la resa di Friedrich Merz all’estrema destra e la risposta delle piazze

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Berlino torna a essere il teatro di una battaglia politica che in Germania non si vedeva da decenni: 200.000 persone in piazza per ribadire che non c’è spazio per accordi con l’estrema destra. Il bersaglio? Friedrich Merz, candidato cancelliere della CDU, accusato di aver varcato la linea rossa che Angela Merkel aveva tracciato con fermezza per impedire ogni contaminazione con l’AfD, il partito populista e ultranazionalista che cresce nei sondaggi e si radica soprattutto nell’Est del Paese.

Germania: la resa di Friedrich Merz all’estrema destra e la risposta delle piazze

Una folla che riempie le strade di Berlino come nelle grandi manifestazioni degli anni Ottanta, quando la Germania era ancora divisa. Ma questa volta il Muro che i tedeschi cercano di erigere è simbolico: un cordone sanitario contro chi flirta con i fantasmi del passato. “Non c’è posto per il fascismo nella nostra democrazia“, gridano i manifestanti sotto la Porta di Brandeburgo, mentre striscioni e cartelli accusano Merz di voler sdoganare una destra che flirta con il neonazismo.

Il gioco pericoloso della CDU

La Germania si scopre fragile davanti a una tentazione che sembrava sepolta: normalizzare l’AfD per ampliare il consenso elettorale. Da mesi Friedrich Merz manda segnali ambigui. Prima dice che non ci sarà mai un’alleanza con l’estrema destra, poi accetta i voti dell’AfD in parlamento per far passare un pacchetto di misure anti-migranti. Una mossa che rompe il tabù, svelando una strategia chiara: inseguire la destra sul suo terreno per arginare l’erosione dei consensi.

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Un errore che in politica si paga caro. La storia europea degli ultimi anni è piena di leader che hanno cercato di contenere i populisti rincorrendoli sui temi dell’immigrazione e della sicurezza. Ma ogni volta l’effetto è stato opposto: più i partiti tradizionali cercano di imitarli, più gli elettori preferiscono l’originale.

Lo dimostrano i sondaggi: la CDU è ferma al 30%, mentre l’AfD guadagna un punto, salendo al 22%. Il partito di Olaf Scholz, l’SPD, risale al 17%, cercando di capitalizzare il disorientamento di un elettorato moderato che non vuole confondersi con l’estrema destra.

La reazione della Germania democratica

Il vento della protesta non soffia solo da sinistra. Anche dentro la CDU si moltiplicano le voci critiche. Hendrik Wüst, governatore del Nordreno-Vestfalia e possibile sfidante interno di Merz, ha già fatto capire che non seguirà questa deriva. L’ala più moderata del partito teme un ritorno alla vecchia destra reazionaria, quella che Helmut Kohl aveva cercato di confinare ai margini.

Angela Merkel, pur lontana dalla politica attiva, fa sentire il suo peso. Senza nominarlo, ha lanciato un monito chiaro: “In tempi difficili servono principi solidi, non compromessi pericolosi”. Traduzione: Merz sta giocando con il fuoco.

Ma la risposta più forte è venuta dalla società civile. La protesta di Berlino è stata la più imponente, ma manifestazioni simili si sono svolte in altre città, da Amburgo a Colonia. Il messaggio è chiaro: l’elettorato tedesco non vuole tornare indietro. Lo dimostrano le parole di Heinrich Bedford-Strohm, ex capo della Chiesa evangelica: “La democrazia non è solo un processo elettorale, è una visione. E al centro di questa visione c’è la dignità umana”.

Anche la comunità ebraica ha fatto sentire la sua voce. Michel Friedman, noto opinionista, ha ammonito: “Non basta dire che si è contro l’AfD. Bisogna dimostrarlo con i fatti. La Germania è stata costruita su un principio fondamentale: la dignità dell’uomo è intoccabile”.



Un bivio per la Germania e per l’Europa


La Germania si trova davanti a un passaggio cruciale. Il rischio non è solo che la CDU si avvicini all’AfD, ma che questo modello si diffonda in tutta Europa. In Francia, Marine Le Pen già assiste con interesse a questa evoluzione. In Italia, la destra sovranista governa da tempo e punta a rafforzare le sue posizioni alle elezioni europee.

La posta in gioco va oltre la Germania. La crescita dell’AfD e la strategia di Merz potrebbero ridefinire l’equilibrio politico del continente. L’Europa si è sempre affidata alla stabilità tedesca per contenere le spinte populiste. Se questo argine dovesse cedere, le conseguenze sarebbero imprevedibili.

A Berlino la piazza ha lanciato un segnale forte. Ma basterà a fermare una destra che continua a guadagnare terreno? La risposta arriverà alle urne. Ma intanto, la Germania democratica ha fatto sentire la sua voce. E non sarà facile ignorarla.

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