa doveva succedere», spiega al Corriere un controllore di volo di uno dei tre scali di riferimento di New York che parla dietro garanzia di anonimato perché non autorizzato. L’Ntsb (l’ente che si occupa della sicurezza nei trasporti) calcola che negli Usa si registra un incidente aereo mortale ogni 500 mila voli. Se si guarda solo ai jet privati — che nel Paese sono tantissimi — ogni anno perdono la vita tra 300 e 500 persone (i numeri sono in calo). La probabilità di perdere la vita in aereo negli Stati Uniti è duemila volte inferiore a quella di morire in auto.

Insomma: volare non è mai stato così sicuro. Ma il controllore statunitense sottolinea che la mole di traffico si è fatta sempre più complicata da gestire. «In alcuni scali bastano pochi secondi di ritardo di un aereo che poi bisogna deviare il traffico». Questo porta a un elevato numero di incursioni, con jet che si ritrovano ad attraversare la pista di decollo/atterraggio mentre ne sta partendo/arrivando un altro. Nel 2024, secondo il dipartimento dei Trasporti, ci sono state 1.757 «runway incursions», più dei 1.271 del 2014. Un’inchiesta del New York Times ha calcolato che ci sono stati almeno 503 incidenti sfiorati tra il 1° ottobre 2022 e il 30 settembre 2023 a causa degli errori dei piloti o dei controllori. Controllori che sono meno di quelli desiderati: più del 90% delle torri registra carenza di personale e con un traffico in costante aumento chi c’è è costretto a lavorare più a lungo, a presentarsi anche in condizioni non ottimali o di stanchezza cronica.

Inoltre alcuni sistemi in dotazione alle torri iniziano ad essere datati o ad andare in tilt troppo spesso. Così come scarseggia la strumentazione di segnalazione del rischio di collisioni: ad oggi ce l’hanno appena 45 aeroporti sugli oltre 500 dove ci sono voli di linea. «Conosco colleghi che usano i siti pubblici come FlightAware per sicurezza», rivela il controllore di New York. «Va ricordato che europei e americani usano delle diverse separazioni tra i velivoli, con i secondi che gestiscono molti più movimenti orari rispetto a noi e di conseguenza gli aerei sono più vicini tra loro», aggiunge un controllore del Vecchio Continente. «Gli statunitensi poi usano molto l’avvicinamento a vista anche di notte, cosa che in Italia avviene solo di giorno». Queste settimane viene monitorato anche l’impatto sulla sicurezza delle nuove leve di piloti. La carenza di comandanti e primi ufficiali in alcune compagnie medio-grandi ha portato a pescare tra i vettori regionali. Ma il «cambio macchina» — da jet più piccoli ad aerei anche da 220 sedili — qualche volta ha portato a errori grossolani, per fortuna senza conseguenze.

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