Siria: “La vittoria contro il regime è solo il primo passo”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


di Emanuele Bussa

Dopo quasi 13 anni di guerra, l’otto dicembre 2024, il regime autoritario di Bashar Al Assad è caduto. I gruppi armati siriani, guidati dalle forze di Hay’at Tahrir-al Sham hanno occupato Damasco ponendo fine a un conflitto che ha causato più di 600.000 morti, 6,5 milioni di sfollati interni e 5,5 milioni di rifugiati. Il giorno della vittoria delle forze ribelli e della fuga di Al Assad verso la Russia rimarrà scolpito nella memoria di Mansour Al Omari, giornalista e attivista siriano. “Ancora non riesco a credere che il regime che ha governato la Siria per quasi 53 anni sia finalmente caduto. La notte tra il sette e l’otto dicembre non sono riuscito a dormire. É come se un enorme peso fosse stato sollevato dal mio cuore”.

Fin dal 2011, Al Omari ha denunciato e documentato le violazioni dei diritti umani in Siria. A causa del suo lavoro è stato arrestato e imprigionato per più di un anno nelle carceri del regime, dove è stato anche sottoposto a crudeli torture. Dopo la sua liberazione, nel 2013, Al Omari ha lasciato la Siria per continuare il suo lavoro dall’estero collaborando con numerose Ong e organizzazioni internazionali. Monitora costantemente la situazione in Siria, comunicando ai suoi colleghi sul campo la posizione di centri di detenzione non ufficiali, raccogliendo dati e informazioni utili a documentare la situazione nel paese, tentando di rintracciare le persone scomparse o imprigionate di cui non si sa più nulla. “La vittoria contro il regime è solamente il primo passo di un lungo e difficile percorso verso una Siria libera dall’autoritarismo. Non è finita. Il paese dovrà affrontare numerose sfide interne ed esterne che possono frenare questo processo, ma io continuerò a svolgere il mio lavoro in ogni caso, al fianco dei miei concittadini”.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Per Al Omari, controllare l’operato del nuovo esecutivo, il Syrian Salvation government, è di fondamentale importanza, per evitare che la Siria venga sconvolta da una nuova ondata di violenza. In passato, il nuovo governo ha sostenuto ideologie jihadiste, ma ora sembra orientato verso una svolta più moderata e nazionalista per costruire una nuova Siria basata su principi democratici e propri dello stato di diritto. “Il nuovo governo di transizione dice di voler raggiungere gli stessi obiettivi fissati all’inizio della rivoluzione siriana, nel 2011. Il primo passo dovrebbe riguardare la liberazione di tutti i prigionieri politici e porre fine a ogni forma di detenzione arbitraria. Questo proverebbe al popolo siriano che il nuovo governo è intenzionato a cambiare davvero il paese e proteggere la dignità dei cittadini e delle loro famiglie”.

Al Omari teme infatti che il seme del conflitto possa nuovamente germogliare in un paese ancora instabile e le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Al Assad possano ripetersi anche sotto il nuovo esecutivo. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha infatti recentemente denunciato che miliziani affiliati al nuovo governo avrebbero compiuto arresti ed esecuzioni sommarie ai danni di ex ufficiali o soldati che avevano militato nell’esercito di Al Assad. Secondo Al Omari, il Syrian Salvation government dovrebbe immediatamente ratificare convenzioni e trattati internazionali come la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata e lo Statuto di Roma della corte penale internazionale. “Il nuovo governo deve dimostrare con i fatti di essere diverso dal regime che ha abbattuto. Deve rassicurare i vari segmenti della società siriana, per evitare che il paese rimanga diviso”.

Al Omari sa cosa significa essere privati di tutti i diritti, rinchiusi in una cella, torturati. Proprio per questo motivo, si batte affinché il Syrian Salvation government, con l’aiuto della comunità internazionale, si impegni a tutelare il popolo siriano, specialmente in un momento così delicato. Le strisce di tessuto, su cui lui e i suoi compagni avevano scritto con sangue e ruggine i nomi delle persone imprigionate con loro, gli ricordano ogni giorno la sua missione e lo spingono a lottare per cambiare il proprio paese. “Il popolo siriano non può rischiare di essere privato nuovamente della protezione garantita dal diritto internazionale. Abbiamo sofferto e sacrificato troppo per rimpiazzare impunità e autoritarismo con una nuova forma di impunità e autoritarismo. Abbiamo il dovere di difendere i nostri diritti e ricostruire una nuova Siria”.

Il primo articolo sulla storia di Mansour Al Omari





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Source link