Il grande potenziale inespresso dei sistemi agrivoltaici in Italia

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agrivoltaico
Immagine da Wikimedia Commons

C’è un enorme potenziale ancora inespresso in Italia per quanto riguarda i sistemi agrivoltaici di produzione energetica: basterebbe, infatti, destinare tra lo 0,7% e il 3% delle superfici disponibili per raggiungere gli obiettivi del Pniec…

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Attraverso i sistemi agrivoltaici è possibile integrare, sullo stesso terreno, la produzione di energia solare con l’attività agricola: si tratta quindi di installare pannelli fotovoltaici in modo da non ostacolare le coltivazioni o l’allevamento, creando una sinergia tra produzione agricola ed energetica.

L’interesse è alto, tanto che a settembre 2024, il bando del Pnrr che dovrà finanziare la realizzazione di impianti agrivoltaici si è chiuso con oltre 920 milioni di euro richiesti, 643 progetti presentati e una potenza complessiva di oltre 1,7 GW.

L’agrivoltaico rappresenta quindi una significativa opportunità per l’Italia nella transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Secondo un’analisi condotta da Althesys, il Paese potrebbe raggiungere una capacità installata di circa 22 gigawatt (GW) entro il 2030, corrispondente al 58% degli impianti fotovoltaici a terra previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec).

Quali sono le sfide dell’agrivoltaico?

Come purtroppo spesso accade, il primo ostacolo allo sviluppo dei sistemi agrivoltaici nel nostro Paese è legato alla regolamentazione e alla burocrazia che rallentano lo sviluppo del settore.

Nonostante il grande potenziale, molti progetti incontrano ostacoli a causa di:

  • normative poco chiare e frammentate; in particolare, la mancanza di una definizione univoca di impianto agrivoltaico e l’assenza di criteri standardizzati a livello nazionale creano incertezze per gli investitori. Le linee guida ministeriali esistono, ma molte Regioni applicano restrizioni diverse
  • vincoli sull’uso del suolo agricolo; la normativa attuale limita fortemente l’installazione di impianti su terreni agricoli, specialmente nelle aree considerate di pregio. Questo porta a iter autorizzativi lunghi e incerti
  • difficoltà di integrazione tra agricoltura ed energia; per essere considerato agrivoltaico avanzato, un impianto deve dimostrare di non compromettere la produttività agricola. Tuttavia, non sempre è chiaro quali pratiche agricole siano compatibili e come misurare i benefici per il suolo e le colture
  • accesso ai finanziamenti e incentivi; sebbene il Pnrr e il Pniec prevedano risorse per lo sviluppo dell’agrivoltaico, i bandi pubblici spesso presentano requisiti stringenti e tempistiche poco allineate alle necessità delle aziende agricole
  • accettabilità sociale e opposizione locale; alcune comunità e associazioni agricole vedono l’agrivoltaico come una possibile minaccia per l’uso tradizionale dei terreni e il paesaggio rurale, temendo speculazioni più che un reale beneficio per l’agricoltura

Il potenziale è elevato e i benefici – oltre che per l’ambiente – per i territori e il settore agricolo sono evidenti. Come spiega uno studio del Crea e dell’Università degli Studi della TusciaAgrivoltaics Systems Potentials in Italy: State of the Art and Swot-Ahp Analysis – sarebbe sufficiente destinare tra lo 0,7% e il 3% delle superfici disponibili per raggiungere gli obiettivi del Pniec, pari a 72 GW.

Inoltre, dallo sviluppo dei sistemi agrivoltaici – continua lo studio – si otterrebbe una maggiore efficienza nell’uso del territorio e più innovazione tecnologica, che produrrebbero opportunità di crescita economica e di sviluppo della produzione energetica pulita locale.

Per Andrea Colantoni, direttore di Cirder dell’Università degli Studi della Tuscia, “la collaborazione tra il mondo universitario e l’industria delle energie rinnovabili può giocare un ruolo chiave nell’accelerare lo sviluppo della tecnologia agrivoltaica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal.

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In particolare, l’innovazione tecnologica è essenziale per aumentare l’efficienza dei sistemi agrivoltaici e ottimizzare la produzione energetica, in linea con i target europei in materia di fonti rinnovabili.

Parallelamente, la valorizzazione della componente agricola è fondamentale per garantire un equilibrio tra produzione di energia e sostenibilità agricola. In questa direzione, l’Università della Tuscia ha sviluppato un avanzato sistema di monitoraggio in grado di analizzare in tempo reale lo stato di salute delle colture situate sotto i pannelli fotovoltaici e negli spazi interfilari.

Questo strumento permette di individuare precocemente eventuali situazioni di stress o patologie, consentendo interventi tempestivi e applicando concretamente i principi dell’agricoltura digitale di precisione“.

Inoltre, spiega Alessandro Migliorini, director e country manager di European Energy Italia, “le rinnovabili siano non solo utili per decarbonizzare la produzione di energia ma anche per dare vita a una piattaforma di sviluppo economico per filiere come quella industriale, logistica e della produzione agricola.

A maggior ragione in un Paese come l’Italia che, investendo su questa tecnologia, può non solo sostenere le aziende agricole nel percorso di sempre maggiore qualità e varietà delle coltivazioni ma, al tempo stesso, trovare risorse aggiuntive per curare in modo opportuno il territorio, mitigando grazie alle caratteristiche proprie dell’agrivoltaico, gli effetti del cambiamento climatico e della siccità“.





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