Ancona, 4 febbraio 2025 – Governatore Francesco Acquaroli, partiamo dalla fine. Venerdì, la giunta regionale ha nominato direttrice dell’Atim Marina Santucci, già dirigente del settore ‘Audit e controlli’. Visto tutto quello che è accaduto, condivide il fatto che l’Atim sia stata una scelta fallimentare? E quali sono gli indirizzi operativi per la nuova governance?
“Le polemiche che hanno riguardato Atim sono sostanzialmente strumentalizzazioni di natura politica. Non ho mai negato che Atim ha avuto alcune difficoltà organizzative della struttura, nata solo nel 2023. D’altra parte, non si possono negare i risultati di Atim, che nello stesso 2023 ha migliorato il risultato di record assoluto di turisti nelle Marche registrato l’anno prima, con una crescita stabile e costante avuta anche per il 2024. Atim continuerà a lavorare per il posizionamento del brand Marche, il rafforzamento dell’internazionalizzazione insieme a imprese e stakeholder del territorio, per potenziare la promozione turistica. L’Atim è nata per colmare un gap, quasi tutte le regioni si avvalgono di questo strumento, l’agenzia per la promozione, che ha una maggiore velocità operativa rispetto a quella del dipartimento”.
Domenica debutterà a Milano la Bit e la Regione darà i dati turistici del 2024. Con quali dati si presenteranno le Marche?
“Ci presentiamo alla Bit con un dato in costante crescita, già nel 2022 avevamo superato i dati pre-pandemia del 2019, che per le Marche era anche l’anno target. Abbiamo confermato una crescita strutturale di oltre un milione di presenze, circa il 10% in più, con l’aumento significativo dei turisti stranieri, che sono migliorati del 12% già l’anno scorso e continuano a crescere, attratti anche dagli investimenti immobiliari, specie nei nostri borghi”.
Crisi Beko. All’incontro al Mimit, la multinazionale ha aperto alla possibilità di rivedere il piano industriale per l’Italia, congelando (per ora) la chiusura del sito di Comunanza e del centro di ricerca di Fabriano. Al netto della trattativa condotta dal governo, quali strumenti può mettere in campo la Regione?
“Innanzitutto, voglio ringraziare il governo e il ministro Urso per l’impegno con il quale stanno affrontando una vertenza così complessa, valutando di esercitare la golden power per tutelare un settore strategico per le Marche e l’Italia. Grazie a questo, oggi abbiamo maggiori possibilità per difendere la nostra manifattura e le nostre eccellenze. Fin da subito siamo stati presenti al fianco dei lavoratori di Fabriano e Comunanza. Siamo consapevoli che il futuro di un settore così importante per la nostra economia dipende dall’esito di questa vertenza. La Regione farà la sua parte con tutti gli strumenti normativi possibili”.
Piccole e medie imprese. Confartigianato chiede di rifinanziare il bando sull’artigianato e una decontribuzione sul costo del personale, come avviene nel Meridione. Che cosa risponde?
“Stiamo lavorando per lo scorrimento della graduatoria del bando artigianato in base alle risorse che potremo destinare. L’altissima capacità manifatturiera è il cuore pulsante della nostra regione e del made in Italy, da difendere in un momento complesso. Siamo consapevoli della necessità di guardare a strumenti eccezionali, come il rifinanziamento dell’area di crisi complessa e la decontribuzione, su cui la maggioranza si è espressa favorevolmente in Parlamento su un ordine del giorno presentato da Forza Italia. È in corso un’interlocuzione con il governo, ma l’ultima parola sta all’Europa, per evitare che ciò possa configurarsi come aiuto di Stato”.
Il governatore delle Marche Acquaroli con il testimonial Gimbo Tamberi
Il comparto della moda sta soffrendo. Col Dl 160 sono state introdotte alcune misure tampone, vedi l’ampliamento della cassa integrazione in deroga. Che cosa chiedete al governo?
“Il reparto moda è un altro asset strategico della regione. Stiamo lavorando su area di crisi complessa e decontribuzione. Sarebbe fondamentale riuscire a ottenere uno strumento strutturale che aiuti il settore. Stiamo anche lavorando con attenzione sull’accesso al credito per le imprese e sull’internazionalizzazione anche per la ricerca di nuovi mercati, due fattori strategici fondamentali”.
Il nuovo piano dei rifiuti approvato dalla giunta prevede uno snellimento degli enti di gestione e molta nuova impiantistica, compreso un termovalorizzatore, che dovrà entrare in funzione nel 2030. Come pensa di convincere o mettere d’accordo i sindaci? E quando e come avverrà la scelta del sito?
“Dobbiamo cambiare l’approccio della gestione dei rifiuti e il piano regionale risponde a questa necessità, adottando una linea strategica, azioni concrete e tutti gli strumenti che ci consentono di rispettare le norme. Entro il 2035, infatti, solo il 10% dei rifiuti potrà essere conferito in discarica. Siamo perciò obbligati a prevedere strumenti e tecnologie, come anche il termovalorizzatore, funzionali al raggiungimento di quella soglia, da cui ora siamo lontani, nonostante un buon tasso di differenziata. Il piano rifiuti, che ora è in fase di osservazioni e in primavera arriverà in Consiglio regionale, non localizza nessun impianto, perché siamo ancora in una fase molto preliminare, nella quale siamo chiamati a definire le azioni per raggiungere gli obiettivi di legge. Siamo consapevoli che non è facile individuare un’area in una regione bellissima, ma c’è anche da dire che le Marche sono l’unica regione con la Sicilia che non ha individuato un termovalorizzatore, fatta eccezione per la Liguria, che ha un accordo col Piemonte. Tutte le altre regioni, anche quelle vicine, hanno avviato questo tipo di gestione dei rifiuti, dunque siamo già in netto ritardo. Oltretutto non possiamo continuare ad abbancare rifiuti nelle discariche, con impatti evidenti sul territorio, e il termovalorizzatore è una risorsa pure dal punto di vista energetico”.
Alta velocità. Scartata l’ipotesi dei bypass, avete chiesto a ministero e Rfi un progetto complessivo per una linea in arretramento in tutte le Marche. Quando ci sarà un piano di massima? Serve un commissario?
“Il commissario per l’alta velocità sarebbe la soluzione ideale, credo sia una delle ipotesi in campo. L’ipotesi del bypass fatta dal governo Draghi, così come proposta, avrebbe compromesso lo sviluppo dell’intera regione. Inizialmente avevamo chiesto di poter arretrare la ferrovia almeno fino a Marotta, ma la richiesta non è stata accolta. L’alta velocità è indispensabile per lo sviluppo di tutto il territorio e questo è il nostro obiettivo. Il governo Meloni col ministro Salvini intende sviluppare tutta la dorsale adriatica e ha dato un’indicazione chiara anche relativamente ad alta velocità e alta capacità. Una visione che guarda al futuro, per far uscire le Marche dal medioevo infrastrutturale al quale eravamo stati condannati”.
Sanità. È evidente che ci siano ancora molti problemi sul fronte di liste d’attesa e mobilità passiva. Teme che la sanità possa rivelarsi un boomerang a cinque anni dalla sua vittoria?
“Quando siamo arrivati, abbiamo dovuto fronteggiare le criticità riconducibili in gran parte alla mancata programmazione dei governi, che hanno definanziato la sanità senza programmare il turn over dei medici. La pandemia aveva messo a nudo le enormi criticità già in essere. Come Marche, ci siamo trovati con un territorio in forte sofferenza, che stiamo potenziando con l’apertura di 50 punti salute, con le farmacie dei servizi che siamo stati la prima regione ad avviare e con le aggregazioni funzionali territoriali dei medici di base. Aggiungo che siamo riusciti a mantenerci nel novero delle cinque regioni benchmark per la spesa sanitaria, senza alzare le tasse ai cittadini, confermandoci tra le prime regioni per i livelli essenziali di assistenza. Ricordo che abbiamo il migliore ospedale pubblico d’Italia, Torrette, un riconoscimento per il nostro sistema sanitario, che anche il governo ha voluto sottolineare, scegliendo le Marche per il G7 Salute. Sia a livello regionale, stoppando il disegno degli ospedali unici, che a livello nazionale, con l’aumento storico del Fondo sanitario, l’abolizione del numero chiuso, gli strumenti normativi volti ad abbattere le liste d’attesa e ad affrontare il problema dell’inappropriatezza delle prestazioni, c’è una forte discontinuità rispetto al passato”.
C’è un problema con la scarsità dei medici di base. Il saldo tra pensionamenti e nuovi ingressi è pesantemente negativo.
“La carenza dei medici non nasce oggi. Per formare un medico occorrono almeno dieci anni. Chi doveva pensarci? Dieci anni fa nessuno si era accorto che sarebbero andati in pensione centinaia, migliaia di medici? Nessuno si è preoccupato di sostituirli. Oggi il problema si riversa sulla medicina generale, sulla continuità assistenziale, sull’emergenza urgenza, non si riesce a reperire personale medico e tutta Italia è in forte difficoltà. Noi stiamo lavorando per riportare i servizi sanitari sui territori in modo equilibrato e capillare, affinché si ricostruisca una rete sanitaria di prossimità e gli ospedali tornino a essere dedicati agli acuti”.
Con quattro Università pubbliche nelle Marche, c’era davvero bisogno di un ateneo privato?
“Non è la Regione che autorizza i corsi per le università private. A noi è stato chiesto un parere tecnico, espresso dopo una ricognizione effettuata dal Dipartimento in tutti gli enti sanitari. Se siamo consapevoli che c’è una forte carenza di medici, come potevamo tecnicamente dire di no a una richiesta del genere? Nel trasmettere il parere, abbiamo auspicato una collaborazione con gli atenei pubblici, che riteniamo assolutamente centrali nella formazione per il territorio. E comunque, non è un caso che tante Regioni comincino ad avvalersi di medici da altri Paesi, addirittura Sudamerica o Est Europa. Tra le due ipotesi, credo sia meglio ampliare la possibilità di formazione dei medici sul territorio, con tutti gli strumenti che si possono mettere in campo, anche per intercettare i benefici economici che ne deriveranno”.
Sabato il Pd lancerà la mobilitazione per le regionali. Teme che l’europarlamentare Matteo Ricci possa essere il peggior avversario possibile per lei?
“Secondo lei, dovrei temere uno dei protagonisti della sinistra marchigiana che ci ha consegnato una regione retrocessa tra quelle in transizione? E che ha causato l’isolamento infrastrutturale che ancora oggi paghiamo? Quelli che hanno consentito che le Marche fossero escluse da ogni contesto nazionale, colonizzate e commissariate dal Pd nazionale? I marchigiani, gente concreta e lavoratrice, sanno riconoscere i tantissimi risultati che siamo riusciti a portare a casa, in anni certamente non facili, tra guerre, inflazione e pandemia. C’è ancora tanto da fare e vogliamo continuare a lavorare per le Marche. Sono sicuro che i cittadini valuteranno gli obiettivi raggiunti, a fronte dei tanti annunci della sinistra andati a vuoto ai quali erano stati abituati”.
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