La pelletteria di Firenze
Quando aprì nel 1921, al civico numero 7 di via della Vigna Nuova a Firenze, Gucci era una piccola pelletteria di quartiere. Guccio, il suo fondatore, tornò affascinato da Londra dopo aver lavorato come facchino all’hotel The Savoy, frequentato dagli esponenti del jet set internazionale dell’epoca. I raffinati bagagli in pelle che trasportava con le sue mani ogni giorno lo ispirarono, tanto da aprire una valigeria nella sua città. È il primo capitolo della storia del marchio che diventerà un leader globale del settore della moda.
L’ascesa
Quintessenza della qualità e dello stile italiano, Gucci è da sempre sinonimo di lusso ed eleganza. Celebrità del calibro di Audrey Hepburn e Grace Kelly contribuirono a consolidarne l’immagine legata all’artigianalità e raffinatezza. Jackie Kennedy diede il nome all’iconica borsa, ancora oggi venduta negli store. Lady Diana negli anni ’80 portava a braccio la Bamboo bag, modello intramontabile. Il monogramma doppia G, il nastro verde e rosso che ricorda le vecchie selle da equitazione, sono tutt’ora riferimenti inconfondibili alla maison fiorentina.
L’ascesa di Gucci nel mondo del lusso è stata totalizzante: dalla pelletteria artigianale all’abbigliamento, dalla profumeria all’occhialeria. La griffe creò l’immaginario di un vero e proprio lifestyle.
Una svolta decisiva nella storia della casa fu l’arrivo di Tom Ford come direttore creativo nel 1994. Ford introdusse un’estetica ardita e sensuale, rilanciando Gucci nel panorama della moda internazionale. Le sue collezioni, caratterizzate da linee pulite e materiali lussuosi, furono indossate da icone come la modella Kate Moss, che nel 1995 sfilò con una camicetta di raso e pantalone in velluto blu, consolidando l’immagine glamour del brand al passo con i tempi.
La maison scalò la vetta del successo mondiale, sollevando gli interessi di gruppi internazionali del lusso come Kering, prima PPR. Dopo l’epica battaglia commerciale tra François Pinault e Bernard Arnault, nel 1999 l’azienda acquistò il 42% delle azioni di Gucci.
La direzione creativa di Alessandro Michele
A dare nuova linfa al marchio fu l’arrivo di Alessandro Michele come creative director nel 2015. A sceglierlo fu Marco Bizzarri, nominato da Kering amministratore delegato di Gucci nel dicembre 2014. La visione estetica rivoluzionaria di Michele, caratterizzata da un mix eclettico di riferimenti storici, gender fluidity e massima espressione creativa, si sposò alla perfezione con l’idea di rilancio di Bizzarri. Collezioni cross-gendered, una policy fur free
– che bandì le pellicce vere – e una strategia digitale volta alla crescita della fan base sui social furono gli elementi cardine della nuova strategia.
Era il settembre 2022 quando sulla passerella della Milano Fashion Week sfilarono coppie di gemelli identici provenienti da tutto il mondo. La “Twinsburg” fu un tributo alla dualità e alla connessione umana, simbolo di un’epoca d’oro per la maison. Sotto la guida di Alessandro Michele, Gucci era il brand più discusso e desiderato, capace di reinventare il concetto di lusso con un’estetica audace e fuori dagli schemi. In quegli anni, Gucci non era solo un marchio, ma un fenomeno culturale che dominava le conversazioni e ridefiniva il concetto stesso di eleganza.
Dopo la forte flessione del 2020 per la pandemia Covid, l’approccio dirompente ha dato i suoi risultati anche nei numeri, con una crescita vertiginosa: il fatturato ha superato i 10 miliardi di euro nel 2022, rendendo Gucci il marchio di punta del gruppo Kering.
La crisi
Tuttavia, il modello vincente della maison ha iniziato a mostrare segni di affaticamento. Un rallentamento in bilancio che riflette un cambiamento nelle preferenze dei consumatori e un calo della domanda generale nei principali mercati del lusso (nel 2023, il gruppo Kering ha registrato ricavi per 19,56 miliardi di euro, il 4% in meno rispetto al 2022).
Le difficoltà della casa di moda sono diventate evidenti nei dati finanziari del 2023, con un calo del 6% dei ricavi rispetto all’anno precedente, scesi a 9,87 miliardi di euro. Contrazioni che hanno portato alla cassa integrazione diverse aziende terziste di proprietà Gucci.
Mentre il marchio viveva una fase di transizione delicata, a novembre 2022 Alessandro Michele ha lasciato Gucci, segnando la fine di un’epoca. Pochi mesi dopo, anche Marco Bizzarri si è dimesso dal suo ruolo di CEO.
Sabato De Sarno nuovo direttore creativo
La direzione creativa da gennaio 2023 è stata affidata a Sabato De Sarno, ex Valentino. Dopo 13 anni nella maison diretta da Pierpaolo Piccioli, il saluto dei colleghi per il suo ultimo giorno in atelier ha fatto il giro dei social. Con la sua nomina, l’obiettivo di Kering è di riportare Gucci verso un’estetica più essenziale e raffinata.
A settembre 2023, De Sarno ha debuttato alla Milano Fashion Week con la prima sfilata al timone della maison. Le parole d’ordine: minimalismo, heritage e dettagli preziosi. Un deciso cambio stilistico rispetto al suo predecessore. «Voglio che la gente si innamori ancora di Gucci» sono le parole dello stilista a Vogue. Pochi giorni prima, la città era tappezzata dallo slogan “Ancora”, titolo del celebre brano di Mina che ha accompagnato la chiusura dello show.
La nomina di Stefano Cantino come CEO
Altra tappa del rilancio della maison fiorentina è stata la nomina di Stefano Cantino a nuovo CEO di Gucci. Dopo vent’anni nel settore commerciale del Gruppo Prada e cinque in Louis Vuitton, è succeduto a Jean-François Palus a gennaio 2025, dopo avergli fatto da vice per sette mesi.
Uno degli elementi chiave per Cantino è il rinnovamento dell’esperienza retail. Da qui il lancio di “Endless Narratives”, un innovativo concetto di vetrine che fonde arte, storia e lusso per rafforzare l’immagine del marchio e creare un dialogo più sofisticato con il cliente.
Tra pochi giorni, l’11 febbraio, verrà pubblicato il bilancio Kering 2024. La creatività di Sarno e la vasta esperienza nel settore del lusso di Cantino riporteranno la maison fiorentina ai suoi “tempi d’oro”?
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