“Consapevole” di avere torto fa causa: creditrice condannata per “lite temeraria”

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Tribunale civile

Una volta non ottenuto il pagamento di quanto dovuto, ha dovuto “pignorare” un piccolo terreno

Di Laura Distefano |

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Instaurare una causa civile pur sapendo di avere torto al fine di dilatare i tempi? Si incorre nel rischio di una condanna per lite temeraria. La normativa, infatti, prevede che chi abbia agito in giudizio «con mala fede o colpa grave» deve pagare alla controparte una somma che stabilisce il Tribunale. Inoltre la recente Riforma Cartabia ha stabilito, in caso di condanna, un ulteriore versamento alla cassa delle ammende di un importo che va da 500 a 5.000 euro.Ed è quello che è accaduto a una signora catanese che ha “disturbato” il sistema giustizia per ben quattro volte, pur consapevole di non aver onorato un debito.La creditrice, una volta non ottenuto il pagamento di quanto dovuto, ha dovuto “pignorare” un piccolo terreno. Ma dopo il pignoramento la debitrice ha deciso di fare causa lamentando dei vizi di forma. La creditrice quindi ha dovuto trovarsi anche degli avvocati per potersi difendersi. Gli avvocati Dario Seminara e Giuseppe Maresca hanno sollevato delle eccezioni che sono state accolte dal Tribunale che ha valutato la correttezza del procedimento e disposto la vendita all’asta del terreno. Non ancora contenta la signora ha proposto una seconda opposizione su vizi di merito. Il Tribunale si è nuovamente pronunciato contro la debitrice e ha ritenuto condivisibili le argomentazioni dei legali dello Studio Seminara. Anche stavolta la donna non si fermata: ha presentato una terza opposizione e poi una quarta con un contenuto pressoché sovrapponibile cercando di ottenere una sospensione cautelare.Il Tribunale civile, la sesta sezione “uffici esecuzioni immobiliari”, ha emesso un’ordinanza, qualche giorno fa, con cui non solo ha rigettato l’istanza di sospensione del procedimento, ma ha condannato la donna per lite temeraria. Il giudice ha evidenziato che «l’opponente reitera gli stessi argomenti già spesi in altre opposizioni e reclami in questa sede inammissibili». Per il Tribunale la causa è andata avanti per anni «in assenza di qualsiasi prova di un danno effettivo, sulla sola scorta della temerarietà della lite, sub specie di inescusabile negligenza oggettiva dell’opponente nella proposizione di una domanda palesemente destituita di fondamento». E ancora: «La condotta processuale della signora va senz’altro sanzionata trattandosi di una opposizione che, nel suo contenuto, si palesa temeraria avendo ad oggetto un motivo non solo tardivo ma anche ritenuto infondato e rigettato in precedenti sedi. Ciò comprova il dolo nell’aver proposto l’opposizione nella consapevolezza che la domanda era destinata ad inevitabile rigetto».Alla fine la signora, quindi, rischia di perdere ben di più che un piccolo terreno pignorato. Tra spese legali, risarcimente e ammende dovrà sborsare oltre 26.000 euro. E un’altra parte del suo patrimonio potrebbe finire all’asta. Vedremo se ha imparato la lezione.

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