Dalla Sfida Tecnologica USA-Cina alle Crisi Diplomatiche in Europa e Medio Oriente

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USA-CINA, CONTINUA LA COMPETIZIONE TECNOLOGICA

 

Il confronto tra Stati Uniti e Cina ha ormai raggiunto in campo tecnologico un nuovo apice, ovvero sia quello che riguarda l’intelligenza artificiale. Una nuova startup cinese ha infatti creato un sistema, DeepSeek, che stando alle ultime indiscrezioni potrebbe acquisire le stesse capacità informatiche di chatbot alla base di Google e OpenAI. Gli ingegneri che hanno lavorato all’interno di questa startup affermano di essere riusciti nell’impresa sfruttando semplicemente pochi ma potenti chip. Proprio quelli di cui gli Stati Uniti intendono ora proibire la vendita insieme ad altro knowhow di loro progettazione nella Silicon Valley, temendo che Pechino possa continuare a utilizzarlo per scopo militare. Ma le restrizioni hanno causato un effetto indesiderato: hanno costretto i ricercatori cinesi ad adattarsi, ricorrendo a una vasta gamma di strumenti online. Secondo test americani, DeepSeek avrebbe risolto problemi e risposto a domande con la stessa efficacia di altri sistemi presenti sul mercato. I cinesi dichiarano di aver speso un decimo di quanto investito da Meta per la sua ultima Ai.

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UE, RIMOSSO VETO UNGHERIA

 

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha accettato di rimuovere il veto che impediva all’Unione Europea di approvare l’ultimo pacchetto di sanzioni contro la Federazione russa: pertanto il paese pannonico ha ottenuto in cambio garanzie sul transito delle forniture di gas via Ucraina e proveniente dall’Azerbaigian. Il via libera da parte dell’Ungheria arriva proprio ora quando la scadenza delle sanzioni stesse era prevista per il 31 gennaio e quindi una loro eventuale proroga poteva essere attuata solo previa unanimità degli stati membri in sede di votazione del Consiglio. Le sanzioni riguardano idrocarburi, carbone, tecnologia, finanza, trasporti e beni di lusso. Il leader magiaro aveva minacciato: “Se gli ucraini vogliono essere aiutati, allora riaprano le vie di transito del gas e permettano ai paesi mitteleuropei di riceverlo”. Bruxelles sta approntando un nuovo pacchetto di sanzioni da approvare sempre all’unanimità entro fine febbraio, prima del terzo anniversario dall’inizio della guerra d’Ucraina.

 

USA, TRUMP: TRASFERIRE PALESTINESI IN EGITTO E GIORDANIA

 

Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha affermato durante una conferenza stampa a bordo dell’Air Force One di essere pronto a chiedere a Egitto e Giordania di accogliere gli sfollati palestinesi provenienti da Gaza ora che si è riusciti a raggiungere una tregua del conflitto tra Israele e Hamas. Per quanto la diplomazia americana abbia infittito le relazioni con i leader mediorientali, c’è da riconoscere però che la situazione è più complessa di quanto probabilmente creda lo stesso Trump. Secondo infatti il tycoon l’evacuazione dei palestinesi servirebbe a rimettere in sicurezza la Striscia di Gaza: ciononostante Amman si è già detto contraria ad accettare gli sfollati, rifiutando anch’essi il piano americano temendo di perdere altri territori in favore di Israele ed esortando gli attori in gioco a sostenere il cessate il fuoco in modo tale che la tregua possa durare. Nel frattempo, decine di migliaia di palestinesi hanno iniziato a far ritorno nella parte Nord della Striscia – da cui era stata imposta loro l’evacuazione – in seguito alla riapertura dei passaggi controllati dalle Forze armate di Israele.

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BIELORUSSIA, LUKASHENKO RIELETTO PRESIDENTE

 

Il presidente Alexander Lukashenko è rieletto presidente con l’86% dei voti, confermando cosí il suo settimo mandato a capo di un paese che rimane satellite di Mosca. Le cancellerie occidentali hanno subito disconosciuto l’esito della votazione, denunciandone le irregolarità e il fatto che la Bielorussia rimanga un paese in cui le elezioni sono ampiamente gestite dal regime e le opposizioni vengono silenziate, con i loro principali rappresentanti in esilio o incarcerati, soprattutto a seguito delle proteste di piazza nel 2020. L’opposizione in esilio, guidata da Svetlana Tikhanovskaya, che molti ritengono abbia vinto le elezioni del 2020, ha invitato la comunità internazionale a non riconoscere né l’elezione né Lukashenko come presidente; il capo della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha descritto le elezioni presidenziali in Bielorussia come “elezioni farsa” e un “affronto alla democrazia”. “Siamo pronti a dialogare con l’Unione Europea. Anche con coloro che hanno perseguito una politica aggressiva contro di noi” ha affermato dopo aver espresso votato, secondo quanto riportato dal canale First Information TV, citato da Interfax. Minsk non ha mai rinunciato alle relazioni con l’Occidente, “in particolare con la Germania” ha detto il presidente. “Siamo sempre stati pronti. Ma voi non lo volete. E quindi, dobbiamo inchinarci o strisciare sulle nostre ginocchia?” ha aggiunto. “Se voi rispondete alle nostre proposte sulla disponibilità a dialogare, noi dialogheremo con voi. Voi siete i nostri vicini e i vicini non possono essere scelti. È la cosa più importante nella nostra politica” ha concluso.



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